Man mano che si avvicina la data in cui si riuniranno parlamento e delegati regionali per eleggere il presidente della repubblica, escono teorie e nomi sempre più strampalati, talmente fuori da ogni logica che potrebbe persino esserci quello del futuro inquilino del Quirinale.
E' la stortura di una elezione di secondo livello, sottratta ad arte al Popolo, per rimetterla nelle mani delle consorterie dei partiti, che devono solo temere qualche animo troppo libero tra i grandi elettori.
Per questo l'aspirazione è abbracciarsi tutti e votare unanimemente una figura, possibilmente incolore, inodore e insapore, per stemperare l'effetto dei franchi tiratori.
Cominciai ad appassionarmi di politica da bambino e dopo le cronache delle elezioni presidenziali americane (anche allora la televisione era totalmente sbilanciata verso il candidato democratico che era il presidente uscente Johnson contro il Repubblicano Barry Goldwater) e quindi mi godetti le votazioni per il presidente italiano, con la diretta che inquadrava fissa il faccione quadrato del presidente della camera Brunello Bucciarelli Ducci che leggeva i nomi " Leone ... Terracini ... Nenni" fino alla votazione numero ... non ricordo bene, comunque oltre la ventesima, con la quale fu eletto il socialdemocratico Saragat, poi famoso per i quotidiani telegrammi di condoglianze, puntualmente letti al telegiornale.
Giovanni Leone, candidato della dc che fu trombato nel 1964 dai franchi tiratori della sinistra dc e dei fanfaniani, si rifece sette anni dopo venendo eletto da una maggioranza di centro, con i voti determinanti dell'Msi e dando il via ad un ritorno al centrismo, con i liberali al governo al posto dei socialisti.
Il primo presidente ad essere eletto dopo una trattativa ed una collusione tra i vari partiti della prima repubblica, fu Francesco Cossiga che, dopo qualche anno da notaio incolore, inodore e insapore, ribaltò la politica diventando il compianto e rimpianto Picconatore.
Come lui, fu eletto da un preventivo compromesso Ciampi che, però, non si smarcò mai da chi lo aveva eletto, divenendone, come Scalfaro prima di lui e Napolitano e Mattarella dopo, il fedele esecutore e guardiano del faro.
I giornali sono pieni di nomi da paura per il successore di Mattarella.
Da Mattarella stesso a Draghi, da Prodi alla Finocchiaro, da Gentiloni fino a riesumare persino Giuliano Amato, quello che, in una notte dei primi anni novanta, entrò di soppiatto nei nostri conti correnti per sottrarci il sei per mille dei nostri risparmi, senza averli mai più restituiti.
Ho quasi l'impressione che quei nomi da paura vengano fatti perchè, una volta eletto uno che non sia ancora arrivato a quei livelli, si tiri tutti un sospiro di sollievo, credendo di averla scampata, ritrovandoci magari qualcuno che si scopre ancora peggio dei nominati, in base al principio che al peggio non c'è mai fine.
I nomi che non ho fatto e che pure circolano sui giornali (da Berlusconi a Casini alla Casellati) non li ho dimenticati e non li ritengo neppure tanto meglio dei precedenti, ma, almeno, rappresenterebbero una rottura con la lunga lista di presidenti usciti dal pci/pds/ds/pd, anche se Casini, in ultimo nel 2018, si è fatto eleggere con i voti comunisti in un collegio di Bologna (e l'unico sorriso lo strappa il pensare ai vecchi e giovani comunisti trinariciuti obbligati a mettere la croce a favore del nome del non più giovane democristiano, doroteo, poi bisagliano, quindi forlaniano ed eletto, nel 1994, nelle liste di Forza Italia di Silvio Berlusconi che diede ospitalità al partitino costruito da lui e da Mastella dopo il disfacimento della dc, apporto significativo per sconfiggere la "gioiosa macchina da guerra" comunista di Ochetto).
Ma il punto essenziale è che quella che viene montata dai media come una "corsa al Quirinale, cercando di suscitare lo spirito di una campagna elettorale all'americana, è invece una miserabile trattativa tra notabili, molto più simile alle "diete" con le quali i principi tedeschi eleggevano il fantoccio chiamato "imperatore" del fu Sacro Romano Germanico Impero.
O ai compromessi tra cardinali dei secoli scorsi per l'elezione di pontefici del calibro di Alessandro VI (Borgia).
Sul tema mi sono già espresso e mi sono scoperto monarchico; meglio Vittorio Emanuele o Emanuele Filiberto ai vari Pertini, Scalfaro, Ciampi, Napolitano e Mattarella, come minimo ci risparmiamo il rito delle elezioni ed il semestre bianco.
Ma se proprio non vogliono rimuovere lo squallido spettacolo delle trattative per l'elezione del presidente della repubblica, almeno riconsegnino al Popolo la scelta con una votazione secca che porti al Quirinale il più votato dai cittadini.
E non sarebbe nessuno dei nominati.
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