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No alla deriva

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28 dicembre 2024

All'estero solo i diplomatici hanno l'immunità

Un'altra "professionista dell'informazione" è finita nelle galere iraniane, questa volta si tratta di un'italiana a me del tutto sconosciuta, tale Cecilia Sala.

Io non so le ragioni del suo arresto, leggo e ascolto le varie ipotesi in cui si sbizzarriscono i suoi colleghi, dalla ritorsione per l'arresto di un iraniano sul quale pendeva un mandato di cattura degli Stati Uniti, alla violazione di leggi iraniane in materia di dissenso politico e propaganda contro il regime.

Non conoscendo il profilo professionale della signorina Sala, non ho idea alcuna del motivo per cui se n'è andata in Iran ad intervistare una o più dissidenti e svolgere servizi che probabilmente sono critici nei confronti del governo iraniano.

Non ho alcuna simpatia per il regime iraniano, che mi sembra in procinto di cadere come una mela marcia, come è accaduto ad Assad, senza la necessità di servizi di stampa che illustrino quel che conosciamo benissimo tutti sulla sua crudeltà.

Quindi il mio commento è al di là del singolo caso, ma di carattere generale.

Da turista sono andato spesso all'estero, prevalentemente, è vero, in stati occidentali, ma anche, in tre occasioni, in stati comunisti o appena usciti dal comunismo, immediatamente dopo la caduta del muro.

In tutte le occasioni, però, mi sono comportato informandomi sugli usi locali e rispettando le leggi del buon senso e del rispetto nei confronti degli stati che visitavo.

Nessun commento politico, nessuna partecipazione a riunioni o convegni più o meno segreti e mi viene in mente solo uno strappetto, nel lontano 1985, quando ad Atene andai a vedere un film che mi era particolarmente piaciuto e che aveva un significato politico specifico nell'epoca in cui fu distribuito: Alba rossa.

Non avendo mai contestato o preteso di insegnare come dovessero comportarsi a casa loro, non ho mai avuto alcun problema e l'unica volta in cui andai a chiedere qualcosa al nostro consolato, fu nel 1984, a Vienna, per sapere quante videocassette "vergini" avrei potuto portare in Italia senza incorrere in problemi alla dogana, visto che avevo trovato una vendita a basso prezzo di Vhs, allora di moda.

Temo invece che soprattutto i "professionisti dell'informazione", ma anche alcune tipologie di studiosi e di turisti, credano, per il loro ruolo, di avere uno scudo di invulnerabilità e di immunità che possa consentire loro di agire come meglio credono in spregio alle convenzioni prima di tutto dell'educazione e del rispetto verso la nazione che ci ospita e poi verso le leggi ed il governo locale.

Ma non tutti i sistemi tollerano simili interferenze nei loro affari interni e quando accade il peggio, passiamo giorni, mesi con interventi tra l'indignato e lo strappalacrime sulle condizioni del nostro connazionale vilmente detenuto.

E il nostro governo, di qualunque colore sia, è costretto a fare concessioni, politiche, economiche, al regime, rafforzandolo.

Oppure viene spinto a prendere provvedimenti che si rivelano degli autogoal, tipo sanzioni, richiamo dell'ambasciatore, con le conseguenti tensioni diplomatiche e danni all'economia di scambio.

E' giusto e doveroso che un governo tuteli gli Italiani che hanno vicissitudini all'estero, ma questi non devono buttarsi volontariamente nella bocca del leone confidando nell'intervento salvifico del ministero degli Esteri.

Non può funzionare così, non deve funzionare così. 

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