La domenica mattina, dopo il giornale radio uno delle sette, viene trasmesso un programma di "approfondimento" sulla politica estera chiamato "Voci dal mondo" e condotto da una certa Alba Arcuri.
Il programma da un paio di settimane ha raddoppiato la durata, estromettendo una trasmissione di biografie sportive.
Anche questa mattina il programma era centrato sulla vicenda dell'operazione militare speciale russa in Ucraina e l'obiettivo palese era quello di fare una marchetta al governo Draghi ed al suo "piano" per arrivare ad un cessate il fuoco.
La conduttrice è così partita in quarta descrivendo il piano governativo e facendoci ascoltare Di Maio (sic !) per poi dare la parola, avendo difficoltà con l'inviata a Kiev, ad un "esperto di Russia" di uno dei tanti istituti di ricerca strategici e militari.
Sin dalle prime parole dell'esperto, la conduttrice ha cercato di riportarlo all'ovile, interrompendolo e cercando disperatamente di fargli dire parole in linea con la narrazione del mainstream e, soprattutto, dello scopo della trasmissione che era quello di esaltare la politica del governo Draghi.
L'esperto, pur con mille cautele, camminando sulle uova, non se l'è sentita di sposare la tesi governativa e, pur tra continue titubanze e condizionali, è venuto fuori che:
1) la Russia, pur con pesanti perdite, ha portato a compimento l'unione territoriale della Crimea con la Russia, quindi è, già ora, in posizione di vantaggio sul terreno;
2) l'Italia non è credibile (ovviamente non ha detto così, ma io semplifico senza infingimenti, tanto non ho bisogno di comparsate radio televisive nè di contributi governativi per la mia attività) come mediatrice perchè si è schierata e continua a schierarsi, con le dichiarazioni di Mattarella, Draghi e Di Maio, con i più invasati guerrafondai;
3) il piano italiano prevedrebbe il ritiro delle truppe russe non solo dal Donbass, ma pure dalla Crimea (al 95% russa e regalata amministrativamente all'Ucraina da Kruscev) in cambio di una non ben precisata autonomia amministrativa, ma sotto la sovranità di Kiev, cosa inaccettabile, soprattutto dopo le migliaia di morti, per la Russia e per tutta la popolazione russofona che ha subito persecuzioni e bombardamenti negli ultimi otto anni da parte degli ucraini;
4) la stessa Ucraina non vede di buon occhio il piano italiano perchè confida nelle armi e nei soldi degli Stati Uniti, del Regno Unito e dell'Unione del Male per vincere la guerra, indipendentemente dai sacrifici umani che dovesse comportare.
Una conduttrice annichilita ha poi cercato di recupere lo scopo della trasmissione con i successivi interventi.
Ma ciò che conta è che dietro alla propaganda di regime, persino quegli studiosi che hanno un obbligato atteggiamento di sudditanza verso il governo, cominciano a parlare sempre più apertamente di una affermazione (pugilisticamente si direbbe "ai punti") della Russia in questi primi round, a prescindere dal ben più concreto e doloroso (per noi) argomento gas, petrolio, grano e materie prime.
Appare evidente che solo le armi e i soldi occidentali tengono in piedi il comico dai tacchi a spillo di Kiev, come accadde in Vietnam e in Cambogia con Van Thieu e Lon Nol.
Nessun commento:
Posta un commento