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06 agosto 2024

Prevenire è meglio che reprimere

Da giorni i mezzi di stampa ufficiali ce la stanno menando, riportando le isteriche minacce dell'Itan, con vagheggiate apocalissi su Israele.

Da giorni le "fonti ufficiali" avvisano che entro 24 ore arriverà la risposta iraniana ... di 24 ore in 24 ore, prima o poi indovineranno.

La novità è che leggo di una ipotesi ventilata dal governo israeliano circa un attacco preventivo per chiudere la partita.

Accadde già nel 1967, la famosa "guerra dei sei giorni", quando Egitto, Siria e Giordania, istigate e finanziate dagli altri stati musulmani e armate dall'Unione Sovietca, sembrava dovessero simultaneamente attaccare Israele per vendicare le cocenti sconfitte del 1948 e del 1956.

Per porre fini al perenne stato di tensione, Israele decise di sferrare a sorpresa un attacco distruttivo, colpendo tutta l'aviazione nemica prima che potesse levarsi in volo, decimando le divisioni arabe e occupando il Sinai, Gaza, la Cisgiordania e le alture del Golan.

La disfatta araba fu totale e, anche se dopo sei anni ci fu un nuovo conflitto, con il medesimo esito, quello fu anche l'ultimo, per ora.

E' evidente quindi che è nel dna dello stato di Israele non solo la capacità di combattere su più fronti, ma anche quello di anticipare gli attacchi nemici con un'azione preventiva.

Se un attacco preventivo di Israele potrebbe risolvere l'attuale stato di incertezza che provoca danni ai commerci ed all'economica internazionale, quindi anche a noi Italiani, il proverbio "prevenire è meglio ch reprimere", che a volte si declina con "la miglior difesa è l'attacco", può trovare applicazione in molte altre circostanze.

Ad esempio in tema di immigrazione.

Abbiamo plasticamente visto alle Olimpiadi, e prima ancora nei campionati europei e mondiali di calcio, la sostituzione etnica in Francia che segue i disordini nelle banlieue.

Stiamo assistendo alla rivolta degli Inglesi contro gli immigrati ed i loro discendenti (non importa che siano nati nel Regno Unito) che hanno accresciuto e di molto il livello delle tensioni sociali e della criminalità.

In Italia siamo ancora indietro rispetto a quelle due avanguardie della dissoluzione occidentale e, quindi, abbiamo la possibilità di prevenire tali eventi, comprendendo la lezione inglese e francese, riducendo la presenza di immigrati.

Soprattutto di quegli immigrati che già l'11 settembre del 2001 festeggiarono l'attentato alle Torri Gemelle e quindi il 7 ottobre 2023 l'azione terrorista dei palestinesi.

Il costo dell'immigrazione (e in questo caso non importa se è regolare o clandestina) è enorme, calcolabile in oltre dieci miliardi annui.

I risultati saranno quelli che vediamo nel Regno Unito e in Francia.

Noi Italiani subiamo solo costi, neppure una candela che possa almeno dire che valga i costi sopportati.

Non sarebbe il caso di prevenire invece di tardive repressioni ?


1 commento:

Nessie ha detto...

Tardive repressioni che poi vengono messe in atto da governi laburisti (di sinistra) contro chi si ribella all'immigrazionismo. Perché poi vengono diffuse anche palle circa "l'ultradestra" xenofoba che fomenterebbe "campagne d'odio".