Sono sempre più insistenti le voci e le richieste della sinistra (ultimo Fratoianni unica voce ostile al governo a sinistra ma alla quale, per non lasciare alla Meloni l'esclusiva dell'opposizione, viene dato uno spazio comunicativo superiore ai voti che rappresenta) perchè venga imposta una tassa patrimoniale.
Sono favorevoli i soliti pauperisti cattocomunisti perchè amano talmente i poveri che vogliono, con stolida pervicacia, ridurci tutti in povertà.
Ma lo sostiene anche l'unione sovietica europea perchè tedeschi e francesi non sopportano che noi Italiani viviamo meglio di loro, con una casa (e magari anche due o tre) di proprietà, con un conto in banca con un reddito sufficiente, frutto del nostro lavoro.
Così se i cattocomunisti puntano a tassare i risparmi (si parla di una tassa sull'intero ammontare dei risparmi per coloro che superano i cinquecentomila euro di valore mobiliare) l'unione sovietica europea spinge perchè sia pesantemente tassata la casa, con lo stesso criterio e finalità con le quali i governi centrali e le monarchie assolute imposero tasse insostenibili ai nobili, per costringerli a vendere, a perdere potere ed a ridursi a lacchè dei re (fu la politica adottata da Richelieu, Mazzarino e Colbert che portò al regno di Luigi XIV, "lo stato sono io", Re Sole).
Fratoianni, in uno dei suoi deliri neomarxisti, afferma che ci vuole la patrimoniale per coprire i debiti e le spese prodotte dal morbo cinese e per poter adottare una politica di redistribuzione sociale delle risorse.
Afferma anche che i due terzi degli Italiani sono d'accordo.
Probabilmente sono i due terzi che, stoltamente, credono che la patrimoniale verrebbe imposta solo "agli altri" e, quindi, sono d'accordo perchè credono che verrebbero toccati solo i risparmi altrui.
Ma quei due terzi dovrebbero ormai sapere che il fisco, una volta abbattuto un tabù (ricordatevi tutti le affermazioni dell'allora ministro del tesoro Goria: nessuna tassa sui bot !) poi fa presto, davanti ad ulteriori necessità di bilancio, abbassare da cinquecentomila a quattrocentomila, a centomila a ventimila.
Allora non sarebbe il caso di rispolverare qualche vecchio ma sempre valido principio, come il "no taxation without representation" (niente tasse senza rappresentanza politica) che accese la miccia della Rivoluzione Americana, adattandolo alla contingenza per cui potrebbe diventare "no representation without taxation", cioè nessuno può votare, quindi decidere la destinazione del bilancio pubblico, se non paga ?
Vogliamo scommettere che se a decidere come destinare i propri soldi che vengono rapinati da uno stato con le tasse, fossero le vittime stesse della rapina, quei fondi sarebbero spesi molto meglio, senza sprechi e senza disperderli in inutili rivoli di mancette elettorali ?
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