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18 maggio 2025

Cultura e Merito

Dopo la preziosa aggiunta, al nome del ministero, del "Merito" che giustamente fa bella coppia con "Istruzione", il medesimo concetto, con la stessa parola deve essere applicato anche a "Cultura", al cui ministero competente andrebbe ugualmente aggiunto "e del Merito".

Da alcuni giorni La Verità sta pubblicando elenchi lunghi una pagina di prodotti cinematografici realizzati con un contributo dello Stato, cioè con soldi nostri, che si sono rivelati superiori, anche di molto, rispetto agli incassi ottenuti al botteghino.

In parole povere abbiamo pagato per produrre qualcosa che ci fa così schifo, da non andarlo neppure a vedere in sala (dove avremmo, tra l'altro, dovuto pagarlo una seconda volta).

Quasi SETTECENTOMILIONI delle nostre tasse sono assegnati alla produzione e diffusione di film che non piacciono e che resteranno per sempre negli archivi delle cineteche, senza utilità o ritorno alcuno.

Stiamo mantenendo in piedi, con i nostri soldi, società tecnicamente fallite che non hanno utili dalla loro attività.

Nel Libero Mercato, gli attori (sotto ogni accezione del termine) di quelle società dovrebbero cambiare mestiere.

Invece li paghiamo e anche tanto e li incensiamo con comparsate retribuite anche nella televisione di stato (le private facciano quello che vogliono, non ci costano nulla).

Ho letto che gli incassi al botteghino del cinema italiano ammontano a circa seicento milioni, cioè un po' meno dei contributi statali.

Ma questo significa che con seicento milioni, si possono ugualmente produrre film che, almeno, vengono visti dal pubblico e senza alcun onere dello stato, cioè senza dover sperperare i nostri soldi.

Nelle aziende in cui gli incassi non superano le spese, le prime riduzioni sono fatte sul costo del lavoro, ivi inclusa la retribuzione dei dipendenti.

Qui invece sembra che i compensi degli attori siano intoccabili, mentre dovrebbero essere parametrati ai risultati del botteghino.

Di recente la questione è stata affrontata, con la consueta profondità, da Marcello Veneziani con un editoriale ne La Verità, il cui titolo racchiude l'essenza di ogni discorso sui finanziamenti al cinema "E se il cinema camminasse sulle sue gambe?".

Avremmo settecento milioni di euro all'anno da poter destinare a questioni più utili o, magari, da utilizzare per ridurre l'enorme debito accumulato anche con regalie come quelle dei contributi per i cinematografari.

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