Ciò che è bene per la sinistra è male per l’Italia. Ciò che è male per la sinistra è bene per l’Italia.

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Si devono intraprendere le guerre per la sola ragione di vivere senza disturbi in pace (Cicerone)

No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva

29 settembre 2009

Rai privata in libero mercato

Un merito la campagna di Feltri e Belpietro rispettivamente su Il Giornale e Libero (a proposito: era ora che i due unici quotidiani di Centro Destra agissero di concerto e non in concorrenza !), ce l’ha: ha aperto il dibattito sul canone e, in prospettiva sulla privatizzazione della Rai.
Ieri ho espresso le mie perplessità sulla formula scelta (la lettera con cui si disdice il canone e ci si rende disponibili a far bloccare il proprio apparecchio) proposta dai due quotidiani, ma se quella è l’unica strada per scardinare la difesa conservatrice dello status quo, della lottizzazione, dell’uso per fini di parte del nostro denaro, allora ci sto anche io.
Noto comunque con soddisfazione che la Lega ha presentato un ordine del giorno in parlamento per l’abolizione del canone anche se, da quanto leggo, ancora non ci siamo.
Infatti il testo sembra prevedere la sua sostituzione con un altro gettito pubblico.
Invece devono cessare tutti i finanziamenti pubblici alla Rai che deve competere nel libero mercato ad armi pari con le altre televisioni, senza aiuti pubblici, senza iniezioni del nostro denaro per ripianare i debiti.
Si comporti come ogni altra azienda.
Se guadagna, distribuisce i dividendi, se perde tagli i costi.
A cominciare dalle eccessive remunerazioni di nani e ballerine, retribuzioni giustificate se pagate con denaro privato, totalmente ingiustificate se coperte con le nostre tasse.
E torniamo al punto di partenza.
Per quanto ci si possa scervellare, finchè l’azionista di maggioranza della rai sarà lo stato, questi avrà sempre diritto a intervenire su quel che viene trasmesso e il dovere di coprire le perdite.
Ma lo stato è un pessimo imprenditore, come abbiamo più volte visto e il suo ruolo non può che essere terzo e super partes se vuole veramente riacquisire credibilità.
Allora deve liberarsi di ogni cointeressenza in attività private, cominciando dalla rai che può essere ceduta, in blocco o come spezzatino, a imprenditori italiani o stranieri, ad una pubblica asta.
Le casse pubbliche ne guadagnerebbero nell’immediato (con il ricavo della privatizzazione) e in futuro con lo stop alle iniezioni di denaro necessario a coprire le perdite.
Ma soprattutto ne guadagnerebbe la vita pubblica, non più inquinata da trasmissioni faziose pagate con i soldi di tutti.
Con la televisione privata ognuno diventa responsabile di ciò che produce e del pubblico che riesce a convogliare sulle proprie trasmissioni.
Solo con la privatizzazione della rai possiamo valorizzare appieno un libero mercato fatto apposta per creare opportunità e non per soffocarle.
Quello è l’obiettivo, ma intanto cominciamo pure con il sottrarre risorse alla rai dando la disdetta al canone.

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28 settembre 2009

Pillole politicamente scorrette

Il ministro Tremonti, solitamente lucido, ha accusato le banche di taglieggiare con le commissioni i correntisti.
Detto da uno che si occupa di tasse, imposte e canoni l’attribuzione della qualifica di “taglieggiatori” ad altri fa francamente sorridere, se non fosse che le gabelle statali sono drammaticamente reali.

La cosiddetta “onda”, cioè l’edizione contemporanea degli estremisti di sinistra del 1968 e del 1977, ha contestato, con la sua tipica democrazia, la politica dei respingimenti voluta dal governo e dal ministro Maroni in visita a Bologna.
L’ “onda” è stata ... respinta dalle Forze dell'Ordine in tenuta anti sommossa.

In Germania avrebbe vinto il Centro Destra.
I tedeschi, una volta tutti di un pezzo, saranno rappresentati all’estero da un ministro (e vicecancelliere!) dichiaratamente omosessuale.
Una tantum avrei preferito una vittoria della sinistra.

Feltri e Belpietro (Il Giornale e Libero) hanno lanciato una campagna per boicottare il canone.
Francamente mi sembra sbagliato chiederci di rinunciare alla televisione, perché con il testo proposto rinunciamo anche ai canali a pagamento.
Meglio boicottare chi fa pubblicità nei programmi sinistri della Rai e fare pressione perché il “nostro” governo di Centro Destra abolisca il canone e in prospettiva privatizzi integralmente la Rai
.

La Russa, ministro della difesa, continua nel suo percorso ondivago.
Si rende conto delle corbellerie che dice il suo ex capo Fini, ma non ha il coraggio di rompere definitivamente.
Così si trasforma in un doroteo e propone una complicata teoria sul diritto di voto dopo cinque anni, ai figli degli immigrati che abbiano frequentato almeno le scuole elementari in Italia.
Ma perché complicarsi la vita ?
Non sarebbe più semplice lasciare le cose come stanno e, semmai, inasprire i termini di concessione della cittadinanza che deve essere un traguardo ambito e non un qualcosa destinato a tutti ?

Domani 29 settembre, si celebra il compleanno di Silvio Berlusconi (cui auguro altri cento compleanni, di cui almeno 30 da Premier, alla faccia dei sinistri !) che si regalerà un’altra vittoria consegnando altre abitazioni ai terremotati dell’Abruzzo.
La sinistra protesta: come si permette Berlusconi di mantenere fede agli impegni ostacolandoci nella nostra solita cagnara ?
Il Premier, così facendo, fa ostruzionismo all’attività della opposizione !
Perbacco, perdinci e pure perdindirindina !

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27 settembre 2009

Cittadini in 5 anni ? Ma neanche in 500 !

Una ammucchiata che vede assieme D’alema, Casini, Fini, Pisanu, Di Pietro, Bagnasco, De Benedetti, Montezemolo, magistratura ideologizzata, giornalisti faziosi, finanza, e probabilmente ho dimenticato qualcuno, sta organizzando l’assalto al governo, puntando a rovesciare Berlusconi e la maggioranza voluta dal Popolo.
Ognuno dei personaggi indicati opera nel suo ambito di competenza per portare acqua al progetto.
Ognuno, in cuor suo, pensa di guadagnarci se non personalmente, almeno a favore della propria fazione.
C’è chi è incaricato di dare spallate e calcioni “ ando cojo, cojo”.
C’è chi mette gli obici (i mezzi di “informazione” di cui sono proprietari).
C’è chi cerca di ammantare il tutto con un alone moralisticheggiante.
C’è chi cerca di mettere il cappello sulle prime iniziative (cioè sui primi soldi che verrebbero elargiti nel caso in cui Berlusconi cadesse) e, finalmente !, un governo di “salute pubblica” riprendesse a imporre tasse, patrimoniali sul Popolo Pantalone per poi distribuirle a pioggia ai soliti noti esperti nel privatizzare gli utili e socializzare le perdite.
C’è chi ostacola l’applicazione di leggi scritte in modo totalmente chiaro da non aver bisogno di interpretazioni.
C’è chi si riunisce per organizzare il mezzo con cui attuare quello che il Ministro Brunetta paventa come un vero e proprio colpo di stato.
C’è chi, dubbioso su un eventuale risultato elettorale, cerca di aumentare i propri voti proponendo di concedere tali diritto a chi cittadino non è e, comunque, riducendo a cinque anni il tempo necessario ad acquisire la cittadinanza italiana e, nel contempo, a scardinare il principio dello ius sanguinis con quello dello ius soli.
Si sono così ritrovati D’alema, Casini e Pisanu e sembra che, con la benedizione di Fini, vada avanti la proposta che altererebbe, forse in modo definitivo, l’equilibrio elettorale.
A tutto favore della sinistra che si vedrebbe così regalare un esercito di un paio di milioni di voti.
In questo blog ho ripetutamente spiegato perché una nazione non possa sopportare lo stravolgimento che una immissione massiccia – quindi letale – di immigrati comporterebbe in campo sociale, economico, etnico, di costume.
Ho anche più volte contestato l’opportunità di accettare ulteriore immigrazione non assimilabile per costumi, per religione, per tradizioni, per mentalità.
I capitalcomunisti del “partito del non senso” che ha emesso i primi vagiti con l’incontro tra D’alema, Casini e Pisanu sanno però, perfettamente, che se dovessero affrontare con la loro grande ammucchiata una alleanza coesa che esprimesse, potendo anche provare di essersi già incamminata su tale retta via, un programma di pochi, ma solidi punti quali
- lo stop all’immigrazione (non solo clandestina),
- il ripristino (con Ronde vere) dell’ordine e della sicurezza nelle città,
- la bonifica del territorio dagli illegali che vi sono sciamati durante gli anni del lassismo,
- la soppressione di tutte le spese pubbliche inutili (fus, contributi ai giornali, ripianamento dei debiti rai procedendo ad una rapida privatizzazione, contributi a fondo perduto di vario genere),
- la riduzione delle tasse a cominciare dall’abolizione del canone rai
,
sanno, dicevo, che la partita sarebbe persa: il Popolo voterebbe contro di loro.
Per questo, non potendo combattere il Popolo produttivo con le loro chiacchiere (neppure con quelle in prima serata televisiva …) hanno avuto la pensata di inglobare qualche milione di nuovi elettori con la scusa della cittadinanza.
Non è una novità.
Nella Roma Repubblicana, la concessione della cittadinanza era strumento per incrementare i propri consensi (Cesare) mentre nella Roma Imperiale fu uno strumento di controllo del territorio.
Ma quella cittadinanza veniva concessa non a stranieri trasferitisi a Roma (se non in misura assolutamente irrisoria) bensì a popoli che continuavano ad abitare le loro terre soggette al potere Romano.
Qui si vorrebbe concedere la nostra cittadinanza a gente che è arrivata – spesso illegalmente – sul nostro territorio e che non si tirerà indietro nell’usare i gomiti ( e non solo …) per occupare il posto là dove, adesso, ci siamo noi.
Una cittadinanza concessa con simili presupposti – e non ve ne sono altri – è una autentica aberrazione, foriera di scontri sociali (e non solo) durissimi, perché non si illuda il partito del non senso che il loro piano passi senza colpo ferire.
E se è vero che la cittadinanza non è la nazionalità (e la squadra di cricket tanto esaltata dai finioti non potrà mai essere considerata composta da connazionali e personalmente non mi sento neppure rappresentato da quella squadra come, se fossi francese, non mi sentirei rappresentato dalla squadra di calcio che porta i colori della Francia) pur tuttavia la concessione della cittadinanza permette ai cittadini italiani che non hanno la nazionalità italiana dei diritti pari a quelli che, invece, quella nazionalità l’hanno.
Si concede a degli stranieri, che tali resteranno rispetto alla Storia e alla Tradizione Nazionale, il potere di intervenire nelle scelte sulla nostra terra.
Se non fosse tragico, sarebbe comico ricordare come quelli che ululano per la celebrazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, sono gli stessi che, con una simile legge sulla cittadinanza, affosserebbero l’indipendenza e la residua sovranità di quella stessa Italia.
Ed ecco i quattro cavalieri dell’apocalisse in chiave immigratoria:
- accoglimento degli infelici che, a migliaia, salgono sui barconi per venire in Italia;
- voto agli immigrati anche non cittadini per le amministrative
- abbandono dello ius sanguinis della nostra Tradizione giuridica per abbracciare lo ius soli a noi estraneo
- dimezzamento dei tempi per acquisire la cittadinanza italiana
.
Addio Italia, se dovesse prevalere il partito del non senso.

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25 settembre 2009

Meglio il burka delle quote rosa

La sentenza del tar della Puglia che ha imposto alla giunta provinciale di Taranto di rivedere la sua composizione perché priva di assessori con la gonnella, fornisce lo spunto per qualche riflessione politicamente scorretta.
Lasciamo perdere che è stata la stessa provincia di Taranto a fornire la corda con cui impiccarsi inserendo nel proprio statuto la norma che un tot (almeno 3) assessori devono essere donne.
Semmai da dichiarare illegittima doveva essere tale norma, esclusivamente ideologica, completamente avulsa dai compiti amministrativi di un ente come la provincia, visto che la presenza o meno di donne in una giunta nulla toglie e nulla aggiunge ai bisogni dei cittadini ed alle risposte che ad essi devono essere fornite.
Lasciamo stare che il tar in una Puglia devastata da una inchiesta che coinvolge esponenti pubblici forse avrebbe di meglio da fare che non partecipare alla kermesse del politicamente corretto e del veterofemminismo di ritorno.
Vogliamo parlare della sostanza del provvedimento ?
Vogliamo dire che l’imposizione di una o più persone in cariche pubbliche (o private) per ragioni che esulano dalla competenza e dalla capacità è una corbelleria galattica ?
I cittadini vogliono essere bene amministrati, indifferentemente dal sesso di chi gestisce un assessorato o un ministero.
A Sant’Agata Bolognese, in provincia di Bologna, il sindaco e gli assessori sono tutte donne.
Non mi risulta che sia stata sollevata alcuna obiezione (non so se amministrano bene: ne dubito, ma non perché sono donne, ma perché sono di sinistra e, come noto, per me “sinistra” e “buona amministrazione” sono in palese contraddizione).
In questi giorni si è fatto un gran parlare del burka che, da una giusta battaglia di Daniela Santanchè perché non sia consentito ai sensi della legge 152/1975 (ordine pubblico) è arrivato alla proposta di legge che vorrebbe vietarlo per meri motivi ideologici, gli stessi che vorrebbero imporre le quote rosa.
Ma il burka è meglio delle quote rose.
Perché il burka è – quando lo è e lasciando da parte i motivi di ordine pubblico che sono di gran lunga più rilevanti – una imposizione del più forte (l’uomo) sulla donna che non può, in determinate situazioni sociali, fare altro che obbedire pena, come si è purtroppo visto anche in Italia, il rischiare la vita, bene supremo.
Ma le quote rosa cosa significano ?
Significano che sono le donne stesse a riconoscersi inferiori e, in quanto tali, non essendo in grado autonomamente di inserirsi nella dialettica democratica delle libere votazioni, chiedono – e graziosamente ottengono dal “sovrano” maschio – uno “spazio panda” loro riservato.
Ma vi pare onorevole avere un ministero o un assessorato non perché brave, ma perché donne ?
E vi pare che sia nell’interesse della Nazione avere assessori o ministri donne forse al posto di ministri e assessori bravi e competenti solo perchè questi ultimi hanno dovuto fare spazio alle quote rosa ?

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24 settembre 2009

Stato e Nazione

Tommaso Padoa Schioppa, il non rimpianto ministro dell’economia di Prodi, è riapparso domenica scorsa nel Corrierone, bollettino ufficiale di quei “poteri forti” mentori e ispiratori della sinistra nostrana.
Emblematicamente Padoa Schioppa – e freudianamente i solerti giornalisti del Corriere – titolavano l’editoriale “Si parli di Stato e non di Nazione”.
E’ un evidente infortunio, un lapsus, che dimostra quale sia l’interesse – neanche tanto nascosto – degli ambienti di cui il Corriere e Padoa Schioppa si fanno portavoce.
Preferire lo “stato” alla “nazione”, significa infatti prediligere una costruzione burocratico amministrativa, quindi già per questo di carattere illiberale e oppressivo, alla unione di personeuna d’arme, di lingua, d’altare, di memorie, di sangue e di cor” che è rappresentata dalla Nazione.
Personalmente non ne dubitavo, visto la reiterata posizione espressione di una presunta supremazia dell’economia (cioè degli aridi numeri) sulla politica (cioè sulle persone e sull’umanità).
Abbiamo poi visto che, quando l’economia vacilla, tutti corrono a chiedere gli aiuti della politica, ma questo è un altro discorso.
E’ grave che passi inosservato l’editto pubblicato sul Corriere, perché rappresenta una indicazione su dove vorrebbero portarci i “poteri forti”, con la complicità dei partiti che da loro si abbeverano di idee come ad un fonte di acqua fresca.
La posizione di chi privilegia lo stato alla nazione è quella di chi vorrebbe organizzare, programmare, predeterminare, prevedere tutto, nulla lasciando a quella che è la principale fonte di progresso: la fantasia e l’inventiva umana.
Pensare allo stato e non alla nazione porta ad aprire le porte della nostra terra agli stranieri, purchè docili strumenti per la politica dei presunti e autoreferenziali “grandi”.
Questi aridi ragionieri (senza alcuna offesa verso i ragionieri) sono il più grande nemico che una Nazione possa avere, perché sono disinteressati a qualsiasi valutazione etica o morale, essendo solo ed esclusivamente proiettati ad accumulare numeri nei loro bilanci.
Ecco che questi signori parlano di “patrimoniali” , di “prolungare gli incentivi alla rottamazione”, di stato preferito alla nazione.
E trovano partiti vuoti di idee e di progetto che, pur di appigliarsi a qualche cosa, si prestano ad essere i loro ascari in politica.
E’ necessario un risveglio nazionale, una presa di coscienza, soprattutto dopo il fallimento di tutte le programmazione e di tutti i veggenti presentatisi come “esperti” di economia, per isolare e ignorare i signori che preferiscono lo stato alla nazione, riaffermando la supremazia della persona su ogni altra valutazione e quotazione ragionieristica.


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23 settembre 2009

Rai:privata è meglio

Nonostante i proclami del conduttore, domani sera ricomincerà quella trasmissione (che non guardo mai) che rappresenta la summa della propaganda di parte con quei due signori (che non intendo nominare ) che usano il microfono pubblico come se fosse il loro personale e percepiscono una remunerazione eccessiva e pagata anche con i miei soldi.
Eppure io non andrei mai e poi mai a spendere neppure una lira bucata per loro.
Ancora una volta il denaro di tutti viene utilizzato per finalità di parte: è il grande e insuperabile limite di una televisione pubblica.
Qui si è sempre sostenuto che la Rai deve essere privatizzata.
Nei periodi in cui la Lega era in opposizione, vi erano inviti ai cittadini a non pagare il canone.
Purtroppo quando la Lega è andata al governo non ha provveduto a dar seguito alla sua giusta posizione abolendo il canone o imponendo la privatizzazione della Rai.
Credo che le quotidiane polemiche sul “servizio pubblico” rendano ormai improrogabile la assunzione di una decisione che tagli definitivamente il nodo gordiano di una televisione che continua a perdere e che noi contribuenti continuiamo a mantenere, pagando fior di retribuzioni a personaggi ai quali vorremmo consegnare ben altro tipo di “pagamento”.
Cara Lega, caro Bossi: la vogliamo privatizzare questa Rai ?
Lo stato incasserebbe una somma notevole che potrebbe servire a ridurre le aliquote fiscali facendo incassare ai cittadini un doppio beneficio: si riducono le tasse e si elimina il canone.
In più i personaggi che ora prosperano con il pubblico denaro, dovranno ridurre le loro pretese per adeguarle ai bilanci di una società privatizzata che o fa utili (e vivrà) oppure andrà in perdita e dovrà chiudere.
Inoltre gli spettatori che scelgono quella specifica televisione, la sceglieranno appositamente per i suoi programmi e pagheranno i loro preferiti, siano essi giornalisti, attori, cantanti, senza avere la consapevolezza che una parte dei loro soldi vanno in tasca a chi vorrebbero pagare con ben altra moneta.
Per non dilungarci sul definitivo "stop" alle polemiche, alla lottizzazione e alla perdita di tempo per un posto di direzione o uno strapuntino da lettore del tg.
Solo una sana e consapevole privatizzazione della Rai ci libererà da un assalto alla diligenza che per i cittadini, di qualunque parte politica, rappresenta solo un costo e che è un beneficio solo per i furbetti del tubo catodico.


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22 settembre 2009

Non si governa con i divieti

L’Italia sta diventando sempre più una repubblica a libertà limitata o sorvegliata.
Non bastavano le leggi Scelba e Mancino (che limitano la possibilità di esprimere delle idee, di parlarne, di diffonderle con lo scritto, con le immagini e con i simboli) e il permanere - dopo oltre 60 anni ! - dell’anacronistica XII disposizione transitoria e finale della costituzione (nata dalla resistenza antifascista bla … bla … bla …).
Non bastavano i cervellotici divieti sul traffico, sull’uso dei propri mezzi (pur certificati “a norma”) di trasporto, sul riscaldamento, sul come andare allo stadio.
Non bastavano le tasse che tra un balzello di un tipo e una gabella di un altro ci sottraggono più del 50% del nostro reddito.
Poiché tutto ciò (ed altro ancora) evidentemente non era sufficiente a chi dovrebbe rappresentare il Popolo per manifestare la sua volontà di comando, si prendono a pretesto eventi singoli per introdurre ulteriori leggi liberticide o, comunque, fortemente limitatrici della libertà individuale, spesso scimmiottando – con una esterofilia provinciale – leggi straniere e tutto ciò nonostante già esistano norme che potrebbero adeguatamente far fronte a quei singoli casi-pretesto.
Così abbiamo avuto una inutile legge sullo stalking quando il nostro codice penale è pieno di norme a tutela della persona.
Adesso si prendono a pretesto delle presunte aggressioni agli omosessuali per proporre una legge liberticida che “punisca l’omofobia” (e sarebbe utile una tassativa elencazione di tutto ciò che intendono per “omofobia” per non lasciarla alla interpretazione dei magistrati ).
Dopo l’aggressione subita dalla Santanchè, ecco che viene fuori una certa Saltamarini (o come si chiama) che vorrebbe vietare il burka “come in Francia”.
Dimentica, questa signora, che la legge 152/1975 esiste già e deve solo essere applicata, perché – e qui rispondo al commento sul post di ieriuna circolare non è fonte di legge, ma è solo una norma “aziendale” cui devono attenersi i dipendenti di quella azienda, ma se si segnala la violazione di una legge, ancorché in presenza di quella circolare, le Forze dell’Ordine sono obbligate a identificare e segnalare all’autorità giudiziaria le donne mascherate.
Certamente una legge di divieto specifico sul burka non può essere più accettabile di una legge che punisca l’omofobia o di qualsiasi altra legge che, rendendo generale casi specifici, limiti una libertà individuale che è il bene primario di ogni individuo.
Soprattutto quando esistono già norme nel codice penale e nella legislazione che possono essere ugualmente utilizzate per reprimere e punire quei singoli episodi.
Fino a quando potremo tollerare questa ventata di proibizionismo ideologico ?

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21 settembre 2009

Le leggi non si interpretano, ma si applicano

E’ vietato prendere parte a pubbliche manifestazioni, svolgentesi in luogo pubblico o aperto al pubblico, facendo uso di caschi protettivi o con il volto in tutto o in parte coperto mediante l’impiego di qualunque mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona”.
(Art. 5, primo comma, legge nr. 152 del 22 maggio 1975, cosiddetta “Legge Reale sull’ordine pubblico”).

La legge è chiara, perché non viene applicata e si permette una aggressione nei confronti di un politico nazionale ?
La Legge Reale è stata anche confermata, a furor di Popolo, nel giugno 1978 in un referendum (al solito promosso dai radicali) che ne volevano la cancellazione.
Oltre il 76% degli italiani votò per confermare le norme sull’ordine pubblico, ivi incluso il divieto a celarsi dietro caschi o qualsivoglia altro strumento che impedisca o renda difficoltosa l’identificazione della persona.
Mai legge fu più moderna di quella che, oggi, deve trovare la sua puntuale applicazione nei confronti delle donne mascherate dell’islam.
Se a loro non sta bene se ne vadano dall’Italia, ma quella legge è legge italiana e i musulmani sono tenuti ad osservarla scrupolosamente.
In difetto dovranno pensarci le Forze dell’Ordine.
Forza Daniela !

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20 settembre 2009

Un Fort Alamo per Berlusconi ?

Non mi ricordo dove, tra i tanti articoli e post che ho letto a commento della attuale situazione politica, si sia fatto un paragone tra la battaglia che sta sostenendo Silvio Berlusconi e l’eroica resistenza, anzi, quella sì che merita la “R” maiuscola: Resistenza, dei Texani a Fort Alamo contro le soverchianti truppe del messicano Santa-Anna.
Il paragone è stuzzicante.
Berlusconi è praticamente isolato con, dalla sua parte la Lega e “solo” venti milioni di italiani.
Dall’altra parte ci stanno la stampa, la federazione dei giornalisti, la magistratura, i sindacati, i dipendenti pubblici a cominciare dagli insegnanti, i funzionari dei partiti vecchi e nuovi, i grandi industriali che vedono messa in pericolo la loro sperimentata teoria di “socializzare le perdite (scaricando sui contribuenti gli oneri degli anni di vacche magre) e privatizzare i guadagni (incassano in proprio i redditi degli anni di vacche grasse) e persino i vescovi di sinistra della Cei .
Sembra che Berlusconi non abbia scampo.
Somiglia sempre più al colonnello Travis che, con soli duecento valorosi, cercò di ostacolare ben tremila messicani.
La Storia ci racconta che i valorosi di Fort Alamo furono tutti uccisi, ma che la loro Resistenza consentì ai Texani di conquistare l’indipendenza e poi unirsi alla federazione americana.
Se anche la Storia si dovesse ripetere, non sarebbe comunque un fatto negativo: Berlusconi soccombe ma infligge tante e tali perdite ai suoi nemici da costringerli a battere in ritirata, spianando così la strada ad un governo clone di Berlusconi (magari con Pier Silvio o Marina Premier …).
Ma la Storia difficilmente si ripete, anche perché le elezioni dal 1994 ad oggi hanno confermato che gli elettori del Centro Destra sostengono Berlusconi indipendentemente dagli attacchi che gli vengono portati e dai suoi errori (come quello del 2008 di escludere La Destra per imbarcare l’infido Fini, scelta per cui, oggi, probabilmente si starà mangiando le mani).
Scegliamo Berlusconi perché è il migliore ?
Sì, sicuramente è il migliore del menù che ci viene propinato dalla politica italiana, anche se ragionevolmente pensiamo che, al di fuori del mondo politico, qualcuno meglio di lui ci possa anche essere.
Noi elettori di Destra gli siamo riconoscenti perché, pur con numerose oscillazioni, con tante incertezze e con qualche sbandata, ha comunque indirizzato il timone della nostra nazione verso la giusta rotta:
- lotta all’immigrazione selvaggia
- protagonismo in campo internazionale
- riduzione delle tasse o, comunque, non aumento e non introduzione di nuove
- difesa dei valori morali cui si ispira la nostra Civiltà.
Ma anche negli aspetti concreti, Berlusconi sta operando bene:
- Napoli non è più lo specchio dei mali italiani
- ha affrontato benissimo il terremoto in Abruzzo senza imporci tasse “straordinarie”
- l’Italia ha subito conseguenze meno pesanti dalla crisi economica grazie alla prudente politica del governo
.
Poteva e può fare di più ?
Certo.
Le ronde sono una barzelletta (disarmate e senza possibilità di usare metodi coercitivi).
L’Alitalia doveva fallire.
L’Ici è stata tolta solo in parte e non ha avuto il coraggio di ripristinare le sue vecchie aliquote del 2005.
Alcuni suoi ministri strizzano troppo l’occhio ai bla bla politicamente corretti (penso alla Prestigiacomo, alla Meloni e alla Carfagna).
Ma, come si dice, in un paese di ciechi, l’orbo è re.
Infatti dall’altra parte cosa c’è ?
Una pletora di funzionari di partito, ex magistrati, giornalisti in quiescenza, sindacalisti di professione, preti di sinistra, ognuno dei quali ha la presunzione di poter essere il nuovo Berlusconi che sconfigga il vero Berlusconi.
Per loro sfortuna e nostro immenso gaudio, per vincere contro Berlusconi e questo Centro Destra, dovrebbero mettersi tutti insieme, in una cacofonia di istanze, velleità e ambizioni personali che renderebbe ancor più evidente la differenza con l’attuale maggioranza.
Potrebbero anche riuscirci, a mettere insieme una lista, in odio a Berlusconi, che, come già è accaduto nel 1996 (nel 2006 continuo ad nutrire dubbi sul voto) possa riuscire a vincere, momentaneamente, una maggioranza parlamentare, tale solo sulla carta, ma inesistente per ogni vero provvedimento legislativo.
Il risultato sarebbe il ritorno di Berlusconi (Silvio, Pier Silvio o Marina …) a Palazzo Chigi.
Ecco dunque la differenza tra Berlusconi e il colonnello Travis di Fort Alamo.
Berlusconi, contro, non ha “un” nemico, ne ha almeno dieci, ognuno dei quali ha le sue esigenze, le sue ambizioni, le sue presunzioni e la loro sommatoria potrebbe anche realizzare una maggioranza matematica, ma al prezzo di riconsegnare, dopo un anno cinque, l’Italia ad un Centro Destra sempre più compatto e determinato.
Perché l’unico progetto per l’Italia è quello di Berlusconi e di Bossi, gli altri hanno solo progetti finalizzati alle ambizioni personali.

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18 settembre 2009

La Destra non è arcobaleno

Il signor Gianfranco Fini, esaltato dalle alte vette cui lo ha innalzato Silvio Berlusconi, si è oggi cimentato con un articolo sul Sole 24 Ore.
L’argomento era: etica e finanza.
Ma non è del contenuto di tale scritto che voglio parlare, bensì dell’ennesimo segnale che il signor Fini si è avvicinato a quanti, da sempre, hanno cercato di soffocare la Destra vera.
Così ecco questo nuovo passaggio, nel bel mezzo di una virulenta polemica politica, con un articolo accademico sul quotidiano di quei “poteri forti” che cercano disperatamente il punto di appoggio per eliminare Berlusconi e tornare a socializzare le perdite e privatizzare i guadagni.
De Benedetti, infatti, pochi giorni fa, dalle medesime colonne, ha chiesto una “patrimoniale”, cioè una tassazione (iniqua e liberticida) sui risparmi (siano essi finanziari o immobiliari).
E ha rincarato la dose Marchionne nel pretendere gli incentivi alla rottamazione delle auto anche per il 2010.
I supporters di Fini (pochi nel Centro Destra, troppi in modo imbarazzante a sinistra) dicono che è giusto che nel “partito” si confrontino più tesi, perché la Destra non deve essere un monolite obbediente al Capo, ma deve discutere.
Certo, la Destra non è una sola, esistono più destre, e qui l’ho sempre sostenuto, ma sono destre di varie ispirazioni, ognuna delle quali porta qualcosa, una sua specificità, una sua particolare attenzione che può tranquillamente integrarsi con le altre.
Abbiamo così una destra di matrice liberale che è ostile alle tasse, mentre la destra sociale privilegia l’aspetto solidaristico.
Abbiamo una destra nazionale che vede nell’unità della Nazione il bene supremo e una destra federalista che ritiene che nella nostra nazione sia opportuno privilegiare le ricchezze e le peculiarità locali per dare maggior dinamismo ed energia a tutti.
Abbiamo una destra cattolica che fa delle questioni morali un importante momento di consapevolezza delle nostre radici e una destra laica che ritiene rilevante l’autonomia decisionale dello stato anche senza negare le radici inevitabilmente Romane e Cristiane della nostra Patria e Civiltà.
Abbiamo una destra fascista che ricorda le opere del Ventennio e il contributo dato dal Duce alla creazione di uno spirito unitario e una destra antifascista che, senza indulgere nella liturgia resistenzialista, ricorda ed è grata alle truppe angloamericane per aver sconfitto i tedeschi e portato l’Italia nell’ambito delle democrazie di stampo parlamentare.
Tutte queste destre, ognuna delle quali “spinge” per ciò che più le sta a cuore possono tranquillamente convivere, smussando ognuna le sue punte estreme e privilegiando ciò che le unisce.
Ma quale “destra” sarebbe quella che il signor Fini ha in mente ?
Quando mai sono idee di destra:
- l’apertura delle frontiere agli immigrati
- la concessione di voto agli stranieri
- la cittadinanza breve e lo ius soli
- l’eutanasia e l’estremizzazione del concetto di “testamento biologico”
- la considerazione delle pretese degli omosessuali come “diritti”
.
Quelle “idee” sono prettamente di sinistra e, infatti, il signor Fini incassa sperticati elogi dalla sinistra e trova spazio, per quel che dice in contrasto con il sentimento profondo degli elettori del Centro Destra, nei “salotti buoni” dei “poteri forti”.
Ma quella non è destra, la chiami pure “arcobaleno” o “pippo”, come gli pare, ma quella non è destra.
Ne tragga le conseguenze, con coerenza: si iscriva al pci/pds/ds/pd.
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17 settembre 2009

Onore alle Forze Armate Italiane

Ma adesso riportiamo a casa i nostri ragazzi.
Ero favorevole alle missioni in Afghanistan e Iraq, nonostante i rischi.
Molto meno al Kossovo e per nulla sul Libano.
Ma l’Afghanistan e l’Iraq rappresentavano due tasselli di un progetto entusiasmante che vedeva il Mondo Occidentale riprendere l’iniziativa.
L’impegno, rischioso, in Afghanistan e Iraq voleva condurci fuori dal terrore rappresentato dai criminali islamici che avevano aggredito l’Occidente, estirpando il male, cioè bonificando quelle zone.
Tale impresa presupponeva una guida certa, determinata e coerente.
E fino alle ore 12 di Washington del 20 gennaio 2009 quella guida l’abbiamo avuta: il Presidente George W. Bush.
Oggi non è più così.
Il nuovo inquilino della Casa Bianca non è persona affidabile come stanno imparando sulla loro pelle la Repubblica Ceca e la Polonia, lasciate sole con l’abbandono del progetto dello scudo missilistico che loro avevano, con coraggio, accettato di ospitare ed ora sono lasciate sole davanti all'ira della Russia.
Perché noi Italiani dovremmo ancora accettare il rischio di perdere altri nostri Militari ?
Per consentire a quel signore di abbandonare più agevolmente la partita contro il terrorismo ?
No grazie.
Prima che sia lui a voltarci le spalle costringendoci ad un precipitoso abbandono, ritiriamo le nostre Truppe dall’Afghanistan.
Anche nel nome dei Paracadutisti oggi caduti, senza più sapere il perché e senza più un obiettivo da raggiungere o un progetto da perseguire.

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16 settembre 2009

Bravo Berlusconi !

Naturalmente non ho guardato Porta a porta, mi basta leggere i commenti e devo dire “bravo, Berlusconi !” per gli stessi motivi per cui da sinistra gli rovesciano valanghe di accuse.
Bravo Berlusconi, perché davanti alla inconsistenza della proposta politica e amministrativa della sinistra (tanto che Franceschini è fuggito dal partecipare alla trasmissione) ha portato un esempio di efficienza e di solidarietà verso popolazioni colpite da un disastro naturale.
Bravo Berlusconi, perché non si è piegato davanti a Casini, intervenuto telefonicamente in trasmissione per difendere la sua Udc (basta guardare a dove l’Udc ha preso i voti e dove ha superato il quorum per il senato), anche a costo di lasciare alla sinistra, con cui l’apparato Udc si alleerà, alcune regioni: ma in quelle importanti l’Udc non serve per vincere.
Bravo Berlusconi
, perché ha rincuorato gli elettori del Centro Destra dicendo che i problemi sono tutti di Fini che dovrà decidere da che parte stare.
Bravo Berlusconi, perché le ha cantate chiare alla stampa ostile che cerca di scalzarlo e adesso veniamo a capire anche il perché.
Alcuni giorni fa un articolo a firma Carlo De Benedetti sul Sole, nel quale “l’ingegnere” chiedeva la riduzione irpef sui salari (carotina) per chiedere la patrimoniale sulle rendite (bastone): in pratica pensano di rimpinguare la cassa pubblica tartassando i risparmi.
E perché vogliono “fare cassa” ?
Oggi appare la richiesta di Marchionne della Fiat: occorrono gli incentivi alla rottamazione anche per il 2010.
Ecco come le grandi industrie, nelle mani dei finanzieri, pensano di far quadrare i conti: con i soldi pubblici.
Ecco perchè abbiamo un ulteriore motivo per sostenere un Berlusconi incattivito verso la stampa di proprietà delle grandi industrie e di simili finanzieri, perché finchè ci sarà lui possiamo avere una speranza di non vederci scippare i nostri risparmi con tasse e patrimoniali da destinare a lorsignori.

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15 settembre 2009

I diritti degli immigrati non sono un problema italiano

Ero incerto se scrivere un terzo post sul signor Fini dopo la querela (attentato alla liberta di stampa … o no, visto che a querelare non è Berlusconi ?) presentata contro Feltri e Il Giornale (e proprio da chi, dopo le querele di Berlusconi contro chi lo aveva aggredito per quattro mesi, aveva pontificato sul fatto che la politica non si dovesse abbassare ad essere fatta con le querele: fulgido esempio di coerenza) oppure se seguire l’idea iniziale di rincarare la dose contro l’onu e le organizzazioni internazionali che vorrebbero scaricare sull’Italia problemi che non sono italiani e non ci riguardano affatto.
Poiché, però, temo che Fini continuerà nelle sue esternazioni, mentre i commissari onu e ue ogni tanto si riposano, colgo l’attimo fuggente dell’aggressione onu alla nostra politica di respingimento, mascherata con il richiamo ai “diritti umani”.
In sostanza l’esponente di una nazione africana, la cui politica interna – a dimostrazione di quanto conti a casa loro il rispetto dei diritti umani - ha già costretto un Bianco a chiedere (ed ottenere) rifugio in Canada, si permette di sindacare chi e perché l’Italia dovrebbe ammettere sul proprio territorio.
La difesa dei presunti diritti degli immigrati, a totale danno dei primari diritti degli italiani: questa è la filosofia che sta alla base delle dichiarazioni di commissari onu e ue.
Allora che sia chiaro: le questioni interne delle altre nazioni, finchè non compromettono il nostro interesse, non ci riguardano.
E’ un problema interno alle altre nazioni il livello di democraticità, il rispetto dei diritti umani, la forma di governo, le scelte di politica economica.
Almeno finchè tali comportamenti non danneggino l’Italia.
E fino a quel momento la sorte di chi decide di lasciare la propria nazione senza un preventivo visto di ingresso in Italia, non è un problema italiano.
Qualunque sia il motivo per cui si abbandoni una nazione.
Poiché chi rilascia le dichiarazioni così stizzite sul presunto dovere dell’Italia di dare accoglienza a chiunque, lo fa scientemente e conoscendo perfettamente la situazione italiana, quel che segue spero serva a fermare il masochismo di alcuni italiani che, per puro spirito suicida, si accodano ed esaltano le corbellerie dei vari commissari ai diritti umani che straparlano a macchinetta.
L’Italia non ha territori deserti da (ri)popolare, quindi l’ingresso di nuovi soggetti non può che sovrapporsi in una densità di popolazione già alta.
L’Italia non ha lavoro per tutta la sua popolazione: come possono trovare lavori, se non ai margini (e oltre) della legalità quelli che arrivano da paesi stranieri ?
L’Italia non ha le strutture sanitarie per garantire cure celeri ed efficienti alla propria popolazione: l’ingresso di milioni di stranieri peggiorerebbe solo la situazione, tra l’altro senza poter incassare i contributi necessari a far funzionare la fatiscente macchina della sanità pubblica.
L’Italia non ha una scuola adatta ad accogliere chi neppure conosce i rudimenti del nostro linguaggio.
L’Italia non ha i mezzi finanziari per dare a milioni di stranieri casa, sanità, istruzione, e senza si allevano solo gli eserciti della criminalità.
L’Italia ha una propria Storia, proprie Radici che affondano nella Romanità e nella Cristianità, i nuovi arrivi hanno storie e radici diverse dalle nostre e tra loro stessi, alcuni sono di difficile integrazioni, altri pensano solo a mantenere i loro costumi, altri ancora ad imporceli, cominciando con il contestare i nostri (vedi i canti di Natale, il Crocefisso, gli ottimi e succulenti derivati del maiale).
Chi vuole imporre all’Italia di aprire le frontiere
ci vuole ridurre in miseria,
vuole fermare la nostra indipendenza politica ed economica,
vuole metterci in casa una bomba etnica che scoppierebbe con effetti disastrosi sulla sicurezza e sul nostro benessere
.
Chi blatera sul presunto obbligo di accogliere vuole solo il male nostro, dell’Italia e degli Italiani.

N.B.: L'immagine scelta per questo post non è casuale.
Rappresenta le idee di Alleanza Nazionale solo tre anni fa e il signor Fini era il Presidente di quel partito ...


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14 settembre 2009

Alla faccia dell’onu: continuino i respingimenti

Dobbiamo bloccare l’ingresso degli illegali in Italia al 100%, non solo al 90% come è accaduto dopo l’inizio dei respingimenti.
E se il commissario all’onu si lamenta, non credo gli negheremo la consegna a domicilio di tutti i suoi protetti.
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13 settembre 2009

Fini alimenta il falò delle stupidità

Se qualcuno avesse ancora dei dubbi su Gianfranco Fini, vada a rileggersi l’intervento alla riunione dell’Udc e li dissiperebbe.
Se, come si suol dire, è legittimo cambiare idea su singoli argomenti ed anche chi scrive ha cambiato idea sull’ingresso della Turchia in europa e sull’eutanasia, credo che non si possa dire altrettanto su chi ribalta completamente tutte le sue idee.
Io, ad esempio, non ho cambiato idea sui comunisti, sul Fascismo, sul Duce, sulla pena di morte, su quale genere di rapporto sessuale sia normale, sul danno dell’immigrazione indiscriminata, sulla superiorità della civiltà Occidentale, Romana e Cristiana, sulla necessità di ridurre le tasse e l’intervento dello stato.
Cosa pensare di chi, invece, oggi dice il contrario di ciò che affermava sino a ieri ?
Come minimo che è una persona inaffidabile, perché se i camerati di ieri non possono più avere fiducia in lui avendo cambiato idea, altrettanto vale per i compagni di oggi che dovrebbero sempre porsi la domanda: ma domani dirà le stesse cose o cambierà nuovamente idea ?
Ma il “cambiamento” di Fini lo si denota anche dalla manipolazione del pensiero altrui che opera sposando in pieno la tattica comunista della disinformazione.
La sua affermazione circa il suicidio che si porrebbe in atto se non si riconoscesse l’universalità dei diritti umani, significa soltanto l’acquiescenza e il rilancio della distorta interpretazione sinistra seconda la quale la politica contraria all’immigrazione, alla concessione del voto e della cittadinanza, di cui la Lega e tutti gli elettori del Centro Destra sono convinti assertori, sarebbe una azione tesa a conculcare i diritti degli immigrati.
E’ una colossale mistificazione.
Chi mette in pericolo i diritti degli immigrati e anche degli italiani, è proprio chi propone una politica di accoglimento impossibile nei fatti.
Bene ha risposto Bossi alle affermazioni di Fini, neosacerdote del politicamente corretto, che il primo diritto da rispettare è quello degli italiani, padroni assoluti a casa loro.
E noi rispettiamo pure gli immigrati, che siano ugualmente padroni assoluti, con diritto di voto attivo e passivo, ma a casa loro, non a casa nostra.
Credo che persino Fini e i suoi sostenitori reagirebbero male se io mi infilassi a casa loro e pretendessi di cambiare la disposizione dei mobili, le priorità di spesa o l’alimentazione.
Allora perché quel che rifiutiamo a casa nostra, dovremmo accettarlo sulla nostra terra ?
Senza contare che non si fa certo un favore agli immigrati a proiettare l’immagine di un’Italia pronta ad accoglierli, quando poi lavoro non c’è neppure per gli italiani, quando non possono trovare alloggi, quando dovrebbero vivere di elemosina e verrebbero spinti ben oltre il margine della legalità.
E non citiamo i pericoli cui li si induce per affrontare un viaggio della speranza necessariamente delusa: perché l’Italia non può essere il rifugio di tutti i diseredati del mondo.
Perché non abbiamo né le risorse, né gli spazi per interpretare quel ruolo.
Perché prima di tutto viene il benessere e la sicurezza degli italiani.
Il Fini che sposa la propaganda sinistra e trasforma la legittima difesa dei diritti degli italiani in lesione dei diritti degli immigrati, è un Fini che non interessa il Centro Destra e che lasciamo ben volentieri al pci/pds/ds/pd.
Fini potrebbe, oggi, fare almeno un gesto di dignità: andarsene dal pdl.

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11 settembre 2009

Fini al capolinea

Se io fossi Fini (ma, grazie agli Dei, non lo sono) e leggessi i commenti della stampa di Centro Destra e, soprattutto, dei lettori, cioè della base elettorale che mi ha eletto, esclamerei: ma cosa ho fatto !
Fini aveva ereditato la segreteria di un partito ai margini dell’agone politico e, grazie ad una serie di circostanze fortunate, si è ritrovato all’interno del maggior partito italiano, al governo, addirittura assiso sulla terza poltrona istituzionale.
Gli sarebbe stato sufficiente esibire la sua indubbia capacità dialettica a sostegno della linea del partito (cioè di Berlusconi) per ereditare, senza colpo ferire, fra qualche anno anche la poltrone di Premier.
Perché in quel settembre del 2003 si è messo a straparlare di voto agli immigrati ?
Sì, perché da quel momento Fini non fu più il Fini che Giorgio Almirante aveva voluto insediare al suo posto.
Facile ipotizzare che Fini si sia arreso alla propaganda sinistra che dava, anche allora, per spacciato Berlusconi, salvo poi ricredersi dopo la tapina figura di Prodi nel 2006-7.
Ma un voltafaccia e ritorno è scusabile, ma questo lungo filotto di petizioni sinistre che Fini sta esternando in parallelo alla aggressione che subisce il Premier dalla stampa di sinistra, non può che indurre nel legittimo sospetto di secondi fini.
Fini pensa, sbagliando, che eliminato Berlusconi, magari con un governo “istituzionale” da lui presieduto, poi possa diventare la figura di riferimento del Centro Destra, acquisendo i venti milioni di voti dell’Area politica cui, oggi, sta voltando le spalle.
Sbaglia due volte.
Sbaglia perché nessuno di noi lo voterebbe dopo quello che ha detto e fatto e, soprattutto, nessuno lo voterebbe su un programma che prevede il voto e la cittadinanza facile agli immigrati, l’accoglimento dei clandestini, l’eutanasia, la concessione di leggi di privilegio per gli omosessuali e tutto l’armamentario di un partito di sinistra.
Ma sbaglia, soprattutto, perché si illude di poter riuscire in quello in cui fallì Dini, quando, voltando le spalle a Berlusconi, si costruì il suo partito, raggiunse il 4%, fece il ministro degli esteri al servizio di Prodi, D’alema e Amato e, poi, scomparve nel nulla.
Ma facciamo un’altra ipotesi.
Fini non ha secondi fini.
Ha veramente cambiato (direi: stravolto) le sue idee.
Ne tragga le conseguenze: se ne vada dal Centro Destra.
A Gubbio Fini ha espresso l’idea che una “destra moderna” dovrebbe essere a favore della cittadinanza per gli immigrati, del voto agli immigrati, e di tutte quelle ridicole amenità che sta dicendo in giro da qualche mese, anzi da qualche anno ma da qualche mese con ostinata insistenza.
Non si accorge, Fini, che la sua “destra moderna” è la sinistra di oggi, di ieri e di domani.
Se ne è invece accorto Bersani che, forse per dare una stoccata a chi probabilmente vede come un futuro concorrente alla poltrona cui aspira, ha detto: siamo con Fini perché Fini ha espresso le nostre idee.
Bersani ha ragione.
Fini ha espresso le idee della sinistra e se sono le idee della sinistra non ha più nulla a che vedere con il Centro Destra.
Facciano, allora, la grande alleanza antiberlusconiana con Di Pietro, Fini, Casini, Follini, Vemtroni, D’alema, Franceschini, Bertinotti, i verdi e chi più ne ha, più ne metta.
L’elettorato di Centro Destra, come dimostrano i commenti su Il Giornale e su Libero, continuerà a dare il proprio voto maggioritario a Berlusconi e Bossi, magari rinforzati dalla Destra Radicale che il suo 3% lo vale e solo un 3% rappresenta tutto ciò che Fini, al massimo, potrà portarsi dietro.

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10 settembre 2009

11 settembre da non dimenticare

E siamo a otto.
Otto anni da quell’11 settembre 2001, quando il terrosimo islamico ha gettato la maschera e chi voleva capire (che si tratta della vecchia guerra tra occidente e oriente, tra libertà e tirannia, tra la vita e la morte, tra la luce e l’oscurità) ha capito.
Oggi, otto anni dopo, sembra che l’illuminazione di quel tragico evento sia svanita nelle teste, persino degli americani che hanno eletto a presidente uno “giovane, bello (?) e abbronzato” che si era pure scelto per consigliere un tizio che attribuiva la carneficina dell’11 settembre a responsabilità governative.
Purtroppo gli americani, eterni bamboccioni, che con il Presidente George W. Bush ci avevano dato la speranza di crescere e di volersi assumere le responsabilità che competono alla nazione guida del mondo, oggi sembrano nuovamente ripiegarsi su se stessi, presi dalla follia di smantellare l’impianto di sicurezza che ha garantito loro, prima ancora che a tutto l’Occidente, la sicurezza contro gli attentati terroristi.
Invece di perseguire i criminali assassini, perseguono chi (agenti e funzionari dei servizi segreti, militari, politici) quei terroristi hanno posto nelle condizioni di non nuocere.
Così i morti dell’11 settembre e della liberazione dell’Afghanistan e dell’Iraq diventano morti inutili.
Ma forse no.
Finchè ci sarà qualcuno che ricorderà nel giusto modo quell’11 settembre, quelle morti non saranno inutili, perché resteranno un monito a tutto l’Occidente, per non abbassare mai la guardia e ricordare che il nemico è sempre pronto davanti alla porta orientale.

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09 settembre 2009

Napolitano celebra persino l'8 settembre

La morte di Mike Bongiorno ha, ieri, fatto passare in secondo piano la triste ricorrenza della badogliata di 66 anni fa.
Oggi, però, non è possibile tacere davanti alla celebrazione che dell’8 settembre è stata fatta da Napolitano e altri (persino da Alemanno !!!).
Forse i celebranti, nella loro foga di ricamare una storia resistenziale scritta per i posteri, si sono lasciati prendere la mano e non hanno ponderato con la necessaria freddezza che cosa rappresenti l’8 settembre.
Indipendentemente e indifferentemente da come la si pensa sul Fascismo, sul Duce, sulla seconda guerra mondiale e persino sull’apporto che i resistenzialisti avrebbero dato alla vittoria degli angloamericani, celebrare l’8 settembre significa dare lustro ad un episodio vergognoso che è sinonimo di tradimento verso un alleato.
L’8 settembre noi italiani ce lo siamo portati addosso come un fardello sino alle missioni in Afghanistan e in Iraq, dove, nonostante le perdite subite, abbiamo, finalmente, tenuto duro e non abbiamo operato lo “switch” di alleanze che ci ha fatto tristemente conoscere al mondo come inaffidabili, infidi e traditori.
L’8 settembre questo è e se Napolitano e altri pensano di collocarlo tra le radici della loro venerata resistenza, non credo rendano un buon servizio alla loro parte politica ed alla agiografia resistenzialista.
E a pochi giorni dall’inizio delle scuole è anche altamente diseducativo, anche da un punto di vista civico, celebrare un tradimento, quando, invece, ai giovani dovrebbero essere additati esempi di Onore, di Fedeltà e di Lealtà, esattamente l'opposto, cioè, di quel che rappresenta l'8 settembre.
Certo che, nei giorni in cui Fini si comporta in modo ostile a Berlusconi e contrasta con pubbliche dichiarazioni le idee di fondo che animano il sentimento del Popolo di Centro Destra, celebrare l’8 settembre, cioè celebrare un tradimento verso gli Alleati, è un po’ come impartire una assoluzione preventiva ad altri, poco edificanti, episodi della stessa natura che forse qualcuno ha in animo di porre in essere ed altri sperano che accadano.
E di questo, spero, Berlusconi ne terrà conto e darà soddisfazione ai suoi elettori, sposando le tesi di Vittorio Feltri.

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08 settembre 2009

Mike Bongiorno: la nostra televisione

Pochi giorni dopo la morte di Virgilio Savona, la “mente” del Quartetto Cetra, dobbiamo tristemente registrare anche la inaspettata scomparsa di Mike Bongiorno.
Inaspettata perché era con curiosità che aspettavamo di vedere la riedizione del Rischiatutto, il telequiz che fu una costante nella nostra adolescenza, forse il simbolo più conosciuto, citato e rimpianto della televisione in bianco e nero di quella Italia che, nonostante tutto, cresceva.
Di Mike Bongiorno, morto oggi a 85 anni, pare per infarto, potrete leggere biografie e “coccodrilli” preparati da tempo.
Io lo voglio ricordare come uno di quei “grandi vecchi” della televisione di cui, oggi, rimane ormai il solo Raimondo Vianello.
Il primo ricordo di Mike Bongiorno in televisione mi affiora nella mente, rigorosamente in bianco e nero, con uno schermo in cui “l’effetto nebbia” la faceva da padrone.
Non abito in una zona favorita per l’analogico (e anche il digitale terrestre ancora non “mi ha raggiunto”) per cui potrei sbagliarmi, ma era il secondo canale che si vedeva peggio ed era lì, credo, che trasmettevano “La fiera dei sogni”.
Ma il vero trionfo, mai più eguagliato nonostante i ripetuti successi delle sue trasmissioni, lo ottenne con il “Rischiatutto”.
Tre concorrenti “l’un contro l’altro armati” di conoscenza e di riflessi.
Ognuno con una materia a propria scelta per le domande iniziali e quella finale (quale busta ? la uno, la due o la treeeee ?) e in mezzo il tabellone, con il rischio e il jolly, ma anche con una varietà di argomenti che richiedevano una cultura generale di base.
E parte di quelle nozioni ci sono rimaste impresse, a imperitura memoria.
Come la perfetta conoscenza de “I tre moschettieri” da parte del signor Ernesto Marcello Latini, cui, mi ricordo ancora, fu domandato persino : quale personaggio apre una porta e dice “eh?”.
Appassionato dei romanzi di Dumas (e in genere dei “romanzi d’appendice”) sarei caduto su quella domanda strana e particolare.
Ma il campione seppe rispondere con certezza: Richelieu (alla fine del romanzo, il Cardinale volle rappacificare i suoi moschettieri con quelli del Re, ma appena uscito questi ripresero a litigare ed è allora che rientra e si esprime semplicemente con un “eh?”).
E che dire del campionissimo, il più grande anche se a vincere la supersfida fu il toscano Andrea Fabbricatore, Massimo Inardi che cadde sull’Agrippa (Marco) del Pantheon per un lapsus con l’Agrippa dell’apologo (Menenio).
Conobbi, nei primi anni ottanta, una delle campionesse di Mike.
Una bella donna, anche se frenetica nelle sue mille attività, che mi raccontò che Mike era persona di grande cultura e molte delle domande erano da lui preparate.
A suo parere anche le celeberrime gaffes erano studiate a tavolino per dare copertura (oggi si direbbe: mediatica) alla trasmissione ed al personaggio Mike.
E Mike si circondò sempre di belle donne, come "vallette", termine scevro da ogni "politicamente corretto", di cui due, su tutte, emergono dal lungo elenco: Sabina Ciuffini, la valletta del Rischiatutto, con le prime minigonne televisive "spinte" e Paola Barale, che in tempi più recenti seppe trovare una propria strada verso il successo televisivo (ma anche lei con notevoli minigonne ai tempi in cui era la valletta di Mike).
E fu un’altra campionessa, Giuliana Longari, la prima vera campionessa del Rischiatutto, divenuta famosa per una gaffe mai provata.
La famosa frase: signora Longari mi è caduta sull’uccello (intendendo: ha sbagliato una domanda di ornitologia).
Mi ricordo che Mike ha più volta sfidato a trasmettere lo spezzone di quella gaffe, ma nessuno ci è mai riuscito.
E come dimenticare il “tifo” mai nascosto per la Juventus e le pubblicità, in cui Mike fu maestro ?
Dalla Grappa Bocchino (“sempre più in altoooo”) a Dash, alle varie televendite all’interno delle sue trasmissioni.
Così moderno che neppure la seconda generazione della televisione (ad esempio Baudo) è riuscito ad eguagliarlo.
Così anche Mike Bongiorno raggiunge Corrado e Alberto Sordi, Alberto Lupo e Virgilio Savona e ascende al pantheon dei miti televisivi di un’Italia che non c’è più, un’Italia migliore, più ruspante anche se più povera, con la sua liretta così oscillante eppure così solida.
Quelli della mia generazione ricorderanno per sempre quel Rischiatutto e, forse, il Fato non ha voluto che a quelle splendide e nostalgiche immagini in bianco e nero se ne sovrapponessero altre, colorate, troppo moderne.


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06 settembre 2009

Ci credono proprio boccaloni come chi li vota ?

Ieri ero in viaggio e ascoltavo la radio.
L’unica stazione che riesco a seguire senza dover continuamente modificare la frequenza è radio 24, la radio del Sole 24 Ore.
Non è granchè, come non lo è il quotidiano che sono costretto a leggere ogni mattina perché è l’unico che riporta ampie pagine di “norme e tributi”.
Ma le pagine sugli interni, esteri, cronaca, sono decisamente poco interessanti, banali e non si distinguono affatto dalla politica della stampa all’85% di sinistra.
La radio del Sole, non fa eccezione, è un succedersi di programmi la cui linea editoriale o comunque qualche battuta, bersaglia sempre Berlusconi.
Ieri hanno intervistato D’alema.
Cosa ha detto la ”mente più lucida della sinistra” (dopo Fini) ?
Che un “paese” dove il direttore del quotidiano dei vescovi è costretto a dimettersi per la campagna di stampa condotta dal Giornale che ha voluto colpire chi critica il Premier è un “paese” dove la libertà di informazione è a rischio.
E questo, conclude “baffino”, dovrà essere fatto capire al Giornale, a Libero e al loro "mandante".
Ora, D’alema era quello che preconizzava una “scossa” contro Berlusconi, eppure le “scosse” le ha avute la sinistra con lo scandalo che sta coinvolgendo sempre più dirigenti della sinistra pugliese e con la ridicola campagna di pettegolezzi contro il Premier che si è trasformata in campagna in difesa di chi fu condannato per molestie.
E questo la dice lunga sulla lungimiranza del soggetto, lo stesso che nel 2000 pronosticava 8 regioni a 7 a favore della sinistra (furono 9 contro 6 a favore del Centro Destra).
Ma la dichiarazione della “mente più lucida della sinistra” (dopo Fini) è sorprendente perché sembra che consideri tutti coloro che la ascoltano alla stregua di boccaloni pronti a credere a tutto ciò che proviene “dal partito”, una sorta di edizione riveduta della barzelletta sui coccodrilli che volano (riportata in evidenza vicino alla testata in Svulazen ).
La maggior parte degli ascoltatori di radio 24 sarà anche di sinistra, ma non tutti.
E quelli che ragionano, si domandano:
1) i fatti attribuiti al signor Boffo dai documenti del Giornale sono veri o falsi ?
2) E se fossero falsi perché il signor Boffo si è dimesso ?
3) Ma se sono veri, dov’è la minaccia alla libera informazione ?
4) Forse è quella che è portata da chi ha attaccato Feltri e il Giornale che hanno pubblicato documenti veri ?
5) E se i fatti sono veri e viene attaccato chi li ha portati alla luce, quale libertà di stampa è sotto minaccia ?
6) Quella che riporta i fatti veri o quella che si limita a rotolarsi nei pettegolezzi ?

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04 settembre 2009

Vince Feltri.Perde la sinistra.Rischia la Chiesa

Le dimissioni del signor Boffo da direttore di Avvenire, rappresentano un primo atto di giustizia in questa calda estate dei pettegolezzi e delle veline.
Silvio Berlusconi ha subito, per mesi, una aggressione fondata su vicende esclusivamente personali e prive di qualsivoglia rilievo penale, ma è ancora al timone dell’Italia.
Il signor Boffo, che si era erto a moralista senza averne il pedigree per un passato decreto penale di condanna, è invece “a spasso”.
Vittorio Feltri che, con la grinta che lo contraddistingue, non ci sta a prendere schiaffoni o a vedere che la sua parte politica li prenda senza reagire, come già fece con la fotografia pubblicata su “Libero” di Silvio Sircana (portavoce di Prodi) che parlava con un trans nella notte romana, ha cercato ed ha trovato materiale per dimostrare che chi, farisaicamente, faceva la morale al Premier, non aveva titolo per tale ruolo.
Silvio Berlusconi, lungi dall’essere indebolito, ha potuto constatare che si sono stretti attorno a lui gli elettori del Centro Destra e anche quanti, come me, pur non apprezzando un partito che ancora tollera tra le sue fila il signor Gianfranco Fini, gli riconoscono la leadership dell’intera Area politica di Centro Destra.
La sinistra, priva di progetti e di idee, dilaniata da una lotta intestina più feroce di quanto non possa apparire all’esterno, ancora una volta si era aggrappata alla prima zattera di passaggio che, però, si è rivelata piena di falle.
Perde la sinistra perché sta mostrando i suoi limiti di leadership e di idee.
Per la prima si stringe attorno alle esternazioni del signor Gianfranco Fini, cui la stampa di sinistra (a cominciare da Corsera, Stampa e Repubblica) dedica titoli similari di prima pagina, per la seconda non trova nulla di meglio che appiattirsi sui pettegolezzi di Repubblica prima e poi sulle difese del signor Boffo di quella Cei cui tante volte aveva intimato di tacere quando interveniva sulle questioni sensibili.
La Chiesa, dunque.
Rischia, ha rischiato e rischia ancora.
Ha rischiato di uscire con le ossa rotte da uno scontro istituzionale con il governo italiano e persino con un quotidiano che aveva pubblicato una notizia e un documento evidentemente vero, vista la conclusione.
L’ostinato (e meritevole di ben altra causa) sostegno della Cei nei confronti del signor Boffo non può che nascondere un profondo disagio e incertezza nel rapporto con la società civile.
Gli esperti vaticanisti, però, avevano avvertito il silenzio del Vaticano e di quei vescovi e cardinali più conservatori e che non si fanno irretire dal populismo dei preti rossi, anche sui temi dell’immigrazione trattati ben diversamente anche dal Santo Padre rispetto alla faciloneria e approssimazione di certi vescovi “politicamente corretti”.
E i vaticanisti avevano colto nel segno.
La telefonata del Papa al cardinale Bagnasco, lungi dal rafforzare la posizione del signor Boffo, ha evidentemente costituito uno stop ad una pericolosa china che rischiava di alienare alla Chiesa – senza farle acquisire nulla dall’altra parte - il sostegno di quell’elettorato e di quei parlamentari fondamentali per la battaglie che desidera fare contro la deriva morale della nazione e che il Centro Destra pur condivide appartenendo al sentimento della sua base elettorale che, però, non accetterebbe una Chiesa che gioca su due tavoli.
Aspettando la prossima aggressione a Berlusconi, ora sarebbe opportuno approfittare del momento favorevole e accelerare nell’imprimere una vigorosa sterzata alla nazione e nell’affrontare temi come l’immigrazione, la sicurezza e l’ordine (anche quello mentale e morale ...) .

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03 settembre 2009

Essere chiari sull'immigrazione

Bastano poche e chiare parole sull’immigrazione, evitando di incartarsi sui massimi sistemi.
Non c’è posto per altre persone in Italia.
Punto.
Accoglierne migliaia che, poi, con tutte le menate sul ricongiungimento finisce che diventano decine, centinaia di migliaia, significherebbe alterare, per sempre, la struttura etnica, sociale e culturale dell’Italia.
Peggio ancora, significherebbe porre le premesse per una progressiva (man mano che diminuisce il divario tra la popolazione immigrata e quella autoctona) ritirata degli Italiani dal posto di comando che spetta loro sui destini della loro Patria e della loro terra, ereditata dai Padri e che dovrà essere lasciata intatta ai Figli.
Si comincia con poco, ad esempio con la limitazione all’utilizzo delle nostre piscine per alcune ore, perché resterebbero aperte solo alle islamiche coperte dei loro “burkini”.
Poi i Canti di Natale e i salumi.
La Croce e gli auguri che diventano solo di “buon anno”, con palese omissione del “Buon Natale”.
E nuovi contratti di lavoro per “venire incontro” alle preghiere musulmane ed ai loro riti (come quello del ramadan).
Ma ve l’immaginate che razza di nazione colabrodo sarebbe la nostra ?
Se poi ci aggiungiamo che, come abbiamo visto altrove, c’è sempre qualche quinta colonna che si presta per favorire queste invasioni, ecco che la posizione deve essere quanto più rigida possibile e ancora di più.
Bene, dunque, la politica dei respingimenti perché non è materialmente possibile dare asilo neppure a chi ne avesse effettivamente i requisiti: l’Italia ha già dato negli anni passati, ora basta, tocca ad altri.
Bene le espulsioni ed i Cie.
Bene ogni iniziativa che chiuda definitivamente le nostre frontiere a musulmani e africani.
Porte aperte, nei limiti di quote ben definite in base ad eventuali necessità, per chi dovesse provenire dall’est europa o dall’Asia cristiana.
L’europa, quindi, farà bene a ripartirsi gli eventuali ingressi, ma sulla base di 26 stati: l’Italia, ripeto, ha già dato (anche troppo).

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01 settembre 2009

Il manganello di Berlusconi sui denti gli eurocrati

Le agenzie battono una notizia esaltante : un Berlusconi grintosissimo risponde sul muso agli abatini eurocrati che alzano il ditino ogni volta che l’Italia respinge (giustamente) un barcone di illegali.
Credo che di questo nuovo Berlusconi dobbiamo rivolgerci in tre direzioni per i ringraziamenti:
1) dobbiamo ringraziare Repubblica e i republicones che da mesi stanno aggredendo il Premier sul nulla e, fortunatamente, Berlusconi ha deciso di non porgere più l’altra guancia;
2) dobbiamo ringraziare i preti rossi, oggi smentiti anche dall’Osservatore Romano (a dimostrazione che alcuni sacerdoti, certi vescovi e persino la Cei sono una cosa, ma la Chiesa Cattolica, guidata da Benedetto XVI è ben altra e più seria);
3) dobbiamo ringraziare Fini Gianfranco che si affanna a mollare calci negli stinchi di Berlusconi, non riuscendo ad arrivare più in alto
.
Berlusconi ha risposto benissimo agli eurocrati che, subito, si sono affrettati a dire che chiedere notizie non vuol dire criticare.
In Italia devono entrare solo coloro che gli Italiani desiderano che entrino, gli altri: fuori !
Bene quindi continuare nel respingimento dei barconi degli illegali, tanto più che non è possibile pensare di ospitare milioni di diseredati e neppure di concedere asilo a tutti coloro che provengono da certe zone.
Ricordo solo che nel Corno d’Africa ci sono 20 milioni di persone: se si imbarcano verso l’Italia, che facciamo ?
Solo perché provengono dal Corno d’Africa concediamo asilo a tutti loro ?
Credo che neppure i dirigenti del pci/pds/ds/pd arriverebbero a dire una simile corbelleria (però non chiedetemi di mettere la mano sul fuoco per loro …).

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