Ieri, vicino a Novara, è morta una persona, travolta da un camion.
Un dramma per la famiglia che si trasforma in un dramma sociale per le circostanze che hanno portato a tale decesso.
Infatti esiste un'altra vittima: l'investitore.
Fermo restando che non posso conoscere le esatte fasi della vicenda, il quadro appare però chiaro e somiglia a tante altre situazioni che si riproducono in questa Italia.
Da un lato un gruppo di lavoratori che, chiedendo migliori condizioni, esercitano il legittimo diritto di sciopero, dall'altro, altri lavoratori che vogliono esercitare il legittimo diritto di lavorare.
I due gruppi vengono in contatto quando chi sciopera propone modalità, quelle dei blocchi, dei picchetti, delle occupazioni stradali, che impediscono a chi vuole lavorare di esercitare il loro ugualmente legittimo diritto.
Ricordo che negli anni settanta, al liceo e poi all'università e quindi nei primi anni ottanta già al lavoro era abituale il "picchetto" per impedire l'ingresso nelle aule e negli uffici a chi voleva lavorare.
Naturali i successivi scontri fatti da insulti, sberloni e pugni finché non interveniva la Polizia per garantire un corridoio.
Alcuni aspettavano pazientemente tale intervento, per poi entrare senza problemi, altri non sopportavano il sopruso del picchetto e agivano in proprio.
Quando ci sono due diritti legittimi in contrapposizione, è obbligo dello stato non decidere quale sia più meritevole, perché lo sono entrambi, a pari livello, ma garantirne il pacifico esercizio, ad ambedue le parti.
È quello che mi sembra sia mancato a Novara.
Dalle prime letture, vedo che erano presenti agenti della Digos che,però, sembra non abbiano garantito il diritto di passaggio a chi voleva lavorare (non ho letto nulla, infatti, di "corridoi" aperti per chi avesse voluto lavorare che, per la specificità del lavoro, significava entrare e uscire con i mezzi senza ostacoli).
Avrebbero evitato il contatto diretto e un tragico decesso.
Ma non è colpa della Digos, bensì degli ordini ricevuti, delle regole di ingaggio che provengono da quello stesso ministro, la Lamorgese, che ha reso i confini dell'Italia una gruviera, aprendo i porti ai clandestini che ci vengono scaricati dalle ong.
Draghi ha sbagliato non solo a tenersi Speranza, ma anche a confermare la Lamorgese.
Quei due sono i ministri dell'insicurezza e i danni che loro provocano li pagheremo anche quando loro saranno stati cacciati dal voto popolare.
Non si può gestire la crescente tensione sociale guardando da un'altra parte pur di accumulare articoli favorevoli da parte della stampa serva del politicamente corretto.
La pace sociale si tutela garantendo, a tutti, l'esercizio dei propri diritti, anche quando sono diritti tra loro apparentemente contrapposti nelle modalità di esercizio.
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