Oggi sono almeno due i temi da commentare.
Poche righe per la recita di Grillo.
Non ho fiducia nella magistratura e non ho mai amato i giustizialisti come i grillini.
Mi piace il Grillo che si rivolta contro le accuse a suo figlio (a prescindere dai fatti che non posso conoscere), ma al Grillo che ha capeggiato i vaffaday e che dileggiava Berlusconi, tutto questo sta come un vestito su misura.
Uno a unoe e palla al centro, nulla cambia nelle mie valutazioni.
Palla al centro anche nel calcio, dove con un annuncio a sorpresa le dodici società più importanti e titolate d'Europa (con la sola eccezione del Bayern Monaco) hanno deciso di costruire un loro campionato, una SuperLega di calcio.
Naturalmente ci sono motivazioni economiche, come se per tutte le altre società e per le federazioni nazionali, europea ed internazionale, tali motivazioni fossero del tutto assenti.
Non raccontiamoci storie, lo spacchettamento delle partite, l'aumento delle squadre ammesse in Champions, la scelta delle emittenti che trasmettono gli incontri, la ripartizione degli introiti, sono tutti basati su motivazioni economiche.
La stampa serva ha così trovato un nuovo mostro da sbattere in prima pagina, con tanta piaggeria verso chi detiene il potere nell'Uefa e nella Fifa che, poi, sono sodali di chi detiene il potere nell'unione sovietica europea.
Contrariamente al parere apparentemente dei più, io invece plaudo all'iniziativa delle dodici società, una iniziativa strettamente privata, senza costi per il pubblico, che non discende dai compromessi di stati invasivi.
L'offerta di una SuperLega è un potente concorrente della Champions organizzata dall'Uefa e la concorrenza è sempre una svolta liberale, da apprezzare e da sostenere o, comunque, da lasciare che possa navigare con le sue forze.
La reazione dei soliti tutelati (quelli che stanno sotto l'ombrello del pubblico, dei finanziamenti statali, delle oligarchie di potere) è stata immediata.
Alla faccia del "merito", del "titolo sportivo" e di tutte le belle e false parole "di principio" pronunciate contro la nuova SuperLega, ecco che già si pensa di escludere dalla finale di Champions le tre squadre che, sul campo, hanno meritato l'accesso alle semifinali ma hanno aderito alla SuperLega (Chelsea, City, Real Madrid) concedendo quindi la vittoria a tavolino ai francesi del PSG, squadra che da anni spende miliardi, ma non riesce mai a vincere sul campo.
Analogamente prospettano l'esclusione dai campionati nazionali delle stesse squadre (per l'Italia la Juventus, l'Inter ed il Milan: le tre squadre più titolate, le uniche con la stella - la Juve anche tre stelle - sulla maglia per chi ha vinto almeno dieci scudetti), quando la SuperLega è solo una scelta di concorrenza europea e non è alternativa ai campionati di calcio.
Per finire all'esclusione dei calciatori e allenatori dalle nazionali e dai campionati europei e mondiali, con un atteggiamento persecutorio che ha fondamento solo nella paura del Sinedrio del calcio europeo e internazionale di perdere quel potere che cerca di puntellare in ogni modo.
Ma l'unico modo per farlo è accettare la concorrenza e dimostrarsi (se ci riescono) migliori.
Mi ricorda tanto l'ingresso di Mediaset (allora Fininvest) nel mercato della televisione fino ad allora dominata al monopolista pubblico.
O nei telefoni quella della liberalizzazione che tolse il monopolio a Telecom.
O nell'energia o in tutti quei campi, dove la concorrenza era stata sempre ostacolata e vietata.
La SuperLega europea di calcio è un tentativo (ho molti dubbi che si potrà realizzare nei tempi annunciati) di disincrostare il calcio mondiale aprendo alla concorrenza e pensionando i vecchi dirigenti parrucconi.
Anche se la squadra della mia città, il Bologna, al momento resta esclusa, vedo la creazione della SuperLega positivamente, per il maggior senso di libertà che esprime e per lo stimolo che fornisce a tutte le altre squadre per raggiungere l'ammissione a tale campionato.
Nessun commento:
Posta un commento