Una manifestazione festosa, luminosa, baciata anche dal Sole.
Ben differente dalle piazze dell'odio, quelle che innalzano cartelli e manichini incitanti all'odio verso Salvini, il nuovo babau di una sinistra che oggi va a braccetto con il babau di ieri, Silvio Berlusconi.
I commenti dei quotidiani all'indomani della manifestazione leghista dell'8 dicembre a Roma trasudano livore che qualche giornalista cerca di mascherare con un'ironia forzata che sarebbe meglio riservare alla pagliacciata delle "primarie" del pci/pds/ds/pd invece di dedicarvi analisi pseudo serie.
Salvini non ha detto nulla di nuovo e questo è un bene.
Vuol dire che ha una Stella Polare da seguire, senza tante distrazioni, facendo i conti con la realtà dei numeri che lo obbligano a stare al governo con Di Maio.
Magari posso avere delle perplessità e riserve su quello che i commentatori hanno definito il nuovo Pantheon leghista (Martin Luther King, Giovanni Paolo II e Alcide De Gasperi) non riuscendo a pensare a nessuno dei tre all'interno del mio Pantheon personale.
Ma pragmaticamente quello che conta è il risultato.
Il blocco dei porti alle ong che ci scaricavano clandestini.
Una legge che aumenti la sicurezza degli Italiani e riduca la possibilità di ammettere immigrati.
Una legge per la legittima difesa.
Il primo tassello della flat tax che prima della fine della legislatura dovrà essere estesa a tutti.
E sì, gli conferisco mandato per trattare con l'unione sovietica europea.
Con rispetto, con gradualità, con pazienza, ma con un vincolo: uscire dall'euro come primo passo per affrancarci da questa unione di ragionieri e di burocrati.
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