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No alla deriva

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08 dicembre 2024

In ginocchio da Trump

Io mi ricordo nel 2016, anno politicamente stupendo, con la vittoria della Brexit nel Regno Unito, di Trump sulla Clinton negli Stati Uniti e la cocente sconfitta di Renzi al referendum costituzionale, la spocchia con la quale fu accolto il nuovo presidente degli Stati Uniti.

Poco mancava che gli fossero negati visti e saluti.

I commenti dei quotidiani di regime erano altezzosi e preannunciavano catastrofi immani.

Abbiamo avuto quattro anni di pace, in cui nessuno stato ha aggredito il prossimo, i terroristi musulmani se ne stavano nascosti nelle loro grotte a leccarsi le ferite, l'economia stava riprendendo fiato.

Poi arrivò il covid.

Arrivarono negli Stati Uniti le elezioni con il voto postale senza controlli e arrivò Biden con la sua corte di democratici, accolto dall'esultanza delle consorterie di potere nel mondo.

Arrivò anche la vile fuga dall'Afghanistan, l'Ucraina che stuzzicava la Russia bombardando le popolazioni russofone del Donbass illudendosi che non ci sarebbe stata alcuna reazione e quindi il crimine dei terroristi palestinesi del 7 ottobre con la conseguente (legittima) reazione israeliana, il rigurgito islamista in Siria e manca ancora più di un mese alla sostituzione dell'Amministrazione democratica con quella repubblicana.

Ma un'aria nuova si respira, il Presidente Trump non viene più deriso e osteggiato, ma ossequiato e accolto a braccia aperte, come se fosse già in carica da chi, oggi, è in grossa difficoltà perchè, come Macron e Scholze, paga la propria superbia e incompetenza.

Non ricordo un Presidente Eletto che, nel periodo di transizione, sia stato trattato come se fosse già in carica, invitato ad inaugurazioni in Europa e protagonisti di colloqui ad alta intensità politica.

Ieri, a Parigi, non so se ci fosse qualche rappresentante dell'Amministrazione americana, in altri tempi se non il presidente, sarebbe volato in Europa il suo vice, ma non ho letto notizie di stampa in merito.

Significativi anche i colloqui privati.

Sotto i riflettori il trilaterale tra il traballante padrone di casa Macron, l'altrettanto traballante Zelensky e il Presidente Trump, ma forse politicamente più significativo, il bilaterale, privato e non poteva essere altrimenti, di Trump con il nostro Presidente del Consiglio Giorgia Meloni che, sempre più, assume un ruolo attivo e centrale nella politica internazionale, i cui problemi affronta con pragmatismo, unito alla Stella Polare dell'Interesse Nazionale.

Con il Regno Unito che ha ripreso la sua piena autonomia e sovranità e con la crisi politica ed economica di Germania e Francia, l'Italia ha assunto un ruolo di capofila della vecchia Europa ed è una Europa che guarda a destra, esattamente come hanno guardato a destragli Stati Uniti.

Segno inequivocabile del fallimento delle politiche dei tecnocrati appoggiati dai cattocomunisti.

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