Dopo due giorni, la corte costituzionale di Amato ha partorito cinque topolini vivi e tre morti.
In sostanza, come prevedibile vista la "veneranda" età dei giudici costituzionali, si è sostanzialmente difeso lo status quo.
Non sempre difendere lo status quo è però sbagliato.
E' ovvio che per uno come me, contrario, non per motivi religiosi, ma di Civiltà, a divorzio, aborto, omosessualità, la bocciatura dei due referendum su eutanasia e droga, due dei tre topolini nati morti, non può che rappresentare una positiva conservazione dello status quo.
Diversa invece la mia opinione sul terzo topolino nato morto, che avrebbe introdotto la responsabilità personale dei magistrati per gli errori commessi.
Avevamo già avuto un referendum del genere, approvato dagli Italiani con maggioranza bulgara, ma disatteso da un parlamento succube dei magistrati che legiferò accollando allo stato, cioè a tutti noi che paghiamo le tasse, i risarcimenti per gli errori dei magistrati, senza contemplare alcuna punizione con la scusa che la sanzione sarebbe stata comminata dal consiglio superiore della magistratura (csm) in occasione del processo di carriera.
Questo referendum, voleva abolire la tutela di cui godono i magistrati e non altri lavoratori, come ad esempio i medici che pagano fior di premi alle assicurazioni per garantirsi rimborsi in caso di cause in cui fossero convenuti per errori commessi nell'esercizio della loro professione.
I magistrati, così, continueranno ad essere immuni da ogni reale sanzione e così il terzo topolino nato morto era anche il più importante dei sei sulla giustizia e la corte di Amato ha sostanzialmente "graziato" i magistrati.
I cinque topolini partoriti vivi dalla corte di Amato, tutti relativi alla giustizia, sono da dividere in due categorie: due referendum che possono incidere in meglio sulla vita dei cittadini e tre di natura tecnica che riguardano il csm.
I due rilevanti riguardano la richiesta di abolizione della legge Severino approvata dal governo Monti (e già questo sarebbe sufficiente per spronarci a votare favorevolmente all'abolizione) e la modifica, in meglio, dei termini per la custodia cautelare, cioè quello strumento ignobile, da dittatura ottocentesca, che consente di tenere in prigione degli innocenti, anche per presunti reati minori oltre che per delitti contro la persona e la proprietà altrui, tali perchè non ancora condannati con sentenza passata in giudicato.
Sono questioni marginali, ma non tanto, soprattutto, se passassero, consentirebbero di affrancare un pochino la politica e la gestione amministrativa delle nostre città, dalle paturnie giudiziarie, allontanando di qualche centimetro l'invasione di campo delle toghe sulla politica.
Gli altri tre referendum riguardano il sistema elettorale del csm, l'organismo di autodisciplina delle toghe, che, a mio parere, più che riformato andrebbe abolito, non ritenendo giusto che una categoria di dipendenti pubblici possa essere autoamministrata da propri simili.
Allora sarebbe giusto costituire tanti consigli superiori delle professioni, ad esempio non mi dispiacerebbe un consiglio superiore dei pensionati, abilitato a decidere sui pensionati d'Italia.
Ma l'Italia continua ad essere il paese degli Azzeccagarbugli e non è un caso che a presiedere per i prossimi otto mesi la corte costituzionale ci sia Amato, detto il Dott. Sottile di Craxi.
Posto che, come ho ripetutamente scritto, per ristabilire la Giustizia in Italia non serve una riforma, ma occorrerebbe una Rivoluzione, con tanto di ruspa sull'intero pacchetto esistente, ha ragione La Verità di oggi, per cui "piuttosto è sempre meglio di niente".
Cinque SI', dunque, per allentare la morsa della magistratura sulla nostra società e renderci tutti più liberi, cioè migliori.
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