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03 giugno 2023

Il dilemma della Meloni

Pur non avendola mai frequentata, ho conosciuto abbastanza l'ambiente della Destra Romana degli anni novanta, dove e quando la Meloni è cresciuta politicamente, per immaginare il suo dilemma nel guidare il Governo.

La sparata di un portavoce unionista, poi ridimensionata dalla stessa Unione del Male dopo aver capito di averla fatta fuori dal vaso, ci conferma come nel prossimo anno, fino alle elezioni del 6-9 giugno 2024, non saranno risparmiati colpi bassi e falsità contro il Governo Italiano e gli altri Governi non allineati, per cercare di conservare il potere a Bruxelles, impedendo il cambio di maggioranza con l'esautorazione dei socialisti e l'ingresso dei conservatori capitanati dalla Meloni.

Quello che dicono gli esponenti unionisti, dalla Von der Leyen a Timmermans a Dombrovski fino a scendere a Gentiloni, non deve essere considerato come un oracolo, ma semplicemente come mera propaganda.

La stessa che vede i mandarini stagionati come Prodi, Visco e Monti, spingere per adeguarsi ai voleri delle consorterie finanziarie e affaristiche che guidano nei fatti le decisioni degli unionisti.

La follia di Conte2 e di Draghi nel chiedere l'intera somma a disposizione dell'Italia con il pnrr (e non solo la somma da non restituire che, in pratica, corrisponde ai versamenti dell'Italia nel periodo, cioè sono soldi nostri, come hanno fatto sensatamente quasi tutti gli altri stati), senza alcun criterio di selezione, ma ben sapendo che l'Italia (come nessun altro stato) non è in grado, in quattro anni, di realizzare le opere per 200 miliardi (con costi in aumento per l'inflazione !) che rimarranno sulla carta, ha un solo fine: mettere dei cappi al collo dell'Italia per imporre un commissariamento unionista con la scusa della mancata realizzazione di programmi faraonici e megalomani, scritti appositamente per renderne impossibile la realizzazione.

La soluzione a tutti i problemi sarebbe uscire dall'euro e dall'unione, riprendendo la piena Libertà di azione, Indipendenza e Sovranità, anche e soprattutto monetaria.

Ed è il dilemma che, suppongo, abbia dovuto sciogliere la Meloni.

Mollare gli ormeggi e buttare a mare la zavorra unionista, oppure scommettere sulle elezioni del giugno 2024 per cambiare l'unione dall'interno ?

Pare che, con la pazienza che sta dimostrando, la Meloni abbia scelto la seconda strada.

Non ci resta che sostenerla, anche se sarebbe maggiormente nelle nostre corde rovesciare il tavolo.

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