Sviluppò poi il discorso che può essere sintetizzato nella famosa frase "la Fiat privatizza gli utili e socializza le perdite" che conteneva una verità che oggi nessuno più osa mettere in discussione e cioè che la potenza della Fiat oggi Stellantis era tale che otteneva fondi dallo stato, sotto varie foglie di fico, ma quando c'era da incassare, portava tutto nella cassaforte di famiglia.
Tra rottamazioni, casse integrazioni, leggi per agevolare questo o quel programma, noi Italiani abbiamo letteralmente comprato la Fiat, senza mai diventarne i padroni.
Persino con il Monte dei Paschi, adesso che pare risanato, lo Stato incassa i dividendi che sono tornati timidamente a far capolino, con la Fiat mai una lira.
Quando poi si è trattato di ricambiare, la Fiat ha preso ed ha trasferito sede legale e sede fiscale a Londra e in Olanda, si è consegnata alla Francia come azionariato di maggioranza relativa, però gli epigoni dell'Avvocato continuano a pretendere che lo stato italiano elargisca altri corposi finanziamenti, in ciò assecondati dai cattocomunisti che, dopo lunghissimi e imbarazzanti silenzi sulla vicenda Fiat/Stellantis, a cominciare dal sindacato che ha continuamente guardato altrove, oggi cercano di imputare al governo di Centro Destra la fine di un'era industriale.
Perchè quello di cui si parla è la fine di un'epoca, di cui dobbiamo prendere atto, che prescinde dalla follia ambientalista delle automobili elettriche che è solo la mazzata conclusiva che maramaldeggia su un settore già morto.
Pur di ottenere altri finanziamenti pubblici, la Fiat/Stellantis ha licenziato (sembra coprendo d'oro il suo viale del tramonto) l'amministratore delegato (portoghese) e revocato (per un anno !) i licenziamenti nell'indotto concedendo la proroga delle commesse.
E' un evidente strumento di ricatto nei confronti del Governo e personalmente la interpreto come un tentativo di captatio benevolentiae che illude solo i cattocomunisti che, al seguito dei giornali di casa Agnelli/Elkann, sono molto timidi, direi assenti, nel porre sotto accusa la gestione industriale del gruppo.
Personalmente credo che ogni intervento, come fu per Alitalia, sia solo una perdita di tempo e di denaro e che la soluzione stia in un intervento draconiano che, richiamando i miliardi versati nelle casse del gruppo automobilistico, porti lo stato ad assumerne pienamente ma provvisoriamente la proprietà, per poi rivendere, anche a spezzatino, ad imprenditori, possibilmente italiani, che vogliano fare impresa e non lucrare sui contributi di stato.
La sinistra urlerà a difesa dei proprietari dei giornali amici, ma tutto il resto della Nazione ringrazierà per l'affrancamento da una sudditanza decennale che non ha più alcuna ragion d'essere: nè politica, nè imprenditoriale, nè economica.
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