L'arroganza con la quale Draghi si confronta con i partiti della sua stessa maggioranza è inqualificabile ed ha una sola ragione: vuole farsi cacciare.
Non esiste infatti alcun altro motivo per il quale con una protervia pari solo a quella conosciuta con Renzi, risponda alle richiesta dei grillini sullo stop alle armi al comico di Kiev, o a Salvini e Berlusconi sulle concessioni balneari.
Draghi sa benissimo di aver completamente fallito e, ogni giorno che passa, il suo residuo credito (per chi ancora glielo concede) si erode sempre di più ed ha fretta di allontanarsi, prima del disastro che ci sarà in inverno, se non si dovesse risolvere la questione gas con la piena riattivazione delle relazioni con la Russia.
Ha saccheggiato i conti dello stato, aumentando a 2800 miliardi il debito, ha indebitato l'Italia e gli Italiani chiedendo prestiti, elargendo mancette e bonus che neppure il Conte giallorosso ha osato fare.
Ha imposto un regime semidittatoriale, escludendo dal lavoro e dallo stipendio per quasi sei mesi una parte dei cittadini per il solo motivo di essere ultra cinquantenni e non vaccinati.
Ha aperto le porte ad orde di clandestini senza prendere alcun provvedimento per, almeno, limitare le possibilità per le ong di scaricarceli in casa.
Non ha la più pallida idea di come sistemare le devastazioni che ha compiuto e quindi vuole fortissimamente essere mandato a casa, per candidarsi a qualche sine cura ben retribuita in organismi internazionali, sotto lo scudo delle consorterie finanziarie e affaristiche di cui è il procuratore.
Quello che stupisce è la sindrome di Stoccolma che sembra aver colpito Salvini, Berlusconi e Conte.
Prendono continuamente pesci in faccia dalla conferma dell'invio di armi a Kiev, alla minacciata fiducia sulle concessioni balneari, eppure chinano la testa come servi davanti al padrone che alza la voce.
A meno che, non intendano far bere a Draghi l'intero calice di veleno che lui stesso ha preparato.
Ma quel veleno, più resta a palazzo Chigi, sarà fatto bere anche a noi Italiani e, quindi, Salvini, Berlusconi e Conte accontentino Draghi e gli votino la sfiducia alla prima occasione utile, diversamente ne diverrebbero sempre più complici.
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