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17 maggio 2022

Cinquant'anni fa l'assassinio del Commissario Calabresi

Sono personalmente alieno dalle celebrazioni degli anniversari.

Credo che anche in Italia sarebbe sufficiente una sola Festa Nazionale nella quale ognuno possa riconoscersi, celebrando i suoi Caduti e le sue Ideologie.

Ovviamente non potrebbe essere fissata in nessuna delle date simbolo, per gli uni e per gli altri e sarebbe necessario una estrazione a sorte tra i giorni nei quali non sia accaduto nulla di rilevante.

Immagino però che, visto che ogni giorno si sono inventati qualcosa da celebrare, il sorteggio sarebbe limitato a pochi giorni di calendario.

Detto questo ricordo il Cinquantenario dell'assassinio del Commissario Calabresi perchè mi sembra che stia passando sotto troppo silenzio.

I cattocomunisti, sempre prodighi di retorica per ogni flatulenza del passato, sono in tutt'altre faccende affaccendati, probabilmente non vogliono ricordare, proprio loro che ce la menano con la necessità che la memoria non vada dispersa.

Il Commissario Calabresi fu assassinato da terroristi rossi ed i loro mandanti furono due dirigenti del movimento comunista di Lotta Continua: Sofri e Pietrostefani.

Oggi, ne La Verità (dove se no ?) Marcello Veneziani scrive un bellissimo ricordo, imputando l'omicidio all'intellettuale collettivo, visto che il Commissario Calabresi fu messo in croce da raccolte di firme e condanne verbali da parte dell'intellighenzia comunista di allora.

Ma Veneziani commette, a mio avviso, un errore quando scrive che mentre Pietrostefani è latitante in Francia dove, a cinquant'anni di distanza, si attende ancora l'estradizione, Sofri avrebbe pagato il suo debito.

Non è così.

Dopo, se non ricordo male, ben otto processi, perchè i suoi compagnucci hanno cercato in tutti i modi di difenderlo, Sofri fu condannato a 22 anni di carcere, a mio avviso pochi per essere stato il mandante dell'omicidio di un Commissario di Polizia, ma non scontò neppure quelli.

Rimase in carcere, servito e riverito, potendo scrivere, parlare, interloquire con il prossimo, probabilmente ricevendo ogni assistenza e ogni bene di conforto, solo fino al 2006 quando fu posto agli arresti domiciliari (e si immagina con quali confort) perchè sarebbe stato malato e, da quel che ne scrivevano i giornali, sembrava ne avesse per pochi anni.

Non scontò però, grazie e permessi e vari benefit, neppure tutta la pena agli arresti domiciliari e, alla fine, fu limitato (perchè certo non si può parlare nei suoi confronti di "pena"), se la memoria non mi tradisce, solo per 15 dei 22 anni cui era stato condannato.

Sofri, mandato agli arresti domiciliari per le condizioni di salute, è ancora vivo, mangia, ride e scorreggia, libero come un fringuello.

Uno stato (rappresentato da chi ricopre cariche istituzionali) che si comporta così non merita alcuna credibilità, nè rispetto.

Il Cinquantenario dell'assassinio del Commissario Luigi Calabresi, ci ricorda che le nostre istituzioni sono inadeguate e capaci solo di essere invasive con il Popolo ed i singoli cittadini.

E ci fornisce l'ennesimo pro memoria sul perchè sia doveroso e onorevole continuare ad essere anticomunisti, perchè anche se cambiano il nome e inglobano servili ex avversari, i nipotini ed i pronipotini di quei comunisti hanno sempre lo stesso dna.

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