Il 26 gennaio prossimo andranno alle urne calabresi ed emiliano romagnoli per l'elezione dei rispettivi presidenti e consigli regionali.
Da bolognese, quindi emiliano, ho un occhio molto attento per la mia regione, amministrata dai comunisti sin dal 1970 quando, istituite le regioni a statuto ordinario, venne eletto il sindaco di Bologna Guido Fanti.
Ogni quinquennio hanno sempre vinto i comunisti, poi pds, ds e pd, adesso alleati con i vecchi democristiani il cui ultimo rappresentante, Casini, si è fatto eleggere in senato proprio con i voti della base comunista.
Dc e pci avevano il 90% dei voti in regione e il 70% a livello nazionale.
Ogni elezione contro il candidato comunista, oggi euro cattocomunista, era un'elezione impossibile e vi si sono sacrificati tanti nomi di persone capaci come, tanto per citare gli ultimi, il giornalista Gabriele Canè, la senatrice Anna Maria Bernini e il neo sindaco di Ferrara Alan Fabbri.
Praticamente nessuno è riuscito a superare il 30%, indizio di una cappa che, unendo sindacati, imprese e cooperative rosse, ha sempre lasciato poco spazio alle alternative.
Anche in questo 2020 l'elezione sembrava impossibile.
Poi Salvini ha dimostrato che la sua nuova Lega è in grado di interpretare al meglio le aspirazioni e le esigenze degli Italiani, quindi anche di noi Emiliano Romagnoli e la sfida qui, in Emilia Romagna, non è più impossibile.
Lo dimostra l'acredine con la quale la sinistra sta mandando avanti i suoi pedoni (Sala, Cazzola) per insultare gratuitamente la candidata del Centro Destra Lucia Borgonzoni.
Cercano di accreditare l'immagine di una candidata non al'altezza, ingigantendo i meriti del suo avversario.
Ma è proprio così ?
(continua)
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