La stessa ammucchiata che, pur impedendo al Rassemblement National di conquistare la maggioranza assoluta nel nome di uno stantio antifascismo, ha mostrato le crepe di una costituzione superata dai tempi, perchè non ha espresso una maggioranza, anzi si è spaccata e, grazie ai voti della Destra, ha partecipato alla caduta rovinosa del governo Barnier.
L'arroganza del principino delle consorterie finanziarie è tale che anche in politica estera è riuscito a far arretrare la Francia, costretta a ritirarsi da molti stati, che furono sue colonie, dell'Africa, con un impietoso confronto con la capacità diplomatica e di intessere rapporti con gli stati del sud del mondo che ha Giorgia Meloni.
E stendiamo un velo pietoso sui risultati economici (lo spread francese sta rapidamente raggiungendo quello italiano, il primo sale, il secondo cala) e sul meticciato creato dall'abuso della concessione della cittadinanza a chi francese non è e mai sarà.
E' il fallimento del modello francese, così come a febbraio assisteremo al fallimento del modello tedesco con la sconfitta annunciata del cancelliere Scholze.
E in Spagna Sanchez, per restare sulla poltrona di Primo Ministro, deve continuamente fare nuove concessioni ai partitini autonomisti locali.
Ben diversa la situazione dell'Italia, con un governo solido nei numeri e nel progetto politico, una economia stabile, una chiara linea di condotta sia verso i clandestini che nei confronti delle follie verdi.
Possiamo, purtroppo, solo immaginare quanto saremmo cresciuti se non ci fossero gli intralci messi sul cammino del Governo dai magistrati militanti, dai "professionisti dell'informazione" megafoni della sinistra, dai sindacati che fanno politica invece dei contratti, da una burocrazia statale e locale che è prosperata sotto i governi compiacenti della sinistra e anche da parti di istituzioni che mal digeriscono che l'Italia possa emergere e non limitarsi al ruolo di valletto di Germania o Francia.
Non a caso, anche sulla crisi di Stellantis, c'è stato chi ha guardato a Parigi.
E non è un caso se l'Italia è divenuta la nazione capofila di altre quattordici nazioni dell'unione europea, per purgare la cosiddetta transizione verde dalle parti più estremiste ed ideologiche che stanno affossando un intero settore industriale.
Le crisi tedesca e francese, sono esplose con la rielezione di Trump alla Casa Bianca e stanno prendendo forma proprio in questo interregno, dove i democratici in uscita stanno cercando di fare terreno bruciato per mettere in difficoltà il Presidente eletto nei suoi primi passi dopo l'insediamento del 20 gennaio prossimo.
Forse anche in questo senso deve essere interpretato l'attivismo bellicista di Macron con le sue ripetute dichiarazioni sulla possibilità di inviare truppe di terra europee (ma perchè "europee" ? Se proprio ci tiene mandi i soldati francesi !) a combattere in Ucraina, in ciò sostenuto da un altro socialista in crisi di credibilità e consenso (dopo appena cinque mesi di governo) il britannico Starmer.
Da sempre i tiranni e gli aspiranti tali hanno pensato di risolvere i loro problemi di consenso interno con una guerra esterna e il pensiero corre all'argentino Galtieri che nel 1982 credette di risolverli invadendo le Falklands, pensando che la Thatcher non avrebbe reagito.
Meglio che i francesi riescano a togliere di mezzo Macron al più presto, prima che il principino compia mosse disperate che potrebbero coinvolgerci tutti in una avventura rovinosa.
1 commento:
Non per nulla è grande amico di Mattarella.
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