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No alla deriva

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12 novembre 2021

I mesi più difficili per il Centro Destra

Mentre la Polonia (e i paesi baltici) si candidano al ruolo di baluardo dell'Occidente contro i nuovi barbari che premono alla frontiera, sperando che le legioni polacche e baltiche riescano in quello che non riuscì alle legioni romane nel quinto secolo, anche in Italia stiamo facendo i conti con la barbarie di ritorno che cavalca il virus cinese e soprattutto il lasciapassare governativo.

Ma se quella scusa è il collante formale di un governo, ancora una volta, eterodiretto, molteplici sono i problemi che noi Italiani dobbiamo affrontare.

Da quello energetico, dove signorotti al caldo dei loro privilegi a cominciare da una nutrita scorta armata, strologano su improbabili transizioni ecologiche e, credendosi Dei, pensano di fermare l'andamento oscillante delle temperature, a quello morale, civile, economica e sociale.

Per il Centro Destra sono i mesi più difficili, quelli che ci separano dal voto del 2023 e nei quali il rischio è di disperdere un patrimonio di fiducia e consensi che potrebbe mettere all'angolo i cattocomunisti.

Se la scelta di Salvini di governare assieme ai grillini diede i suoi frutti, perchè consentì alla Lega di dimostrare che, con le persone e la maggioranza giusta, era possibile incidere bloccando l'arrivo dei clandestini e cominciando ad attuare riforme (flat tax, quota cento) che interessassero il Popolo e non le consorterie finanziarie e affaristiche, quella di entrare in un governo presieduto dal primo cavaliere di tali consorterie e, per di più, a fianco di ministri cattocomunisti, si sta rivelando un bagno di sangue elettorale.

E se è vero che complessivamente i conti tornano ancora perchè tutto quello che ha perso la Lega l'ha guadagnato Fratelli d'Italia, è altresì vero che a remare contro è una macchina della propaganda che, occupando tutti i quotidiani tranne La Verità e tutte le trasmissioni e i radiotelegiornali tranne Fuori dal Coro e, parzialmente, Quarta Repubblica, racconta una storia finalizzata unicamente alla beatificazione di Draghi e delle sue politiche.

In questo quadro si innesta una incognita che è l'elezione del nuovo presidente della repubblica, in cui il Centro Destra ha un corposo pacchetto di voti da spendere sul nome di Berlusconi che, se eletto (ma non lo sarà), rappresenterebbe un grande beneficio di immagine, ma probabilmente risulterebbe ancor più allineato e coperto al regime, nel tentativo, tutto personale ancorchè legittimo, di essere ricordato come Padre della Patria.

E lo stesso travaso di voti dalla Lega a Fratelli d'Italia crea sicuramente una tensione di cui si farebbe volentieri a meno, soprattutto considerando ormai persa Forza Italia che sembra costituire il nucleo dei pretoriani di Draghi, usi ad obbedir, servendo.

Anche sul piano economico non sono quelle rose e viole che la stampa di regime vuole farci credere.

L'inflazione rialza pesantemente la testa, bruciando tutti i risparmi su strumenti a medio lungo termine e con tasso fisso dai quali rischiamo di vederci restituito a scadenza un capitale fortemente svalutato (infatti la quarta emissione dei btp futura non è stata chiusa anticipatamente), mentre i costi dell'energia divengono insopportabili e il fenomeno di Palazzo Chigi non ha saputo fare altro che mitigare in modo del tutto marginale e temporaneo l'aumento dei prezzi.

L'Italia copia spesso la Francia, mai però nel bene, solo nel male, perchè nessuno (tranne CasaPound) sostiene il ritorno a nucleare e mentre da noi Draghi e compagni infilano la testa sotto la sabbia, in Francia Macron ha disposto l'avvio della costruzione di sei nuove centrali nucleari di nuova generazione.

L'immagine che riproduco, l'ho trovata in un tweet e sintetizza in modo ironico ma appropriato, la politica di Draghi.

Siamo sicuri che l'Italia abbia il tempo per aspettare le elezioni del 2023 ?

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