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11 giugno 2023

Un saggio che bisogna conquistarsi

Se vogliamo informarci con fonti non inquinate dalla piaggeria verso il pensiero mainstream che induce molti che si definiscono "giornalisti" e persino "intellettuali" a legare l'asino al carro dei padroni della finanza e degli affari, dobbiamo cercare con il lanternino in pubblicazioni autonome o di piccole case editrici.

Così è per "Dal grande reset al green reset" di Ilaria Bifarini, inizialmente disponibile solo tramite Amazon (e non ho ritenuto di acquistarlo tramite quel canale) e che da un mesetto o poco più, è disponibile nelle altre librerie online e su ordinazione in libreria fisica (consigliata).

Ilaria Bifarini la conoscevo già per altri suoi, agili, pertinenti, documentati saggi ("Neoliberismo e manipolazione di massa", "I coloni dell'austerithy", "Inganni economici", "Il grande reset") e per apprezzarne i tweet sempre concisi e puntuali.

Non sempre condivido le posizioni che esprime, ma per lo più, con qualche sfumatura, mi ritrovo nelle sue esposizioni che, in più, mi forniscono quelle fonti documentali che, da solo, non sarei in grado di raccogliere se non con uno sforzo che non ho più alcuna intenzione di produrre.

Così è per il saggio di cui propongo la scansione della copertina.

Sostanzialmente se uno vuole trovare documentazioni e fonti per capire che cosa ci sta accadendo, è una lettura obbligata, dove viene spiegato il perchè c'è questa frenesia verde che vede una moltitudine di invasati guidati a distanza da pochi burattinai e dove può portarci, con una digressione anche geopolitica che spiega le ragioni di una guerra che appare assurda alle menti più libere.

La Bifarini, alla fine, come sempre nei suoi saggi, fornisce anche una indicazione di fare, anche se a me sembra, absit iniuria verbis, alquanto limitativa, quasi una giustificazione.

Si precisa infatti il ruolo dei pensatori, quello di tener viva una idea e di ricercare sempre la verità documentata per portarla a conoscenza del prossimo, ma non è una indicazione su quello che si deve fare, come organizzarsi, come agire, per invertire la rotta che ci porta alla estinzione della nostra Civiltà.

Ed è l'unica critica che mi sento di fare al saggio, essendo peraltro la stessa critica che muovo ad altri pensatori non asserviti al mainstream come Veneziani o Buttafuoco, pur riconoscendo il merito di esprimere opinioni e concetti conflittuali con quelli del mainstream, quando, per un accademico, un giornalista, un uomo di cultura, sarebbe di gran lunga più facile e remunerativo inginocchiarvisi davanti e scrivere in adesione alla volontà del potere.

Condivisibilissimo quindi quello che scrivono che, come per la Bifarini, in sostanza è ciò che, empiricamente, basandomi sulla mia limitata conoscenza ed esperienza, era parte del mio essere, ma non trovo mai indicazioni precise se non quella di mantenere accesa la Fiamma della conoscenza, magari in attesa di tempi migliori che, anno dopo anno, non arrivano mai (anche se qualche soddisfazione ce la stiamo prendendo vedendo quanto rosicano i cattocomunisti proni alle consorterie affaristico finanziarie, adesso che al governo c'è la Meloni con Salvini e Berlusconi).

Se non sono loro, infatti, a proporre, magari con vari scenari ed ipotesi, ai capi politici, cioè gli unici in grado di mobilitare una reazione che non mandi allo sbaraglio singoli individui, ammirevoli quanto destinati ad essere sbranati dalla massa allineata, non vedo chi potrebbe farlo.

Ricordandosi e ricordandoci sempre che per invertire la rotta, è necessario concentrare le energie sul quadro generale che deve essere modificato, rimandando a tempi successivi, a pericolo scampato, le battaglie identitarie che fanno emergere le differenze anche all'interno della medesima area.

 

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