Chiunque sia stato (e c'è stato anche chi fu anche più duro parlando della Fiat come il cancro dell'economia italiana), aveva ragione e noi Italiani ci siamo comprati la Fiat, tra rottamazioni, agevolazioni, ristrutturazioni, concessioni e incentivi, più volte.
Come ringraziamento la dirigenza Fiat ha abbandonato l'Italia, diventando preda dei francesi, spostando la sede legale e soprattutto fiscale in Olanda e nel Regno Unito.
La Fiat, che adesso si chiama Stellantis, non è più un'azienda italiana.
Eppure, non paghi di quanto hanno già incassato, preceduti dal fuoco di artiglieria dei quotidiani di loro proprietà, gli Agnelli Elkan hanno fatto richiedere, con un tono arrogante e ultimativo, al loro amministratore delegato, nuovi incentivi.
Bene ha fatto il Governo, in persona del Ministro Urso, a dichiarare che è finita la stagione degli incentivi per automobili prodotte all'estero.
Non è accettabile nè tollerabile l'atteggiamento della "real" casa automobilistica di pretendere che i governi italiani si accollino le loro perdite senza mai beneficiare degli utili.
Il ricatto dei posti di lavoro deve essere risolto con una politica industriale che favorisca la produzione in Italia di automobili, incentivando nuove attività imprenditoriali ed eventuali disponibilità per politiche assistenziali siano semmai indirizzate a dare sostegno economico ai lavoratori che la Fiat/Stellantis dovesse licenziare per ripicca.
Mai più un centesimo pubblico a Fiat/Stellantis.
Nessun commento:
Posta un commento