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29 luglio 2011

L'asilo infantile? Guardare sempre a sinistra

Ieri pomeriggio, mentre guidavo rientrando a Bologna, ho ascoltato la trasmissione Baobab.
Un argomento riguardava la crisi economica ed erano ospiti un sottosegretario all'Economia e il responsabile economico del pci/pds/ds/pd che mi sembra si chiami Fassina.
Al sottosegretario che cercava di ragionare sui problemi e su come affrontarli, il Fassina replicava recitando il mantra bersaniano: il Governo non è credibile, deve andarsene, ha perso legittimità.
Poi, ma solo poi, si può discutere dei problemi.
Il tono del rappresentante post (?) comunista era così querulo che mi ha ricordato le scene dei bambini dell'asilo infantile, quando litigano e, picchiando il piede ripetutamente per terra, si intestardiscono a volere quel che gli adulti, per il loro bene, non concedono.
Evidentemente il mio pensiero è stato condiviso anche dal conduttore che, spazientito all'ennesima recitazione del mantra, ha chiesto: insomma, questo sarà il passato, ma per il futuro cosa proponete.
Il Fassina, ribadendo che l'unico futuro possibile è senza Berlusconi, ha detto che ... bisogna sostituire questa manovra con una che colpisca le rendite.
Ecco tutta la sostanza della sinistra.
Non ridurre le spese e gli sperperi del dirigismo statalista, ma impossessarsi dei risparmi degli Italiani.
A confronto la manovra infame di Tremonti è una carezza per il contribuente italiano.
E che dire di Napolitano e della sua crociata contro i ministeri al Nord ?
Annuncio di lettera "riservata" (ma se era riservata, perchè l'ha annunciata?).
Poi, ignorato dal Governo, prende cappello e pubblica la lettera, perdendo così quel minimo di credibilità residua quale "terzo" e rivelando come la sua azione sia solo sussidiaria in assenza di iniziative da parte del suo partito.
Tra l'altro mi vien da dire "da che pulpito", visto che l'unica volta in cui Napolitano fu chiamato a "fare" (ministro degli interni con Prodi nel 1996-1998) fece talmente male che i suoi stessi compagni lo pensionarono, preferendogli Rosa Russo Iervolino: ed è detto tutto !
Oggi, poi, sento la Finocchiaro, con quella voce che immagino assai stimolante per l'ex governatore del Lazio Piero Marrazzo, che si scaglia contro quello che lei chiama il "processo lungo" e che invece, come il "processo breve", è solo "processo giusto".
E non poteva essere che contraria, rivelando il vecchio e mai rimosso concetto stalinista della giustizia, ad una norma che realmente mette sul piano di parità accusa e difesa.
Senza il provvedimento votato ieri dal Senato l'accusa potrebbe continuare a produrre tutti i testimoni necessari, mentre la difesa potrebbe vedersi cancellare le testimonianze di cui ha bisogno.
Con la nuova norma, ove definitiva, accusa e difesa potranno chiamare tutti i testimoni di cui ritenessero aver bisogno.
E' il processo giusto, come è giusto che un procedimento duri per tempi ben definiti e non resti sospesa, come una spada di Damocle sul capo dell'imputato ancora innocente fino a sentenza definitiva passata in giudicato, un'accusa, di qualunque genere, che condiziona sempre i comportamenti di chi vi è soggetto, anche se totalmente innocente.
Ma penso che, per quanti sforzi facciano, nessuno possa togliere a Bersani i galloni di capoclasse.
Esilarante la sua reazione alle vicende che emergono sui vari episodi di presunta corruzione e malversazione, con la convocazione di una class action degli iscritti.
Contro i dirigenti del proprio partito il cui comportamento ne danneggia l'immagine ?
No, contro i giornali che danno le notizie e le commentano, esattamente come a sinistra hanno sempre commentato analoghe vicende riguardanti gli esponenti del Centro Destra.

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1 commento:

marshall ha detto...

Come avviene spesso con i tuoi post, anche questo rientra nella categoria dei top post.
Forte, e da far ridere anche le mummie quella frase pronunciata da quel certo Fassina: "Prima se ne deve andare Berlusconi, poi parliamo!". Un ottimo programma di governo, degno di comari da cortile che non saprebbero cavare un ragno da un buco in situazioni economiche così critiche come le attuali.