A me non piace il mare o, meglio, non piace il mare rappresentato dai servizi televisivi estivi, pieno di gente (soprattutto di bambini urlanti e che, correndo sulla spiaggia, gettano la sabbia addosso ai vicini e tra le pagine di giornali e libri), con il vento che provoca, con la sabbia, lo stesso effetto bambini e con rettangoli di ombra artificiale contingentati.
Se fossi Paperone, comprerei quindi un'isola tutta per me, riparata dal vento e con ampie distese di alberi per una salutare ombra naturale.
Ma poichè non sono Paperone evito il mare, per cui ho scarsa esperienza di bagni e delle relative concessioni.
So, però, per averlo provato anche in Spagna, Portogallo e Grecia, che i servizi che offrono i nostro balneari hanno standard così elevati che la concorrenza può solo sperare di offrire una pallida imitazione.
E, come sempre accade quando l'Italia eccelle in qualcosa sbaragliando la concorrenza, interviene l'Unione del Male per danneggiarci.
E' ed è stato così per la produzione del latte, dei derivati dal maiale, del Parmigiano Reggiano, del vino ed è così, insistentemente, per sottrarci la casa, che noi Italiani abbiamo in proprietà all'80% della popolazione a differenza degli altri popoli che, invece di investire nella casa, consumano in altri beni, attraverso lo strumento fiscale, con la pretesa, reiterata, di tassare un bene, la casa, che non produce reddito.
Non può andare altrimenti con il turismo e se anche i governi con Speranza, Draghi, Conte e la Lamorgese hanno messo abbondantemente del loro per disincentivare gli stranieri a spendere in Italia, il colpo di grazia potrebbe arrivare con il soldatino europeo, Draghi, che pretende, con la consueta arroganza che gli è propria, che il senato si affretti ad approvare il disegno di legge sulla concorrenza che distruggerebbe l'attuale assetto delle concessioni balneari, per fare spazio alle multinazionali.
Per ottenere il risultato che gli è stato chiesto dai suoi referenti e che è manifestamente contrario agli interessi dell'Italia, Draghi sta percorrendo tre direttrici.
Pressioni sui partiti tramite i ministri del governo che non hanno alcuna intenzione di mollare la poltrona (un po' come fecero Alfano e i suoi che, pur di non mollare la poltrona nei governi Letta, Renzi e Gentiloni, preferirono inabissarsi con il partitucolo Ncd).
Pressioni sul senato perchè metta in discussione subito il disegno di legge con la scusa che vi è legata la nuova rata di prestiti europei di cui potremmo fare a meno se tagliassimo le spese per l'Ucraina (comprese le sanzioni alla Russia), i clandestini e i vari bonus a pioggia inutili ma dispendiosi.
Minaccia di porre la fiducia sul provvedimento.
Lega e Forza Italia, che assieme a Fratelli d'Italia all'opposizione, difendono gli interessi nazionali che in questo caso coincidono con quelli dei balneari, devono decidersi, se uscire dal governo o se piegarsi, ancora di più, al servilismo verso l'Unione del Male.
Pensano ancora di poter "migliorare" il provvedimento, ma "migliorare", non è eliminare le norme che si vorrebbero usare per distruggere i balneari italiani, vuol solo dire farlo usando tanta vasellina.
Lega e Forza Italia a questo punto devono decidersi se per loro è più importante una poltrona di ministro o l'Interesse Nazionale.
Negli ultimi quindici mesi hanno scelto la poltrona e i sondaggi registrano puntualmente il sorpasso nelle preferenze da parte di Fratelli d'Italia.
Se anche questa volta salveranno Draghi per salvare la loro poltrona, i dubbi su chi votare alle prossime elezioni verranno rapidamente meno, perchè ci sarebbe una scelta unica e obbligata, senza fare tanto gli schizzinosi: Fratelli d'Italia.
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