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No alla deriva

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12 luglio 2024

Botte da Orban

Apprezzo moltissimo il movimentismo del Premier Ungherese Viktor Orban,

Solitamente nessuno sa di chi sia il semestre di presidenza dell'unione europea, oggi, invece, tutti sappiamo che dal primo luglio al 31 dicembre la presidenza spetta all'Ungheria.

E Orban non delude, anzi.

Le sue visite a Kiev, Mosca, Pechino ed i suoi contatti con Erdogan e Trump, dimostrano che, per la prima volta, mentre i parrucconi di Bruxelles stanno operando sul mercato delle vacche per scambiarsi voti, commissari e leggi al fine di rabberciare una maggioranza, chi è legittimamente in carica nel suo ruolo, sta portando l'Europa ad essere protagonista e non semplice esecutrice di direttive e accordi altrui.

Capisco che tutto questo non possa piacere a chi ha una autorevolezza azzerata dal voto elettorale come Macron e Scholz o a chi ancora è in carica semplicemente perchè non è stata trovata una soluzione fondata su una solida maggioranza.

Chi ancora avesse lo stomaco per credere nell'unione europea, oggi capirebbe, se in buona fede, che non esiste nessuna unione e che l'Europa è una mera espressione geografica.

Ma l'attivismo di Orban fornisce anche una sponda al difficile ruolo che deve svolgere Giorgia Meloni.

Da un lato il nostro Presidente, deve ricercare il maggior interesse per l'Italia nel sistema dirigista europeo, per ottenere un ruolo da commissario non secondario, nè succuibe di supervisioni altrui come è stato per Gentiloni che doveva operare sotto la cappella di Dombrovsky.

Dall'altro la Meloni deve dare voce al suo elettorato che è fortemente ostile a questa Europa e, ancora di più, ad ogni ipotesi di collusione con socialisti, liberali e verdi, potendo appena tollerare i popolari in versione Forza Italia.

Finora la Meloni si è comportata benissimo, mostrando duttilità ma anche non arretrando sulla linea rossa di un incarico di rilievo per l'Italia e di una revisione della follia verde.

Vedremo come finirà, anche se personalmente auspicherei una rottura clamorosa che ponga l'Italia sulla medesima lunghezza d'onda dell'Ungheria e trasformi i consigli europei in un Vietnam, dove Italia, Ungheria e chi ci vorrà stare usino ripetutamente il loro diritto di veto.

Sarebbe un film che abbiamo già visto con protagonista la Thatcher che, da sola, bloccò l'unione finchè non furono soddisfatte le richieste inglesi e che diede a lei, in patria e all'estero, lustro, rilievo e consenso.

Mi sembra che la Meloni abbia tutti i numeri per portare a casa risultati analoghi. 

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