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No alla deriva

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05 gennaio 2020

Ricordiamoci che il Male è l'Iran




Gli Stati Uniti hanno eliminato un generale iraniano che sembra fosse la testa pensante delle azioni terroristiche che l'Iran favorisce (ad esempio l'assalto piratesco alle petroliere).
I sostenitori della vile e pavida unione sovietica europea berciano a reti unificate sul pericolo di "ritorsioni" dei terroristi manovrati da Teheran dopo l'azione americana e sembrano addebitare la colpa al Presidente Trump.
L'unico in Italia che ha preso chiara posizione a favore di Trump è stato il leader della Lega Matteo Salvini, con il quale sono totalmente in sintonia.
Ho letto un intressante articolo sul Carlino che riportava l'opinione di un esperto israeliano, favorevole all'azione.
Purtroppo è emblematico il titolo forse frutto del redattore e certamente estraneo al contenuto dell'intervista: "Ma ora i terroristi iraniani colpiranno ovunque" espressione di una viltà che sembra diffusa.
Perché se si teme che "ora i terroristi iraniani colpiranno ovunque", vuol dire che si riconosce che quelli sono terroristi, che sono presenti tra noi ma che, solo per codardia, non dovremmo dare loro la caccia, nella tipica speranza dei deboli che quelli si dimentichino di noi e ci lascino in pace.
Così si sedimenta la sub cultura della sudditanza che diventa subito servitù e poi schiavitù.
Se invece si riconosce che ci sono terroristi iraniani, dobbiamo identificarli e neutralizzarli, cominciando dalla loro catena di comando come ha giustamente fatto Trump.
Storicamente, poi, l'Islam è sempre stato aggressivo, tranne nei periodi successivi a batoste militari.
E tanto più le sconfitte militari sono state pesanti, tanto più tempo è passato prima che tornasse a minacciare la nostra Libertà e Sicurezza.
Quindi abbiamo bisogno esattamente del contrario di una ovattata ritirata, come nei confronti di tutti i bulli, l'unico linguaggio che comprendono è quello della forza, perché non osano ataccare chi è più forte.
Del resto la "ritorsione" non segue una immotivata reazione degli Stati Uniti, perché a provocare sono stati i seguaci degli ayatollah che hanno tentato di assalire l'Ambasciata Americana a Bagdad.
Ma Trump non è Carter ed ha reagito.
Consiglierei a chi si spaventa se un presidente difende la dignità della sua nazione, di riguardarsi un vecchio, bellissimo film con David Niven e Charlton Heston: 55 giorni a Pechino.
Molti politici e giornalisti avrebbero solo da imparare e, chissà, non riesca a stimolare quelle ultime tracce di dignità che dovrebbero esistere anche negli animi più vili.




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