Gli europeisti, che ancora proliferano sotto le querce, sui colli più alti di Roma e sempre a sinistra, hanno nel corso degli anni svenduto la nostra Sovranità.
Per colpa loro e di chi li ha votati, abbiamo gradualmente concesso ad un organismo internazionalista, oscuro nelle finalità e rigido nella sua ottusa ragioneria da condominio, di proporre e poi imporre le sue direttive, facendoci ingannare dal ridicolo delle prime riguardanti cetrioli e banane.
Gli abbiamo quindi ceduto uno dei cardini dell'Indipendenza di un Popolo e di una Nazione: battere moneta.
Per sette anni, è riuscito ad imporci le sue regole sui bilanci e persino sulla tutela dei confini della Patria che è un altro dei pilastri fondamentali sui quali regge l'Indipendenza di un Popolo e di una Nazione.
Oggi abbiamo in Italia un Governo che cerca di affrancarsi dallo stato di schiavitù in cui i Monti viventi ci hanno costretto.
La reazione è violenta.
Non possiamo fare il bilancio che vogliamo a pena di una procedura di infrazione che si concluderebbe con una sanzione economica.
Non possiamo dire basta alla Tav pena l'obbligo di restituire finanziamenti, peraltro prelevati da un fondo che l'Italia contribuisce a formare dando molto più di quello che riceve.
Non possiamo chiudere i porti e respingere l'invasione degli immigrati pena il berciare di qualche associazione non governativa, prona al globalismo assistenzialista e pauperista, con annessi interventi di corti europee o internazionali.
Come quando uno sprofonda in un vizio, uscirne è sempre più difficile che entrarne.
I Prodi, i Ciampi, i Monti, i Renzi, i Gentiloni, gli Amato ci hanno spinto in Europa, trasformando quello che doveva restare un mercato comune di libero scambio di merci e persone, in una mostruosità politica e, soprattutto, nella succursale del più scalcinato, ma rigido, istituto di ragioneria.
A piccoli passi, con piccoli strappi e, soprattutto, sapendo scegliere quando si vota, potremo uscirne.
O cercare di far crollare, come Sansone con i Filistei, tutta la costruzione.
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