Questa mattina il protagonista da incensare era Gianrico Carofiglio, ex magistrato, ex parlamentare comunista, scrittore.
Tra le tante cose che ha detto, a domanda (probabilmente concordata) ha inanellato una filippica, senza contraddittorio alcuno, contro la separazione delle carriere in magistratura.
In sostanza che ci sia colleganza (che sfocia nella complicità) professionale tra chi sostiene l'accusa e il terzo che dovrebbe essere super partes e decidere imparzialmente tra le tesi dell'accusa e quelle della difesa, sarebbe meglio per la giustizia di due soggetti distinti e distanti così come distinto e distante è chi sostiene la difesa.
Credo che la tesi di Carofiglio appartenga alla concezione di "giustizia" della magistratura militante e della sinistra prona davanti a quelle toghe e si commenti da sola.
E' possibile riformare il mondo giustizia con simili mentalità ?
Non credo.
Credo che il pianeta giustizia debba essere totalmente sradicato nelle sue incrostazioni ed abitudini e ricostruito dalle fondamenta, cioè dal sistema di reclutamento dei magistrati, abbandonando il concorso pubblico per passare ad un metodo di selezione differente per giudici e pubblici ministeri, che marchi la separazione dei due ruoli e non solo delle loro carriere.
Il sistema statunitense mi sembra quello più adatto, con i giudici scelti tra giuristi, avvocati, professori di chiara fama ed esperienza, confermati con voto qualificato dall'assemblea elettiva competente per territorio.
Mentre i pubblici ministeri, nella persona del procuratore capo del distretto, siano eletti, con mandato temporale rinnovabile, dal Popolo che, a scadenza quinquennale, ne valuta l'operato e decide se confermare o meno il mandato in base ai risultati ottenuti.
Una rivoluzione copernicana del sistema di reclutamento che porterebbe a compimento la pur necessaria riforma della separazione delle carriere.
Con buona pace di Carofiglio.
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