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No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva

30 novembre 2021

Che brutta bestia l'invidia !

Per sbaglio questa mattina non ho spento la radio dopo il giornale radio regionale e ho sentito le prime battute di Radio anch'io, il megafono di propaganda governativa, agitato da Giorgio Zanchini.

La prima parte era dedicata alla ipotizzata riforma fiscale di Draghi, un'azione molto, ma molto, timida di riduzione delle tasse attraverso una piccola diminuzione delle aliquote nella percentuale e nel numero.

I sindacati, silenti quando Draghi ha estromesso dal lavoro milioni di Italiani, senza alcun rimborso per i tamponi che devono eseguire per poter lavorare, sono insorti.

Non parlo di Landini che mi sembra ragioni e parli come il compagno di bevute all'osteria, ma di uno che si presenta ed ha un eloquio apparentemente dignitoso: Bombardieri, il segretario della uil.

Costui ha tuonato contro la riduzione che, a suo dire, favorirebbe i "ricchi" ed ha snocciolato dati in base ai quali il 40% dei pensionati percepisce meno di 15mila euro annui, il 25% meno di 26mila, volendo con ciò dimostrare che la riduzione delle aliquote privilegia solo i "ricchi" (cioè quelli che nella narrazione marxista sarebbero "ricchi", tutti quelli che hanno "di più", a prescindere dai meriti per cui si ha quel "di più").

Gli stessi che, peraltro, pagano con le loro tasse il reddito di cittadinanza, il mantenimento dei clandestini accolti da Draghi e dalla Lamorgese, e che rischiano di vedere incrementata l'imu sulla seconda casa.

Chi ha un reddito più alto, inoltre, sempre secondo l'attuale legge, paga il ticket sanitario più alto nonostante avesse già contribuito in misura superiore agli altri allo sperpero sanitario.

Eppure il signor Bombardieri vorrebbe di più.

A parte il fatto che non capisco cosa voglia, dal momento che una buona parte di quelli da lui citati appartengono alla "no tax area", quindi comunque non pagano le tasse e non si può ridurre qualcosa se qualcuno non paga, la scelta dei sindacati rappresenta solo una ottocentesca visione fondata sull'odio e l'invidia di classe.

Non siamo tutti uguali e quello che siamo è dovuto ad un lungo percorso di vita, di studi, di lavoro, di meriti, di scelte, di errori e, certamente, anche di fortuna.

Nel corso degli anni, però, gli errori e la fortuna tendono a compensarsi, mentre restano i meriti, la capacità di lavoro e quanto si è acquisito dagli studi fatti.

Che sette miliardi per la riduzione delle tasse siano una miseria, soprattutto a fronte di un poderoso e incontrollabile aumento delle bollette energetiche (di cui dobbiamo ringraziare i verdi e tutti coloro che votarono contro l'energia nucleare !) e delle revisione degli estimi catastali che porteranno ad un aumento dell'imu, è un dato certo.

Una vera scossa potrebbe arrivare solo da una politica che applichi una tassa unica al 10%, tanto quelli che percepiscono un reddito alto pagherebbero comunque di più.

E' infatti matematico che il 10% di un milione sia centomila (euro) mentre il 10% di ventimila, siano solo duemila euro.

Affiancando a ciò tagli veri e sostanziali delle spese, a cominciare dalle operazioni in mare di trasporto e quindi di alloggio, vitto, cura, istruzione per i clandestini (se volesse far seguire i fatti alle parole, potrebbe pagare Bergoglio, portandoseli tutti in Argentina, però!) e per continuare con tutte le detrazioni, agevolazioni, bonus, per introdurre una unica agevolazione che, volendo, la si può chiamare pure reddito di cittadinanza, da concedere solo ai cittadini di nazionalità Italiana, che abbiano superato una certa età (io direi 50 anni, ma come ogni barriera non è un dogma) per consentire loro una vita dignitosa e protetta.

Tanto ogni settore, ogni categoria rivendica, sempre, la propria particolarità, che giustificherebbe un esborso per ragioni di equità.

La maggiore equità sarebbe invece che ognuno si paghi i beni che consuma ed i servizi di cui usufruisce, decidendo quindi autonomamente la destinazione dei propri redditi, senza tasse sui risparmi, sul patrimonio e per coprire i debiti altrui, come per il miliardo praticamente regalato al comune di Napoli.

E basta con l'invidia e l'odio sociale.

Ognuno è artefice del proprio destino: faber est suae quisque fortunae.

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