Draghi e Mattarella eseguono puntualmente il compito loro assegnato dalle consorterie internazionali e, in ogni loro inutile pistolotto, non mancano di inserire la marchetta con una frase contro il Nazionalismo.
Quando ero bambino, il 4 novembre era un giorno di festa e mio padre, come tanti padri con i rispettivi figli, a volte in comitiva, mi portava a vedere i mezzi dell'Esercito nelle caserme che aprivano ai cittadini per l'occasione.
Ignaro che una quindicina di anni dopo su quei carri armati io avrei svolto il servizio militare, con i miei amici di infanzia amavo giocare arrampicandomi sopra i corazzati, tutti lustri e imponenti (avrei poi imparato quanta fatica costasse pulire un carro, soprattutto dopo le uscite invernali con fango e ghiaccio tra i cingoli).
Tornando a casa la televisione ricordava le imprese dei nostri fanti, con film e telefilm, anche dedicati ai bambini.
Dulce et decorum est pro Patria mori.
Nessuno (tranne i socialcomunisti, da sempre internazionalisti e i clericali papalini da sempre antitaliani) metteva in dubbio che fosse il massimo dell'onore offrire la propria vita per la Patria.
E non si onorano tutti quelli che, nel corso dei secoli, sono morti per la grandezza dell'Italia se, oggi, si disprezza il Nazionalismo, per spingerci verso l'anonimato di un meticciato che ci aggredisce da due lati.
Con i clandestini che vengono sbarcati quotidianamente sulla nostra terra e con la rinuncia a quella Sovranità e quella Indipendenza per le quali i nostri predecessori hanno combattuto quattro guerre, l'ultima vinta il 4 novembre 1918.
Rinunciare a difendere i confini dalle invasioni, cedere porzioni del nostro mare ai paese confinanti, sottomettersi a disposizioni emanate da organismi sovranazionali, significa uccidere, ogni volta, l'Italia, danneggiare gli Italiani, danneggiare noi stessi come Popolo e come Nazione.
Non sfugge che, come è purtroppo tratto comune in molta Storia patria dopo la caduta di Roma, singoli individui si sono messi al servizio degli stranieri per acquisire benemerenze e vantaggi personali, effimeri quanto la loro esistenza, a danno di tutta la comunità nazionale.
Oggi si ripropone lo stesso spartito, con l'aggravante del coro quasi unanime di tutti i mezzi di informazione che, tranne La Verità, riportano acriticamente la narrativa del principe, lanciando strali contro gli Uomini Liberi che riescono ancora a ragionare con la propria testa, vietando manifestazioni di libero pensiero e confinando chi si ritiene troppo da esempio, impedendogli di circolare liberamente in Italia.
La fine dello spirito Nazionale è stato solo l'inizio della deriva che, almeno dal 1968, sta portando l'Italia e tutte le nazioni occidentali, che per secoli hanno guidato il mondo proiettato al futuro, ad una società che era la migliore mai esistita sulla Terra, verso il ripiegamento su se stesso e la dissoluzione, morale, civile, culturale, sociale, economica.
La debolezza manifestata inizialmente per poi la resa totale nel contrastare tutte le pretese più devianti ma, soprattutto, la perdita di ogni coscienza nazionale, della missione nel mondo dell'Italia (ma anche della Francia, dell'Inghilterra, della Spagna etc.) ci hanno condotto all'oggi, in cui i capi di stato e di governo, ipocritamente, si inchinano (simbolicamente) davanti ad una ragazzina che non studiando, non sa, ma che è assurta a simbolo del nuovo grande business che vogliono imporci, l'ambientalismo e si inchinano materialmente davanti a movimenti violenti che vorrebbero riscrivere la Storia, cancellando la nostra Cultura e facendoci tutti arretrare ad ogni livello.
Recuperare lo spirito Nazionalista, significa anteporre gli interessi del nostro Popolo, per il Benessere, la Felicità, la Sicurezza, rispetto ai guadagni dei novelli Arpagone di cui oggi si celebrano i capitali e le pelose generosità.
"A egregie cose il forte animo accendono l'urne dei forti", un verso indimenticabile dei Sepolcri del Foscolo che riassume l'importanza del 4 novembre e, per il centenario odierno, il viaggio della Salma del Milite Ignoto fino al Vittoriano.
Il ricordo dei nostri Padri e Nonni che hanno combattuto per l'Italia, oggi ci dicono che tocca a noi, ai nostri figli, ai nostri nipoti riprendere nelle nostre mani il destino della Patria, abbandonando ogni internazionalismo ed ogni multiculturalismo utile solo ad indebolire le volontà e corrompere i costumi.
I Draghi e i Mattarella passano, la Patria resta.
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