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28 aprile 2021

I debiti di oggi sono le catene per la schiavitù di domani

A prescindere dal piano più che inclinato sul quale l'Umanità continua a scivolare verso il basso (basta leggere anche solo i titoli dei quotidiani di oggi, dall'arbitro trans in Israele alla stolidità con la quale si perpetua il coprifuoco in Italia) il parlamento ha ieri votato per accettare i prestiti dell'unione sovietica europea.

L'ultima speranza risiede nella bocciatura del parlamento finlandese a tutta l'operazione.

Draghi ha presentato lo stesso elenco di buoni propositi (dalle riforme alle infrastrutture) di tutti quelli che lo hanno preceduto e che si sono trasformati solo in un aumento del debito pubblico, dopo un vergognoso assalto alla diligenza.

In questo caso la gravità è maggiore.

Posto che non credo che si realizzino le riforme e, tra l'altro, è tutto da vedere che possano anche essere riforme utili alla Nazione la transizione ecologica!!! l'inclusione !!!), l'Italia si indebiterà con l'unione sovietica europea che presta la metà dei soldi, che si aggiunge al già corposo debito pubblico.

Non credo sia fantascienza ipotizzare che, a regime (nel 2026), il nostro debito pubblico arriverà ad oltre tremila miliardi di euro contro i 2300 lasciati dal Conte uno e i 1900 che c'erano quando Berlusconi fu ribaltato dal golpe dello spread nel 2011.

Ciò che è più grave è che accettare i prestiti significa accettare anche le condizioni, il controllo sullo stato avanzamento lavori, dell'unione sovietica europea.

Significa appoggiare il collo degli Italiani sul ceppo, consegnando a tedeschi e francesi la mannaia.

Per le generazioni future (io nel 2026 avrò settanta anni, quindi per quanto l'Italia sprofondi nel pantano, è probabile che ne dovrò sopportare solo le conseguenze iniziali) significa trovarsi incatenate e in stato di completa sudditanza nei confronti degli stranieri, come neppure accadde nell'Italia pre unitaria.

La Meloni ha perfettamente ragione nel contestare il metodo perchè non ha consentito di verificare il merito dei provvedimenti che si intendono assumere con quei prestiti.

A Draghi, che ha affermato come il 30 aprile non sia una data mediatica ma serva per ottenere prima i soldi, sarebbe da ricorda un antico e sempre valido proverbio Italiano: presto e bene non vanno insieme.

Lui ha fatto solo presto.

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