Ciò che è bene per la sinistra è male per l’Italia. Ciò che è male per la sinistra è bene per l’Italia.

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Si devono intraprendere le guerre per la sola ragione di vivere senza disturbi in pace (Cicerone)

No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva

30 agosto 2009

Mistero Boffo

Non è passata una settimana da quando Vittorio Feltri ha ripreso la direzione de Il Giornale (che da ieri ho ricominciato a comprare in edicola anche perché rilevo la presenza di firme gradite a la scomparsa di quelle sgradite: spero non sia per ferie) che, ecco, un colpo da maestro che ricorda da vicino il tempo de L’Indipendente feltriano nei primi anni novanta.
Il direttore de l’Avvenire, quotidiano edito dalla Conferenza Episcopale Italiana, tal signor Boffo, si era distinto in editoriali di stampo moralisticheggiante contro il Premier, in pratica sposando e dando per vera la campagna lanciata da Repubblica.
Il Giornale afferma che il signor Boffo fu oggetto di un decreto di condanna penale, avendo patteggiato per molestie nei confronti di una signora che sarebbe stata la moglie del suo amante.
La condanna è relativa alle molestie, ma non sottovaluterei lo squallore della storia omosessuale.
Nel momento in cui scrivo e dopo aver letto svariate versioni online, non ho ancora rilevato alcuna chiara e secca smentita a quanto ha scritto Il Giornale, ma solo incredibili ululati alla Luna, anche di alte cariche della Cei come il suo presidente signor Bagnasco che ha definito “disgustose e molto gravi” le rivelazioni de Il Giornale, che peraltro durante l’intera campagna di pettegolezzi contro il Premier se ne rimasero silenziose.
Se fosse vero quel che scrive Il Giornale, allora “disgustose e molto gravisarebbero le responsabilità del signor Boffo (che non pare voglia dimettersi) e le difese ad oltranza del signor Boffo da parte dei vari signori Bagnasco della Cei.
Ma “disgustose e molto gravi”, indipendentemente dalla veridicità o meno delle rivelazioni de Il Giornale, sono le reazioni della sinistra che strepita e strilla sul “caso Boffo”, sbavando voglia di censura (e peggio) nei confronti di Feltri e de Il Giornale, quando durante i lunghi mesi di pettegolezzi in prima pagina dei quotidiani che la sostengono, ne hanno difeso il “diritto di cronaca”.
E’ evidente che i poteri forti, la stampa all’85% di sinistra, una parte della Chiesa e una parte assolutamente minoritaria ma eccessivamente rappresentata del pdl, cercano una spallata contro un governo che, non potendo essere messo sotto accusa per la corretta amministrazione della cosa pubblica, viene aggredito sui temi sensibili: biotestamento, immigrazione, omosessuali, 150° anniversario della unità.
Il tutto per sostituire chi sta facendo con personaggi della prima repubblica, magari in una riedizione dell’ “arco costituzionale” che tanti danni fece alla nostra nazione e che, oggi, dovendo approvare leggi su temi sensibili per potersi distinguere dall’attuale esecutivo, porterebe solo l’Italia allo sfascio morale, civile, politico e anche economico, visto che la loro politica sarebbe condizionata da ampie elargizioni a tutti i gruppi e sottogruppi che, a loro dire, formano la “società civile”, per non parlare dei costi che dovremmo sopportare a fronte di una apertura indiscriminata delle nostre frontiere on base al “principio umanitario” dell’accoglienza per tutti.
Berlusconi ci rifletta e sostituisca le quinte colonne che allignano nel suo partito con la solidità e la spinta morale che possono fornire i movimenti della Destra Radicale.
Tanto, i voti, li prendono lui e Bossi, con chiunque si accompagnino.
E per concludere sul “mistero Boffo” di questi giorni, suggerisco a chi ha dei dubbi, a porsi e rispondere a due semplici domande:
1) le rivelazioni de Il Giornale, sono vere ?
2) perché il fango gettato sul Premier in base a pettegolezzi comunque privi di valenza penale è “libertà di stampa”, mentre il fango gettato sul direttore dell’Avvenire sulla base di un documento giudiziario e per fatti con rilevanza penale diventa un “attacco alla libertà di stampa” ?



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Ted Kennedy

De mortuis nihhil nisi bonum.
Perfettamente d’accordo (purchè questo valga indifferentemente per tutti i morti …).
Non vuole però dire che si debbano esaltare personaggi i cui comportamenti, non solo ex post, non furono poi così eroici ed encomiabili come si vuol far credere.
Di alcuni, anni dopo la loro dipartita, si scoprono miliardi all’estero quando più volte furono utilizzati soldi pubblici (frutto cioè dei sacrifici dei cittadini normali) per concedere agevolazioni alla loro azienda in crisi.
Altri, già in vita, videro scoperti i loro “altarini”.
Nelle celebrazioni per Ted Kennedy di questi giorni non ho letto nulla, se non brevi accenni, a Chappaquiddick che stroncò la giovane vita di Mary Jo Kopechne.
Eppure, al nome di Ted Kennedy, la prima associazione che mi viene in mente è proprio con quei due nomi: Mary Jo Kopechne e Chappaquiddick.
E forse sono anche il motivo per cui, nonostante tutte le magnifiche orazioni funebri che sono declamate oggi, uno con così tante benemerenze non sia mai arrivato alla Casa Bianca.
R.I.P.

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29 agosto 2009

Omaggio a Virgilio Savona e al Quartetto Cetra



Quando ho letto la notizia della morte di Virgilio Savona, mi sono ritornati in mente tanti “siparietti” della televisione degli anni sessanta e settanta.
Una televisione con due soli “canali” (uno all’inizio e tre alla fine di quel periodo) in cui si alternavano, con un rassicurante ritmo sempre uguale, il film del lunedì, il telefilm del martedì, il teatro al mercoledì, Mike Buongiorno al giovedì, una scelta random di tutto ciò al venerdì, lo show del sabato sera e lo sceneggiato della domenica.
Il Quartetto Cetra era, di diritto, al sabato sera.
Studio Uno, ma anche le varie edizioni speciali di spettacoli che solo nominalmente erano “one man show”, vedevano questo brillanto gruppo vocale tenere con sicurezza la scena.
Epiche le loro rivisitazioni in chiave ironica di sceneggiati, film e opere.
Brillanti e profonde le loro canzoni, interpretate sena una sbavatura, con classe e ironia, senza mai scendere nel turpiloquio e nella volgarità.
Così come nelle loro interpretazioni.
Altra classe, altri tempi, se si pensa al guittaggio “ideologicamente corretto” di tanti che per un passaggio televisivo si prestano a qualsiasi volgarità (come il ben noto comico di sinistra che ogni volta cerca di tastare i genitali del malcapitato presentatore di turno).
Tata Giacobetti, marito della splendida Valeria Fabrizi, e riconosciuto “bello” del gruppo, fu il primo ad andarsene nel 1988.
Si concluse allora la carriera del Quartetto Cetra che, mancando uno dei componenti, decise di non poter proseguire.
Nel 1990 venne a mancare Felice Chiusano, il “pelato”, che era da tutti ricordato come un buontempone, pronto allo scherzo.
Ieri è deceduto Virgilio Savona, la “mente” del gruppo, marito di Lucia Mannucci quarto e unico componente del gruppo ancora in vita.
Mi piace ricordarlo (e ricordarli) con il brano tratto da you tube e relativo ad una commedia musicale, una parodia dei tanti western dell’epoca, che allora non ebbe successo.
Mi ricordo che lessi proprio una dichiarazione di Savona che, ammettendo il poco gradimento del pubblico disse, all’incirca: eravamo convinti di aver fatto una grande trasmissione, perché ci eravamo tutti divertiti moltissimo. Evidentemente il pubblico non si è divertito altrettanto.
A me “Non cantare, spara”, piacque e, probabilmente, potrebbe ancora oggi essere trasmesso.
Se non altro per i nostalgici dell’Italia pulita che fu, anche in televisione, quella degli anni sessanta e settanta.


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28 agosto 2009

Non esistono "valori condivisi" in Italia

L’inganno sul quale Fini sta costruendo quella che spera essere la piattaforma per il Quirinale è la teoria secondo la quale, superati gli steccati ideologici degli anni settanta e ottanta, i concetti Destra e sinistra dovrebbero essere ampiamente rivisti con una reciproca accettazione nel nome di “valori comuni condivisi e fondamentali”.
Ma quei “valori condivisi” non esistono.
La sinistra è figlia del pci e i suoi dirigenti, come il futuro segretario Bersani che, anche fisicamente, somiglia a Breznev, sono cresciuti e si sono formati nel più cieco stalinismo.
Che oggi, caduto il comunismo, siano costretti a reinventarsi un ruolo è secondario, come è del tutto ininfluente che ad appoggiarli siano i grandi gruppi finanziari.
Ma che il loro dna sia inequivocabilmente di derivazione comunista lo si desume dalle politiche che hanno cercato di applicare durante i loro anni di governo:
- hanno tentato di sopprimere le televisioni di Berlusconi “il nemico” con il famigerato referendum sonoramente bocciato dal Popolo;
- hanno aumentato le tasse stringendo un cappio al collo degli Italiani, per usare quei soldi in elargizioni ideologiche;
- hanno tentato di inserire norme di legge che avrebbero scardinato l’ordinamento morale della nazione;
- hanno occupato, ovunque possibile, tutti i posti di nomina pubblica burocraticizzando lo stato;
- hanno svolto politiche clientelari funzionali alla sottrazione di risorse al Nord produttivo;
- hanno aperto indiscriminatamente le porte all’immigrazione clandestina e non proiettando la percezione che l’Italia fosse una meta non solo facilmente raggiungibile ma anche dove ognuno potesse fare il proprio comodo.
E’ del tutto evidente come i “valori condivisi” esistano solo nelle fantasie di Fini che, infatti, per godersi gli applausi della sinistra, si presta a dire tutto il contrario di quel che chi lo ha votato vorrebbe sentirsi dire:
- Fini è per una legge che autorizzi a negare acqua e cibo a certi malati indifesi;
- Fini è per una legge che riconosca presunti "diritti" agli omosessuali, oltre a quelli - giù sufficienti - previste dalle leggi vigenti per tutti i cittadini;
- Fini è per una legge lassista sull’immigrazione (li ospiterà poi a casa sua ?).

Temi, tutti, che non solo non sono "condivisi", ma che soprattutto non sono neppure "valori".
Infatti su tutto ciò la gran parte degli elettori di Centro Destra (forse con la sola esclusione di Fini e dei radicali di Della Vedova e Capezzone) la pensa esattamente all’opposto e in molti siamo disposti a scendere in piazza e a dedicare tempo e risorse per combattere la “buona battaglia” sui Valori, quelli veri, che però non sono quelli “condivisi” secondo Fini.


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27 agosto 2009

Sotto l'abbronzatura,nulla

L’indecente esibizione del signor Gianfranco Fini a Genova al festival dell’unità, impone un necessario commento.
Sennonché Marcello Veneziani ha scritto oggi , ne Il Giornale nuovamente diretto da Vittorio Feltri, molto meglio e molto più efficacemente di quanto io non potrei fare in questi pochi minuti che dedico al blog.
Così, riportando nuovamente il link all’articolo – da incorniciare – intitolato Fini trova casa: la stessa del pd , mi limito a proporre solo tre brevi citazioni dal pezzo di chi si dimostra, sempre di più, la miglior testa pensante della cultura di Destra.

1) L’accoglienza all’eroe della resistenza antiberlusconiana
Un tifo caloroso in platea dopo giorni di marcia nuziale su la Repubblica e le sue sorelle, in attesa euforica del Convertito, salutato come antifascista, anticlericale ma soprattutto antiberlusconiano.

2) Coerenza e affidabilità
Un tifo della madonna per la nuova sposa che non ha tradito le premesse, limitandosi a tradire i suoi elettori e il suo passato anche più recente.

3) Il lider maximo
Sono contento che la sinistra abbia finalmente trovato un leader su cui non si divide ma che elogia compatta. È un buon auspicio per le primarie. Fino a ieri ero convinto che Pdl volesse dire semplicemente Partito del Leader, inteso come Berlusconi; e Pd volesse invece dire Partito del, ma non si sapeva di che cosa. Ora finalmente viaggia in Pdf. Partito di Fini.

Fini ha le stesse identiche posizioni della sinistra.
Sui temi fondamentali di cui ho scritto ieri, Fini è allineato e coperto con le posizioni più devastanti: sulle questioni etiche e la deriva morale, sull’immigrazione, sul Nord e Sud.
Il Fini di oggi sarebbe stato ripudiato da Almirante.
Il Fini di oggi deve essere ripudiato dagli elettori del Centro Destra.
Se avesse conservato un briciolo di dignità dovrebbe iscriversi subito al pci/pds/ds/pd e rinunciare alla poltrona di Montecitorio dove è salito grazie ai voto di coloro cui, sistematicamente, nega il sostegno nelle loro aspirazioni per una Italia moderna, civile, sicura e che eviti ogni deriva morale e terzomondista.
Credo, però, che dovranno essere gli elettori a bastonarlo come si deve, votando Lega o i partiti della Destra Radicale e così costringendo Berlusconi ad allontanarlo dal partito cui sta arrecando danni enormi.

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26 agosto 2009

Il futuro nelle nostre scelte

La mia amica Nessie in un commento lasciato nel mio post precedente , ha correttamente e sinteticamente diviso gli argomenti che la vedono assieme o contro la Chiesa Cattolica.
Scrive infatti Nessie che la Chiesa “l'appoggio sui temi eticamente sensibili (PACS, adozioni ai gay, eutanasia ecc.) la respingo decisamente al mittente sul tema dell'immigrazione”.
Se aggiungiamo la questione settentrionale, abbiamo individuato le questioni fondamentali per l’Italia di oggi e per il progetto di società che vogliamo per l’Italia di domani.
Non sono problemi di economia, perché in una economia globalizzata non esistono tante ricette, ma solo una: dare maggiore respiro alle finanze dei singoli cittadini e garantire l’accesso all’energia.
Non sono problemi di politica estera, perché la Civiltà Occidentale è quella emersa come la più produttiva e dispensatrice di benessere e felicità.
Non sono problemi di democrazia, perché il sistema liberaldemocratico è ormai, senza dubbio, “il peggior sistema esistente a parte tutti gli altri”.
E su quei temi, in cui una volta si decidevano le sorti di una elezione o di un governo, in Italia abbiamo un grande timoniere, sicuro e solido: Silvio Berlusconi.
Anche se è circondato da nanerottoli che sembrano aver sbattuto troppe volte la testa e che, assurti ad alte poltrone, pare risentano problemi dovuti a tale altezza.
Abbiamo dunque un primo”blocco” di questioni che, a seconda delle scelte che saranno effettuate, ci daranno una Italia ben diversa e, a mio parere, potrà essere una Italia in piena deriva morale, senza un futuro e (meritevole) preda di popoli più forti anche moralmente, oppure sarà un’Italia che, riscoprendo i Valori e le Virtù del passato, costruirà su di essi un futuro promettente, indipendente e ricco.
E’ sin troppo evidente che chi propugna l’eutanasia, chi ritiene che gli omosessuali debbano avere privilegi ad hoc per la loro condizione, chi distrugge, quindi, quel nucleo portante di ogni società passata, presente o futura che è la Famiglia, ha in mente una Italia ben diversa da chi, invece, si oppone ad una simile, degradante fine della nostra Storia.
E sono due posizioni inconciliabili che, probabilmente, arriveranno ad un redde rationem non indolore.
Esattamente come non sarà indolore la conclusione delle vecchie diatribe Nord-Sud, anche se, paradossalmente, ho più speranza che possano essere ricondotte ad un alveo dialettico grazie a quella invenzione che è il Federalismo.
Anzi, ancora meglio se rispolverando le iniziali idee di unificazione italiana che prevedevano una Confederazione di Stati, uniti per convenzione sotto un capo simbolico … il Papa (questa, naturalmente, è per il mio amico Jetset :-) .
Ed infine l’immigrazione che deve essere non solo fermata, ma che richiede un particolare impegno per controllare ed espellere tutti gli illegali che sono arrivati negli anni del lassismo.
A ben vedere l’immigrazione potrebbe essere la causa scatenante, per le tensioni sociali, religiose, economiche ed etniche che provoca, anche delle precedenti questioni e, quindi, dovrebbe essere quella affrontata prima e con maggiore determinazione.
E per affrontarla dobbiamo ignorare gli appelli al buonismo del “politicamente corretto” e pensare solo ed esclusivamente all’interesse dei cittadini italiani, anche se può sembrare crudele, ma lo sarà sempre meno impedire a qualche centinaio di persone di arrivare in Italia, che danneggiare, con il loro arrivo, milioni di italiani.
Un’ultima considerazione.
A parte la questione Nord-Sud che vede contrapposti geograficamente, le altre questioni (quella morale e quella dell’immigrazione) vede sostanzialmente due blocchi contrapposti già formati.
Con l’eccezione (rilevante) della Chiesa che sta con uno sulle questioni morali e con l’altro sull’immigrazione.
Da una parte essenzialmente i cittadini che votano Centro Destra, dall’altra la sinistra.
La posizione della Chiesa potrebbe essere quella che farà pendere la bilancia pro o contro le tesi contrapposte.
Per questo è necessario recuperare ai nostri Valori la Chiesa anche sull’immigrazione, isolando parroci, monsignori e vescovi “politicamente corretti” ed avendo cura di non gettare quelli “buoni” tra le loro braccia.
Anche la Chiesa, però, dovrà fare la sua parte, tenendo ben presente che senza di noi non potrà vincere la battaglia, cui tiene più di tutto, sui Valori morali e se irrita i cittadini del Centro Destra, rischia che questi le voltino le spalle, con le medesime conseguenze che ha subito in Spagna.
Non le andavano bene Aznar e Rajoy e si è ritrovata sul groppone Zapatero con le sue leggi che hanno fatto deragliare la Spagna, incanalandola ad una pericolosa deriva morale.
E’ interesse tanto della Chiesa quanto del Centro Destra ricomporre le incomprensioni per far fronte comune contro il comune nemico: la sinistra e le sue posizioni pervicacemente e perniciosamente contrarie agli interessi del Popolo Italiano, sia sui temi morali che su quelli dell’immigrazione.

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23 agosto 2009

L'incosciente autolesionismo dei preti "buonisti"

La Chiesa Cattolica, perso il potere temporale nel 1870, è rimasta come Istituzione morale – anche se riconosciuta come Stato Città del Vaticano – e come tale ha progressivamente, prendendo atto della nuova realtà, agito.
Non ha però potuto evitare l'influenza corruttrice portata dagli sconvolgimenti e dal ribellismo di marca socialcomunista e terzomondista degli anni sessanta e settanta e, così, abbiamo assistito, grazie anche ad una guida, Paolo VI, debole e troppo influenzabile da una curia che probabilmente pensava al pci come futuro interlocutore di potere, ad un progressivo sgretolamento dell’unità della Chiesa e al posto di un insegnamento univoco, abbiamo una cacofonia di posizioni, sentendosi ogni vescovo, parroco, sacerdote, legittimato a dire la sua ed a fornire la sua interpretazione di come realizzare la dottrina del Vangelo.
Mi auguro che, pur con le oggettive difficoltà che incontra visto il lungo tempo concesso alle idee “progressiste” per fare metastasi nel corpo della Chiesa, Papa Benedetto XVI sia in grado di riprendere il comando di una Istituzione che, anche per chi è agnostico come me, ricopre un importante ruolo di insegnamento e di guida morale.
Purchè, però, parli con una voce unica e non con una pluralità, anche discordanti, di dichiarazioni.
In questi giorni i media ci martellano con una storia non dimostrata né confermata: quella di una settantina di clandestini morti in mare.
Su una storia non confermata si sono avventati, sbavando, gli esponenti della sinistra e questo ci sta, considerando la loro incapacità di agire per il bene degli Italiani e l’abitudine a strumentalizzare tutto, sia ciò che accade sotto le lenzuola del Premier che loro sbirciano freneticamente, sia ogni evento anche umanamente doloroso che possa essere usato come arma contro il Governo.
Stupisce che a costoro si siano accodati alcuni sacerdoti e vescovi, oltre ai giornalisti di un paio di giornali di riferimento della Cei.
Stupisce perché da persone che dovrebbero essere guida morale, ci si aspetterebbe una maggiore prudenza nell’accettare come verità una affermazione non provata.
Ma stupisce soprattutto perché partendo da un presupposto corretto, il valore della vita umana, traggono delle conclusioni che potrebbero danneggiare e mettere in pericolo la vita di tanti.
Oltre a fornire una interpretazione erronea di quel che accade in mare.
Per questo auspicherei una interpretazione “autentica” dell’indirizzo della Chiesa Cattolica che può venire solo dal Papa.
Ma per tornare all’argomento del giorno è opportuno evidenziare l’errore in cui cadono questi preti “buonisti”, un errore molto grave che è frutto evidente di superficialità se non di ignoranza e che produce scelte autolesioniste.
In evidenza, prima di tutto, la differenza tra le posizioni del Centro Destra e quelle della sinistra.
Quando la Chiesa (e questa volta sì con le sue massime Autorità) si pronuncia per la vita umana e contro aborto, eutanasia e simili prodotti di una mentalità egoista che li considera persino “diritti” o “conquiste”, quando sono dei mali, solo eccezionalmente necessari, la sinistra intima il silenzio, contestandole il diritto alla parola.
Quando però la Chiesa (in ordine sparso e contraddittorio) con alcuni suoi singoli esponenti si pronuncia contro la politica di respingimento degli immigrati, allora la sinistra brandisce queste dichiarazioni come se fossero il Vangelo cui tutti, dovrebbero attenersi.
La Chiesa ha il diritto ad esprimersi, su qualsivoglia tema coinvolga la nostra vita politica, civile, sociale, economica, questo è un principio di libertà evidentemente ignorato – per il loro dna che resta comunista – dalla sinistra, ma assolutamente rispettato dal Centro Destra, anche quando non condividiamo le posizioni espresse.
Anche perché, il più delle volte, sono espressioni personali e non della Istituzione, unica a svolgere il ruolo di guida morale, tramite il Papa.
L’esempio più eclatante è quello che riguarda l’Arcivescovo Emerito di Bologna, Cardinal Giacomo Biffi che sin dal settembre del 2000, con un intervento epocale da me più volte ripreso ha fornito una lucida analisi prospettica del problema dell’immigrazione.
Eppure quelle sue sagge parole sono state oggetto di ostracismo ed oblio da parte della sinistra.
Ecco il primo motivo per cui ho definito autolesionista la posizione dei preti “buonisti”: con il Centro Destra possono esprimersi liberamente, con gli altri sarebbero costretti a farlo solo a senso unico.
Ma ben più grave è l’autolesionismo di chi sollecita l’immissione massiccia e devastante di soggetti estranei alla nostra cultura, alla nostra società, alla nostra civiltà e, quindi, anche alle nostre tradizioni religiose.
I musulmani hanno, da sempre, un unico obiettivo: conquistare il mondo e per fare ciò devono spazzare via, annullare completamente, il loro principale nemico: la cristianità.
Così hanno fatto ovunque hanno conquistato il potere lasciando ai cristiani solo un ruolo formale, minoritario, di poco superiore a quello degli schiavi.
Purchè non disturbino i manovratori.
Cioè, come fa la sinistra, i cattolici, i cristiani vanno bene ma solo quando esprimono idee in linea con quelle del potere.
La politica di selezionare l’immigrazione , invece, serve proprio a governare quel processo di evoluzione delle società, che non possono essere chiuse, con l’immissione di stranieri in quantità ampiamente assorbili e con origini più facilmente assimilabili.
Come spiegava il Cardinale Biffi questo non può accadere con gli immigrati di religione musulmana.
E lo vediamo in quelle nazioni (soprattutto Regno Unito e Francia) che, scioccamente, nel nome di un “commonwealth” derivante dalla precedente opera di civilizzazione e colonizzazione, hanno ammesso massicce dosi di immigrati, persino concedendo facilmente loro la cittadinanza al punto che oggi influenzano pesantemente le scelte politiche interne (veggasi burkini, divieti di crocefissi e canti di Natale …) ed esterne (veggasi la guerra contro il terrorismo musulmano e la recente liberazione del terrorista libico responsabile di 270 morti).
E’ quindi autolesionista parlare contro quelle stesse leggi che, regolando l’immigrazione, bloccando e respingendo gli ingressi illegali, tutelano non solo la Sicurezza e l’Ordine nelle nostre città, ma anche le Tradizioni millenarie della nostra Civiltà.
Ma, dicono, qui si parla di vite umane che “devono” essere soccorse in quanto naufraghi in mare.
Intanto chiariamo che chi si mette volontariamente su una barca inadatta alla traversata in mare aperto, non è un “naufrago”, a meno che non incocci in un iceberg, ma un aspirante suicida, alla stessa stregua di uno che si mette una corda al collo e poi si lancia dalla finestra sperando che qualcuno lo salvi.
E noi non siamo i salvatori del mondo.
Non lo siamo noi e non lo sono i Maltesi che hanno ben conosciuto le crudeltà islamiche e, forse anche per questo, hanno adottato una politica molto più rigida – e molto prima – della nostra.
Ma per salvare quelle persone abbiamo persino stretto un accordo – costosissimo ! – con Gheddafi che dovrebbe impedire a quei barconi di prendere il mare, evitando così gli sbarchi degli illegali, ma anche i pericoli della traversata marittima.
Questo è un atto di grande generosità ed umanità, tanto più che i campi sono in territorio libico, cioè di una nazione che, con il plauso della sinistra nostrana, ha presieduto la commissione per i diritti umani dell’onu, quindi “deve” per forza essere una delle nazioni che maggiormente li rispetta.
O si sbagliarono allora quelli di sinistra riconoscendo quel ruolo a Gheddafi ?
Non è quindi responsabilità dell’Italia salvare chi si butta a mare su barconi inadatti, ma è responsabilità del Governo Italiano impedire che torme di illegali sbarchino sulle nostre coste e scardinino le nostre Tradizioni oltre a mettere in pericolo la nostra Sicurezza e l’Ordine nelle nostre città.
Non deve quindi il Governo scusarsi, giustificarsi o promuovere inchieste se non per conoscere se la Libia ha rispettato il contratto che la lega all’Italia.
Non sono credibili coloro che ci intimano di accogliere gli immigrati, perché è come se qualcuno ci imponesse di “ospitare” una famiglia di estranei a casa nostra “per motivi umanitari”.
Se uno vuole fare della beneficenza la faccia, nessuno glielo impedisce, ma lo faccia a suo rischio, costo e pericolo, quindi che si tratti di commissari europei tedeschi o ungheresi oppure di preti cattolici o protestanti, che aprano le porte di casa loro e i loro personali borsellini ma non pretendano di fare beneficenza a spese nostre.
L’Italia ha già dato e anche troppo vista la presenza massiccia di illegali arrivati negli anni del lassismo.
E’ da incoscienti continuare ad immettere sulla nostra terra elementi estranei che, poi, si organizzano fino ad arrivare persino a pretendere leggi che vadano incontro alle loro usanze, scardinando i tempi del lavoro e del riposo della nostra Tradizione (ed è voluto il riferimento al ramadam che sta creando problemi anche a livello di norme sul lavoro e contrattualistica relativa).
Diverso, come lucidamente espose il Cardinale Biffi è quando si parla di immigrati, regolari, che arrivino, con ordine e sulla base di specifiche necessità italiane, da nazioni compatibili con la nostra e con una cultura di fondo più facilmente assimilabile e penso, ad esempio, ai cittadini dell’est europeo.
Ma non è il caso assurto agli onori delle cronache di questi giorni.

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21 agosto 2009

Tra avvoltoi e burkini

Cinque clandestini eritrei sono riusciti a forzare il blocco e ad entrare nelle nostre acque, tanto da costringere una motovedetta della Guardia di Finanza al loro trasferimento sul suolo nazionale.
Il nostro governo dovrebbe, prima di tutto, chiedere spiegazioni alla Libia che ha, così, consentito la violazione degli impegni solennemente presi e profumatamente pagati.
Ma non è questo l’argomento del post.
I cinque clandestini asseriscono di far parte di una ben maggiore comitiva di cui solo loro sarebbe i sopravvissuti.
Non abbiamo alcuna prova dell’accaduto e anche in passato si diffusero notizie, mai confermate o accertate, circa apocalittici naufragi.
Ciononostante i “politicamente corretti” in s.p.e. si sono avventati sulla notizia per accusare di insensibilità, ma con parole adatte a ben altre situazioni ad esempio a Cuba, Iran, Cina, la politica del Governo Italiano di respingimento attivo degli illegali.
Mi auguro che il Governo non cada nella trappola di mettersi sulla difensiva e, invece, rilanci chiedendo alla Libia un maggiore impegno nel contrasto dell’immigrazione clandestina.
Perché se morti ci sono stati, quelli vanno tutti nel conto del lassismo degli anni passati che ha proiettato la percezione dell’Italia come una meta facile, tutto pagato (da noi ).
E’ bene, invece, che cominci a circolare la percezione che i confini dell’Italia sono chiusi agli illegali e che quanti si introdussero grazie al lassismo degli anni passati verranno stanati e rispediti a casa.
Piaccia o meno alla sinistra e/o a certi ambienti ecclesiastici.
Gli Italiani, che nei sondaggi votano in massa contro il “burkini”, espressione non di una libera (e legittima) scelta laica, ma di una aggressiva espressione di integralismo islamico, sono anche gli Italiani che, con grave scorno della sinistra, dicono in massa “sì” alle Ronde, al respingimento dei clandestini e “no” alla cittadinanza facile.
Tale è la volontà della maggioranza degli elettori, tale è la volontà della quasi totalità dei votanti i partiti del Centro Destra e bene ha fatto Calderoli ad invitare Fini, presidente della camera per volontà di Berlusconi e degli elettori di Centro Destra, a dire, ogni tanto, “qualcosa di Destra” e non ad appiattirsi sulle posizioni più “politicamente corrette”, espressione della sinistra terzomondista e di una parte della Chiesa che sembra auspicare una riedizione in chiave 2009 della disastrosa “teologia della liberazione” di triste memoria.
Mettiamoci in testa che noi Italiani non possiamo risolvere i problemi del mondo, soprattutto se apriamo le porte di casa nostra in modo inconsulto ed indiscriminato.
Non vorrei che i nostri figli, grazie al "politicamente corretto", si ritrovassero stranieri nella loro terra.


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20 agosto 2009

Un po' di luce nello sport bolognese

Lo sport bolognese non gode attualmente di buona salute.
Nella pallavolo abbiamo rischiato l’esclusione per i soliti problemi di denaro.
Nel calcio la famiglia Menarini non riesce a “sbolognare” il Bologna e sabato, piove sul bagnato, sembra che non potrà giocare neppure Di Vaio, l’artefice, a suon di 24 reti, della salvezza nell’ultimo campionato.
Nella pallacanestro la Fortitudo è costretta a ripartire dalla “A” dilettanti per colpa di una duplice retrocessione: la prima sul campo, la seconda sui registri contabili, mentre la Virtus, alcuni anni fa già scomparsa e risorta per aver rilevato un titolo sportivo, si aggrappa alla fantasia del suo presidente.
E’ quindi da uno sport per molti (ma non per me, reputandolo secondo solo al calcio) considerato “minore” che riusciamo a ricevere una piccola consolazione: la Fortitudo Baseball ha conquistato il suo ottavo Scudetto Tricolore, battendo i campioni in carica del San Marino.
E la vittoria è tanto più gratificante ed educativa in quanto, a inizio stagione, la Fortitudo navigava in acque agitate, per la mancanza di uno sponsor (arrivato solo per la finale scudetto!), per i soliti problemi di denaro che si riflettevano sull’organico.
Eppure la squadra ha reagito bene, si è stretta attorno ai suoi simboli (allenatore e capitano) ed ha dimostrato che là dove non arriva il portafogli può arrivare il cuore.
Nessuno si aspettava la vittoria in campionato, al più avremmo sperato nei play off, invece giocatori di carattere hanno impartito una lezione di serietà, dedizione e impegno.
Il primo Scudetto targato Fortitudo risale solo al 1969, cioè 40 anni fa e in 40 anni le vittorie sono state ben 8, praticamente una ogni cinque anni e, se mi è concesso, tutte da me “vissute”.
I calciatori del Bologna, professionisti profumatamente pagati tanto quanto i giocatori di baseball sono dilettanti che sacrificano il loro tempo libero per allenarsi dopo una giornata lavorativa, dovrebbero prendere esempio dalla Fortitudo Baseball e, già da sabato nella prima di campionato contro la Fiorentina, impegnarsi per onorare le gloriose maglie che indossano nel Centenario della Fondazione e, in tal modo, anche alla loro qualità di sportivi.


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19 agosto 2009

La questione identitaria

Mentre la stampa ideologicamente di sinistra e di proprietà dei “poteri forti” continua stancamente a sbirciare sotto le lenzuola di Berlusconi, il Premier tiene ben saldo il timone e gli Italiani capiscono che la rotta è chiara, tanto che il Cavaliere si permette di ipotizzare un taglio delle tasse che sarebbe benefico per la ripresa della nostra economia ed esiziale per la sinistra.
Così il vuoto politico dell’estate 2009 può essere riempito dall’unico partito identitario rimasto in Italia dopo la dissoluzione, pronubo Fini, della Destra erede del glorioso M.S.I.: la Lega.
Al centro del dibattito sono i temi della Lega: il controllo dell’immigrazione, la sicurezza dei cittadini, l’affermazione delle nostre radici, la difesa dei più deboli, la rivalutazione dei salari mangiati dal costo della vita, tutti temi che anche nei sondaggi dei media di sinistra, come sky tg 24, trovano consensi massicci, ben oltre il 70%.
Ma la Lega , per la sua natura identitaria, non può limitarsi a temi che solo a sinistra non capiscono essere condivisi dalla maggioranza del Popolo, ma in questa estate ripropone argomenti che riguardano direttamente l’”essere” una nazione.
Così le critiche all’Inno di Mameli, la proposta di affiancare, con dignità costituzionale, bandiere e inni locali a quelli nazionali, l’insegnamento del dialetto e la preferenza da accordare, per l’assunzione di cattedre e impieghi pubblici, a gente locale, diventano argomenti di discussione.
A volte seria, altre aprioristicamente ostile.
Il Conte di Cavour, nel 1861, commentando l’avanzata di Garibaldi e la totale cacciata dell’esercito borbonico dalla Sicilia, scrisse a Costantino Nigra, Ambasciatore a Parigi: “Gli aranci [la Sicilia] sono già in tavola, ma i maccheroni [Napoli] non sono ancora cotti!".
Con lo sfaldamento delle truppe borboniche pare che abbia integrato con un “adesso anche i maccheroni sono in tavola e ci tocca mangiarli”.
E’ ormai storicamente provato che Cavour, abile politico, non aveva affatto in mente l’Italia come la conosciamo e che essa fu il frutto dell’avventurismo militare di Garibaldi (sostenuto in odio allo Stato Pontificio dalla Massoneria e dalla Chiesa Anglicana) e dell’ambizione dei Savoia.
Così, invece di un Regno d’Italia che avrebbe compreso le regioni del Nord, abbiamo avuto l’Unità “dalle Alpi a Lampedusa”.
Una altra frase celebre attribuita a Massimo D’Azeglio è “L’Italia è fatta, ora dobbiamo fare gli Italiani”.
Perfettamente condivisibile, peccato che a 150 anni dall’Unità, gli Italiani non sembra che, ancora, siano stati “fatti” (a proposito: condivido con Bossi l'importo da destinare alle celebrazioni del 2011 di euro zero. Meglio risparmiarli, quei soldi, e limitarsi ad un discorso, tanto le parole dei politici non costano ...) .
Ci provò il Duce e probabilmente ci sarebbe riuscito se avesse avuto ancora un altro paio di decenni, ma il maggior contributo di conoscenza reciproca fu dato dalla Grande Guerra e dal servizio militare obbligatorio.
Non sembra però con quei risultati auspicabili.
La Lega prende quindi atto delle diversità culturali, storiche, sociali e anche – e soprattutto – di approccio mentale allo Stato tra i cittadini di questa Italia e reclama l’Identità per il Nord, estendendo questo concetto oltre i ristretti margini geografici, potendo facilmente comprendervi la Toscana, le Marche è quella parte settentrionale del Lazio fino a Roma.
Grosso modo si vede una profonda differenza tra quel blocco che fu il Regno delle Due Sicilie e il resto dello Stivale.
Nel Regno delle Due Sicilie sostanzialmente unificato sotto dominazioni o pesanti influenze straniere (spagnoli, francesi, arabi), il resto, soprattutto nel Nord Lombardo Veneto, orgogliosamente autonomo, con Repubbliche comunali che poterono estendersi come grandi potenze dell’epoca (Venezia, Milano, Firenze su tutti) ma con una Famiglia che, unica, riuscì, per la propria ambizione, a costruire un qualcosa di duraturo e proiettato nel futuro: i Savoia.
E’ così peregrina, dunque, la richiesta della Lega di dare dignità costituzionale a bandiere, inni e lingue locali ?
Non mi sembra.
Come non mi sembra fuori luogo chiedere che sia titolo preferenziale l’origine nel luogo per l’assegnazione di una cattedra o di un posto pubblico.
Ed è questione identitaria anche la conservazione di quei costumi che caratterizzano una comunità, come la cucina, le feste … perché allora non il “dialetto” che, in alcuni posti, come il Veneto, è una vera e propria Lingua ?
Del resto in Italia non abbiamo una festa nazionale, ne abbiamo tre o quattro a seconda dell’ideologia di riferimento, del periodo storico che si vive e di chi è al governo.
E, ammettiamolo, il Tricolore ci fa palpitare, ma è ancora giovane: quanta più Storia ci racconta il Leone di San Marco !
Perché, dunque, non dare il segno di continuità coniugando un passato glorioso e quello che, con il contributo di tutti, può essere un futuro altrettanto importante ?

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18 agosto 2009

Famiglia Cristiana come Grillo e Benigni

Io non leggo Famiglia Cristiana.
Come non leggo il blog di Grillo e non guardo i film di Benigni.
Mi è infatti sufficiente leggere i “lanci” di agenzia e vederne le comparsate nei telegiornali per sentirmi totalmente distinto e distante dalle loro posizioni.
Famiglia Cristiana, così, seguendo a ruota le esibizioni di Grillo e Benigni, cita malamente “I Promessi Sposi” dimostrando che, almeno l’autore dell’articolo e chi lo ha passato, hanno una cultura da Bignami della Letteratura.
Come ho già avuto modo di commentare in altri blog, la Chiesa Cattolica Italiana deve stare attenta alle posizioni che assume, perché rischia di fare la fine della Chiesa Spagnola che, a forza di “bastonare” Aznar e Rajoy, si è (meritatamente) trovata sul groppone Zapatero.
Non mi meraviglio (e non mi interesso) di Grillo e Benigni, la cui origine professionale è ben nota, mi meraviglio che una organizzazione seria, millenaria, guidata personalità di profonda cultura come il Papa Benedetto XVI, tolleri il continuo tiro al bersaglio non verso i secolari nemici della religione, bensì di coloro che, nei fatti, rappresentano il baluardo laico di quelle stesse radici che la Chiesa Cattolica chiede siano conservate, rispettate e valorizzate.
C’è qualcosa di profondamente distorto in una Chiesa che, da un lato, rivendica le radici Cristiane dell’europa e, dall’altro, ha propri giornali che si oppongono a tutti i provvedimenti che cercano di salvaguardare quelle radici, anche con le norme che vietano a stranieri di approfittare della debolezza di anziani soli.
Sembra quasi che la battaglia per la nostra Civiltà noi la si debba combattere anche contro coloro che sarebbero i primi a beneficiarne.
Mi piacerebbe ascoltare una parola chiara che, smentendo certi editoriali di Famiglia Cristiana e di Avvenire, “benedica” la buona battaglia per l’Ordine e la Sicurezza, visto anche che gli unici che hanno “l’onore” delle citazioni (e delle sperticate lodi della sinistra) sono quelli che criticano la politica del Centro Destra, mentre da quella stessa sinistra vengono intimazioni a tacere ogniqualvolta dalle stesse colonne si esprimono opinioni (soprattutto in tema etico) contrastanti con la deriva che la sinistra stessa vorrebbe far imboccare alla nostra Nazione.
Piaccia o meno a Famiglia Cristiana sostiene di più la battaglia per le radici Romane e Critiane dell'europa la Lega con le sue proposte, di tutti i suoi editoriali "politicamente corretti".



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16 agosto 2009

I cittadini sono disarmati,i criminali no

Alcuni giorni fa, durante la settimana di Ferragosto, un signore novantatreenne di Bologna è stato aggredito, picchiato e derubato.
Durante il ricovero è entrato in coma ed è deceduto.
Il barbaro assassino è ancora libero di delinquere, mentre il neosindaco, dimostrandosi perfettamente allineato con il suo partito, quel pci/pds/ds/pd che vive in una torre d’avorio sordo alle esigenze dei cittadini ed ai sentimenti del Popolo preferendo sbirciare dal buco della serratura la vita privata del Premier, storce il naso alla presenza dei militari in città e si rifiuta persino di autorizzare quella parodia di Ronde che sono state così imposte dalle resistenze degli abatini del “politicamente corretto”.
Eppure Bologna fu capofila quando, in situazioni di pericolo per l’ordine pubblico, furono istituite le Pattuglie Cittadine che, fino a pochi anni fa, quando cominciò ad imperversare il “politicamente corretto”, vedeva volontari garantire – armati – la sicurezza dei cittadini e delle loro proprietà.
Bologna ha raggiunto i vertici delle città in cui il rapporto crimine/cittadini è più alto, "obiettivo" conseguito nei cinque anni della giunta del forestiero ora sostituito da un altro sindaco, della medesima area politica e ugualmente estraneo al tradizionale tessuto sociale e culturale della città.
L’assassinio del nostro concittadino novantatreenne, assume connotati ancora più gravi, perché commesso ai danni di una persona che, per l’età, era alla mercè di chiunque fosse più giovane e più in forze e proprio in questo si riconosce una società civile, dove i più deboli sono tutelati dallo Stato e rispettati e difesi dagli altri cittadini.
Rifiutare la presenza di Ronde attive significa lasciare in pericolo tutti i nostri padri e madri che, “suo dì tardi traendo”, hanno il diritto ad essere garantiti nell’affrontare questo loro ultimo tratto di strada terrena.
Il barbaro assassino che ha commesso quel delitto ai danni di un novantatreenne meriterebbe la pena di morte, senza attenuanti né rimpianti.
Avrebbe anche meritato di incrociare una Ronda – di quelle vere – o un cittadino che, come negli Stati Uniti, avesse la possibilità di girare armato per difendere se stesso e gli altri.
Purtroppo il “politicamente corretto” ci impone di agire in stato di perenne inferiorità nei confronti dei delinquenti, disarmati e senza neppure quella parodia di Ronde ammesse dalla recente legge al posto delle vere Ronde, armate e che possano intervenire – e non solo telefonare - quando rilevano un fatto anomalo.
Uno potrebbe sperare che, almeno, una volta catturato, il criminale venisse rapidamente processato e condannato al massimo della pena da scontare senza riduzioni né agevolazioni o “permessi”.
Purtroppo anche questo, finchè i cittadini non ne avranno abbastanza, rimane una labile speranza.

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14 agosto 2009

Il dogma laicista

Pur essendo stato anticipato sull’argomento, dal mio amico Starsandbars , non rinuncio a commentare la sentenza del Tarcorrettamente impugnata da un ministro della Istruzione come Maristella Gelmini che sta dimostrandosi un ottimo interprete del ruolo – che ha sposato il più banale e scontato dei dogmi laicisti: l’estromissione del ruolo della Religione tra le materie scolastiche.
Con le solite elucubrazioni sofiste di chiaro stampo “politicamente corretto”, dello stesso genere, per intenderci, di quelle che tendono ad impedire di far trovare nelle mense dei nostri figli la carne e i derivati del maiale, che tendono ad impedire di celebrare il Natale e insegnare le bellissime canzoni natalizie ai bambini, che portano ad augurare “buon anno”, ma non “Buon Natale”, ecco che si vorrebbe impedire al docente di Religione di partecipare al Consiglio ed al giudizio – e relativi “crediti” – sugli alunni.
A me sembra una sciocchezza.
Lo è sul piano strettamente scolastico perché se una materia viene studiata, se un alunno sceglie di frequentare anche quello insegnamento, allora ha diritto a ricevere il relativo giudizio ed a vedere la partecipazione di quel docente al Collegio, a pieno titolo.
Lo è sul piano culturale perché si vorrebbe negare con un editto giudiziale la rilevanza di duemila anni di Storia, in cui la presenza del Cristianesimo e della Chiesa Cattolica hanno impresso una significativa impronta in quel che siamo noi oggi.
A differenza di altre religioni o dell’ateismo/agnosticismo.
E’ purtroppo una grave manchevolezza di chi si professa laico, ma in realtà è solo un laicista dogmatico, cercare di impedire ogni espressione alla Chiesa Cattolica, negandole cittadinanza in una Italia che anche la Chiesa Cattolica ha contribuito a rendere quella che conosciamo; contrastando, spesso in modo pregiudiziale, ogni posizione della Chiesa Cattolica e in tal modo rifiutando quelle che sono le nostre Radici, fondamentali per la nostra Cultura ma, soprattutto, necessarie per ogni nostro futuro.
Mi domando, infatti, a cosa possa servire il respingimento degli illegali e l’introduzione del reato di clandestinità, se non lo si accompagna con il recupero dei Valori della nostra Tradizione culturale che hanno anche nella Chiesa Cattolica una fonte primaria.
Da tutto ciò non può nascere che un nichilismo sbandato, come quello che emerge in alcuni blog, post e commenti che si possono leggere in giro per la Rete.
Ad esempio questo commento (in calce ad un post della mia amica Lontana) che qui integralmente riporto:
Facciamo un piccolo esempio: due giovani si conoscono in discoteca. Si incontrano di nuovo e (per cautela) la 4° volta che si rivedono finiscono a letto. Lui usa il profilattico ma si rompe (capita) e dopo qualche settimana scopre di essere incinta. Hanno 20 anni e si conoscono da un mese, studiano all'università e hanno progetti diversi. Credo che la signorina abbia tutto il diritto di abortire se vuole, anche senza il permesso del ragazzo. Questo è solo un esempio, ma potremmo parlare delle malformazioni congenite o delle violenze sessuali..
Ora mi sembra estremamente grave e frutto di una negazione di ogni cultura, oltre alla mancanza di ogni senso di responsabilità che dovrebbe far parte del bagaglio culturale di una persona matura, che si possa considerare con tale leggerezza “normale” sbarazzarsi di un essere umano concepito, ancorché per errore o per un incidente.
Una tale leggerezza non viene, oggi, accettata neppure quando si parla di cani e gatti, perché dovrebbe essere così “semplice” quando si tratta di un essere umano concepito ?
E’ bene anche dire – visto che nel blog Secondo Natura frettolosi commentatori attribuiscono a tutti gli Autori una appartenenza Cattolica, senza capire quel che si scrive e confondendo la libera espressione di idee da loro non condivise con l'adesione alla Chiesa – che nel 1978 votai “no” ai referendum per l’abrogazione della 194.
Votai “no” ovviamente alla velleità radicale di allargare i termini della legge, ma votai ugualmente “no” alla proposta restrittiva del Movimento per la Vita.
Una scelta che confermo purchè non mi si presenti, l’aborto come “un diritto” o, peggio ancora, “una conquista.
L’aborto è un male che, in taluni casi, limitati, può essere utilizzato per evitare un male maggiore, ma sempre un male, sia pur minore, resta.
Non si può infatti paragonare la situazione di una donna dopo uno stupro, con quella di una donna che si ritrova incinta per un errore o un incidente dopo un rapporto ricercato, voluto e consenziente.
La legge avrebbe anche una parte importante di prevenzione e di informazione, sin troppo trascurata, ma certamente non può essere utilizzata per deresponsabilizzare.
E questa non è una imposizione della Chiesa Cattolica, ma un principio umanistico, insito nella nostra Cultura e Civiltà, che ama e appartiene alla Vita a differenza di altre tendenze (faccio fatica a definirle “culture” o “civiltà”) che appartengono al “lato oscuro” che idolatra e predilige la Morte.
E non è possibile neppure negare al padre di avere voce in capitolo in ogni scelta che ricada sul figlio, visto che il padre è partecipe al 50% al suo concepimento.
L’ora di Religione è, quindi, come il Crocefisso, un qualcosa che trascende la pur rilevante presenza della Chiesa Cattolica nella nostra società, perché è parte di noi, di quello che siamo, della nostra storia e della nostra civiltà.
Negare all’insegnante di Religione di partecipare, alla pari con quello di Greco o di Matematica, al Consiglio di classe, vuol dire privarsi di parte del nostro essere italiani.
La sentenza del Tar rappresenta quindi solo una espressione di dogmatismo laicista che mi auguro che il Consiglio di Stato, adito dal Ministro Gelmini, sappia correggere per il bene di tutti.

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11 agosto 2009

Un motivo in più a sostegno delle gabbie salariali

Qual è ?
L’ostilità dei sindacati confederali.
La triplice, da 7 anni integrata con l’Ugl fedele portatrice d’acqua, è insorta contro la proposta della Lega fatta propria dal Premier Silvio Berlusconi.
Ora, la trimurti è, da almeno 25 anni (referendum sulla scala mobile) se non più, protagonista di sistematiche battaglie di retroguardia in campo economico e sociale e sostenitrice di una spesa pubblica senza limiti per destinarla a realizzare un assistenzialismo privo di sbocchi e di utilità.
Per sostenere tale politica ha bisogno di spremere qualche “pollo” e ogni provvedimento che riduca la disponibilità di questo tsunami di denaro pubblico disperso improduttivamente in milioni di rivoli rappresenta un vulnus per la triplice e il suo potere.
Così se si parla di parametrare gli stipendi, quindi gli aumenti, ma anche le tassazioni, in base al costo locale della vita, cioè se si parla di introdurre una giustizia retributiva in modo che chi svolge lo stesso lavoro, a parità di anzianità, abbia una retribuzione che consenta una pari capacità economica, la trimurti vede messe in pericolo le sue prerogative di interprete unica delle necessità dei “lavoratori”.
Ma non è solo l’opposizione della triplice confederale a far pensare bene alle “gabbie salariali” (rectius: salari differenziati), ma anche la origine ideologica di chi si oppone in campo politico.
Inutile citare il pci/pds/ds/pd e il partito di Di Pietro che tanto si opporrebbero a qualsiasi proposta di Berlusconi, quindi non sono credibili nelle loro obiezioni.
Significativo invece l’atteggiamento dell’Udc e di una parte del pdl.
L’Udc è, notoriamente, l’erede diretta della vecchia Dc, la “balena bianca”, che nel voto in meridione ha fondato le sue fortune elettorali.
Facile, quindi, rispondersi sul perché l’Udc – che ha ottenuto il quorum alla camera per i voti racimolati al Sud e che l’unico quorum al senato lo ottenne in Sicilia, sfiorandolo in Calabria e Campania – sia contraria ad un provvedimento che, restituendo capacità economica a lavoratori prevalentemente del Nord, sottrae denaro che sarebbe altrimenti utilizzato per quei deprecabili interventi assistenzialisti che non hanno mai portato alcuna produttività.
Ma anche nel pdl vi sono degli oppositori.
Leggo i nomi e vedo dichiarazioni contrarie dei socialisti del pdl.
Evidentemente il richiamo della foresta è troppo forte anche quando si deve intervenire per rettificare un errore, quello commesso – non a caso – tra il 1969 e il 1972, gli anni della grande rivolta operaia che fece da detonatore alla crisi economica che, con alti e bassi, ci siamo trascinati per oltre 20 anni.
Desumendo quindi ex contrario, abbiamo ottimi motivi per sostenere l’introduzione dei salari differenziati: l’opposizione dei confederali, quella dell’Udc e dell’ala socialista del pdl.
Per dirla in termini più crudi: contro i salari differenziati si è riformato quell’ “arco costituzionale” che tanti danni provocò alla nostra Nazione, con leggi (prevalentemente di spesa) approvate dal 95% del parlamento e con inflazione galoppante ben oltre il 20-25%.
Contro i salari differenziati, insomma, si sono schierati i nostalgici della prima repubblica e questo è già un ottimo motivo per sostenere la proposta leghista.

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10 agosto 2009

La pena sia vera punizione

Leggo che una persona, condannata a 30 anni per l’omicidio di una ragazza, è libera dopo soli due anni.
In realtà pare che la condanna sia solo in primo grado e, quindi, non definitiva, ma alla condanna per omicidio si era aggiunta un’altra condanna a 4 anni per spaccio di droga.
Il padre della ragazza uccisa ha scritto al Corsera e il ministro Alfano ha inviato una ispezione in Calabria.
In provincia di Ascoli un cameriere di 23 anni, al termine del suo lavoro, viene aggredito e ucciso a botte .
Due casi di omicidio che, in questo momento, sembra non vedranno una adeguata punizione per i colpevoli, lasciandoli a lungo liberi di reiterare il loro crimine, ignorando le legittime attese di vendetta (sì, anche la vendetta appaga la sete di giustizia di chi si è visto ammazzare un proprio caro) e proiettando un pessimo messaggio a tutti.
Questo blog sostiene la pena di morte per i crimini più efferati, una volta accertata in via definitiva la colpevolezza degli imputati.
Chi scrive su questo blog ritiene legittimo che lo Stato punisca, difenda i cittadini onesti e appaghi la sete di giustizia delle vittime e dei loro famigliari con la punizione capitale.
E’ stato scritto più volte il perché la pena di morte è legittima quando viene applicata nel rispetto del contraddittorio, da una giuria indipendente rispetto al potere politico e sulla base di leggi preesistenti al processo.
Ma non solo pena di morte.
La giustizia, quella vera, la si ottiene anche quando i processi non vengono ritardati da cavillosi sofismi ed eccezioni, quando i magistrati si impegnino e non trovino la via dei rinvii, quando il potere politico decide di eliminare tutte quelle leggi e leggine, come la Gozzini, scritte esclusivamente a favore dei criminali nell’illusione che la pena serva a redimere.
La pena deve essere sancita in tempi brevi, proporzionata al crimine e scontata per intero.
In caso contrario il messaggio che passa sarà: delinquete pure, tanto qualche cavillo vi salverà dalla giusta punizione.




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09 agosto 2009

Immigrazione:espellere i clandestini

Nonostante i sermoni di Napolitano e di un Fini che è sempre più distinto e distante dai sentimenti del Centro Destra (sull’immigrazione come sull’aborto, sulla fecondazione assistita come sulla pratica di governo) e farebbe meglio a saltare anche formalmente il fosso per mettersi agli ordini di Franceschini (!?!), la politica voluta dalla Lega sta dando i primi, faticosi frutti.
Beno o male si è fermato l’afflusso di illegali.
Avrei sicuramente preferito che il risultato fosse stato ottenuto per una azione attiva delle Forze Armate Italiane e non per un accordo con il beduino di Tripoli che, adesso, ce la fa pagare non solo pretendendo denaro e assurde “scuse” per l’epoca in cui la Libia era Colonia Italiana, ma anche imponendo ultimatum ai nostri pescherecci ed estendendo unilateralmente le sue acque territoriali fino a cinque volte il dovuto.
Ma “cosa fatta, capo ha”.
Si fa sempre in tempo, risolti i problemi più impellenti, ad impartire una lezione a chi alza troppo la cresta e si comporta in modo arrogante.
Il dato su cui lavorare, adesso, è che fermato il flusso degli illegali è necessario dare una ripulita liberando il territorio nazionale dai clandestini già presenti perché arrivati negli anni del lassismo.
Purtroppo la legge che, finalmente !, introduce il reato di clandestinità ha una grossa pecca che è il passaggio davanti al giudice di pace una volta che il clandestino è stato individuato.
Meglio, molto meglio, l’espulsione immediata.
In fondo, se la clandestinità è un reato, e tale è, cosa è necessario accertare ?
Se il soggetto è entrato in Italia senza permesso deve essere rispedito a casa, senza onerosi e dilatori passaggi intermedi.
In questo lavoro di individuazione e raccolta degli illegali già presenti sul territorio nazionale potrebbero essere utili le famose “Ronde” se venisse loro concesso qualche potere e strumento in più rispetto al telefono cellulare, ben misera arma contro la criminalità.
L’auspicio è che siamo solo all’inizio per ripristinare la legalità in Italia, sul cui territorio dovranno essere presenti solo stranieri in regola, che vogliano lavorare ed integrarsi nella nostra società, assimilando i nostri costumi, le nostre Tradizioni, i nostri cibi e non pretendendo di mantenere in vita i loro.
Con una integrazione graduale che implica la presenza di piccoli nuclei sparsi di stranieri e non di comunità, spesso chiuse e raggruppate, che mantengono intatte abitudini e schemi mentali.
Per questo dovrà anche essere rivisto il concetto di “ricongiungimento” per evitare che, a fronte di un immigrato che ottiene il permesso, poi noi si debba accogliere anche una intera tribù tra nonni, coniugi, figli, nipoti e acquisiti.
Insomma, lungi dall’essere risolto, il problema dell’immigrazione deve ancora rimanere al centro dell’attenzione politica per far sì che l’Italia sia, anche fra cento anni, “una d’arme, di lingua, d’altare, di memorie, di sangue e di cor”.

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07 agosto 2009

Gabbie salariali e bandiere regionali: insistere

Se non ci fosse, bisognerebbe inventarla.
La Lega.
Senza di lei il panorama politico sarebbe completamente privo di colpi d’ala, visto il basso livello delle quotidiane esternazioni dei Franceschini e dei Di Pietro e la soporifera “sermonosi” di Napolitano e Fini.
Fortunatamente la Lega è molto attenta ai mal di pancia dei suoi elettori e alle loro aspirazione ed esigenze, anche se, purtroppo, non porta pienamente a conclusione le sue brillanti intuizioni.
Speriamo invece che la doppia notizia scaturita dalla proposta di reintrodurre le gabbie salariali (poi vedremo meglio) e di dare dignità costituzionale alle bandiere regionali non sia abbandonata o non porti la Lega ad accontentarsi di una loro parodia come è per le Ronde, svilite e disarmate, quindi del tutto inutili.
Gabbie salariali
Prendendo spunto da una indagine sul costo della vita che ha dimostrato come al Sud la media sia del 17% inferiore che al Nord con punte fino al 60%, la Lega ha riproposto salari differenziati che, per comodità, indichiamo come “gabbie salariali”.
Naturalmente sono insorti i meridionalisti, in modo bipartisan, regalando sempre più il Nord alla Lega.
Stupisce che settentrionali come Franceschini e Fini ignorino il costo della vita nelle loro città di origine, visto che tanti lavoratori meridionali, quando accettano il trasferimento al Nord, si accorgono, sulla loro pelle, cosa vuole dire un costo della vita superiore anche solo del 17%.
Consideriamo la gestione della famiglia.
Per poter comprare casa e pagare il mutuo, pagare le utenze, abbigliamento, in una famiglia, al Nord, devono lavorare in due, costringendoli ad autentici tour de force, per la gestione delle “faccende” di casa oppure ad accollarsi il costo di una colf.
Nel Sud una famiglia può essere mantenuta con un solo stipendio, con netto risparmio sotto il profilo della gestione e del bilancio famigliare.
Ora se è vero che lo stesso tipo di lavoro necessita della stessa retribuzione, è altrettanto vero che le diverse condizioni ambientali necessitano di diversi trattamenti.
Così la soluzione, senza intaccare gli stipendi base dei contratti nazionali, può essere di due tipi:
1) la realizzazione di contratti territoriali per i quali sia destinata una parte dell’aumento contrattuale parametrato sul costo provinciale della vita partendo dall’indicatore “zero” della provincia con il costo minore;
2) agire sulla leva fiscale, riducendo proporzionalmente i carichi fiscali in base al maggior costo della vita.
Comunque sia le “gabbie salarialidevono trovare un loro applicazione per evitare che il cittadino del Nord paghi due volte per il Sud: una volta con il dirottamento delle proprie tasse in iniziative per il Mezzogiorno di dubbia efficacia ed una seconda con una capacità economica e di spesa inferiore a quella dell’omologo meridionale e ciò a causa del ben diverso livello del costo della vita.
Bandiere regionali
L’altra proposta della Lega che ha suscitato inviperite reazioni di chi, oggi, si scopre “nazionalista”, è quella di dare dignità costituzionale alle bandiere regionali.
In linea di principio sono d’accordo.
Anche gli Stati degli Stati Uniti hanno loro bandiere (veggasi, ad esempio, la gloriosa Lone Star del Texas) e anche alberi, fiori, animali come simboli del loro stato, simboli, tra l’altro e bandiere fortemente sentiti dai cittadini locali.
Tutto ciò senza minimamente incrinare lo spirito nazionalista e l’amore per la bandiera federale.
Altrettanto può accadere in Italia, anche se questo spirito di appartenenza non è ugualmente diffuso.
Credo che in Veneto nessuno contesti la scelta della bandiera della Serenissima Repubblica di Venezia, come vessillo unificante.
Probabilmente anche in Lombardia, Piemonte e Sicilia ci sarebbe simile spirito di unità.
Più difficile trovarlo altrove, dove prevale più lo spirito del campanile municipale che della comunità regionale, concetto in molte zone d’Italia forzato e, quindi, estraneo.
Allora non sarebbe meglio dare a tutte le comunità la possibilità di unirsi in gruppi più o meno ampi in base alle caratteristiche storiche, geografiche, etniche, sociali, economiche, in modo da costituire autentiche comunità fondate su una base comune ?
Queste sì, allora, che potrebbero ritrovarsi attorno ad una bandiera comune che avrebbe lo stesso significato che ha quella della Serenissima per i Veneti.
Allora, cara Lega, ti aspettiamo al varco per vedere se queste giuste intuizioni saranno perseguite o se, come per le Ronde, saranno malamente realizzate con un compromesso a perdere inutile per tutti.

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05 agosto 2009

L’ultima corbelleria del politicamente corretto

Che anno è ?
Che giorno è ?
Mi ritorna in mente
una canzone di Battisti dopo aver letto l’ultima perla dello sciocchezzaio del politicamente corretto di cui sono venuto a conoscenza, ma che sembra in vigore da alcuni anni, anche se non me n’ero mai accorto.
Che anno è ?
2009.
Perché questa cifra “2009” ?
Perché convenzionalmente si calcola dalla data presunta di nascita di Gesù Cristo.
I musulmani hanno una datazione più “giovane” di 622 anni (se non sbaglio) in base alla “egira” (cioè la fuga da La Mecca a Medina) del loro profeta Maometto.
Noi discendenti di Roma potremmo datare “ab Urbe condita” e quindi considerarci nel 2762 a.U.c.
Però, convenzionalmente, essendo l’Occidente Cristiano la Civiltà dominante sulla Terra, siamo nel 2009 d.C., dopo Cristo.
Questo fino all’apparizione dei “politicamente corretti”, i cui ayatollah, pur appartenendo alla Civiltà Occidentale e Cristiana, stanno facendo di tutto per smantellarla, andando contro i loro stessi interessi (e, di passaggio, ricordo come, giustamente, il Presidente Berlusconi definì chi agisce contro il proprio interesse …).
Così hanno avuto una nuova pensata: parlare di “dopo Cristo” sarebbe offensivo verso tutti coloro che appartengono ad altre civiltà, hanno quindi lanciato una fatwa contro chi ancora osa dire “dopo Cristo” e vorrebbero imporre la “era comune”, abbreviato “e.c.”.
Naturalmente resta l’anno, 2009, senza alcuna spiegazione del perché 2009, visto che continua a rappresentare la distanza temporale convenzionale dalla presunta nascita di Cristo.
La solita manipolazione verbale (la stessa che chiama “nero” un negro, “diversamente abile” un handicappato, “operatore ecologico” uno spazzino e via discorrendo) che non ha alcun effetto pratico, se non quello di svilire e rinnegare le radici di quella che, con buona pace di simili talebani del politicamente corretto, è la Civiltà che ha avuto il maggior successo nella storia dell’Umanità, avendo dato di più al maggior numero di persone rispetto a qualsiasi altra civiltà.
Una Civiltà che ha radici inequivocabilmente Romane e Cristiane e che, se non dovesse confrontarsi con le quinte colonne al proprio interno, sarebbe in grado di dare ancora di più al maggior numero di persone nel mondo, informando anche il futuro dell’Umanità alla propria caratteristica di Civiltà più idonea a soddisfare le esigenze di ogni singolo Uomo.
Usare terminologia politicamente scorretta diventa, quindi, ogni giorno di più “cosa buona e giusta”.


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03 agosto 2009

Taci, ma almeno compra !

Siamo i nuovi albanesi del calcio italiano.
La comica della presidenza Menarini si sta concludendo malamente (anche se poteva andare peggio), con la cessione del Bologna non solo ad un imprenditore che, come fu per Corioni o Brizzi, non è di Bologna e la usa solo per la crescita personale, ma addirittura straniero, albanese, che non ha trovato (evidentemente) di meglio per conquistare un posto al sole e che, sicuramente, alla prima occasione abbandonerebbe il Bologna per qualche club più famoso, anche se meno blasonato (ricordiamo che Roma, Napoli e Lazio, assieme, fanno gli stessi scudetti riconosciuti al Bologna ed uno in meno se consideriamo lo scudetto mai assegnato al Bologna – come è stato per l’Inter tre anni fa – nel 1927).
Ma non è certo colpa di Rezart Taci che, anzi, dimostra coraggio nel buttare i suoi soldi nel calcio italiano (almeno si spera che lo faccia, perché finora è un deja vù con acquisti al minimo e che non fanno ben sperare per il prossimo campionato), bensì di quei plumoni” degli imprenditori bolognesi che tengono ben chiusi in cassaforte i propri soldi a differenza di altri imprenditori, più generosi (e con un filo di pazzia).
Non si chiede qui di spendere e spandere come Moratti o il primo Berlusconi, bensì di effettuare un investimento che, come tutti gli investimenti, necessita di un periodo medio lungo di avviamento per poter conseguire poi quei ritorni che consentirebbero di chiudere almeno in pareggio le gestioni.
Il problema, tra l’altro, non è solo del Bologna calcio, bensì di tutto lo sport bolognese in crisi finanziaria come attestano i casi della Zinella pallavolo e nella pallacanestro della Fortitudo e della stessa Virtus il cui proprietario oscilla tra la passione e la voglia di liberarsene.
Non mi sembra, peraltro, che altrove la situazione sia migliore.
Finiti gli anni dei “presidenti ricchi e scemi”, si regge solo chi ha le spalle forti per pagare ingaggi altissimi e combattere per l’acquisto dei giocatori migliori con le società straniere.
In pratica: Moratti, Berlusconi e Agnelli, cioè le solite Inter, Milan e Juventus.
E, a quanto sembra, i Berlusconi si sono stancati di mettere mano al portafogli per compiacere il pater familias nella sua passione calcistica.
Un po’ come accadde alla Roma di Sensi, quando al passionale presidente (deceduto se non sbaglio lo scorso anno) fu affiancata la figlia che ha cercato di stringere i cordoni della borsa e, perché no?, di rifilare la costosa società a qualcun altro.
Allora, forse, è da ripensare alla struttura del calcio stesso che brucia miliardi senza peraltro costruire un autentico movimento calcistico importante per la nazione.
Perché non ripensare alla formula dei massimo campionato, rinunciando alle retrocessioni e consentendo alle squadre di allevare un vivaio di italiani, senza il patema della salvezza ?
Questo rinforzerebbe sicuramente il calcio italiano e porterebbe ad un forzato calmiere dei costi.
Ma, forse, andrebbe contro a troppi interessi che ruotano attorno al calcio dagli alti costi.

Ultima ora - nel tardo pomeriggio si viene a conoscenza che l'albanese Taci, al termine della valutazione di bilancio, ha ritenuto troppo esosa la richiesta dei Menarini (pare 22 milioni di euro) e ha controproposto 15 milioni. I Menarini pare abbiano rifiutato. Intanto il Bologna continua a non fare vero mercato e la squadra sarà quella dello scorso anno, con l'allenatore che ha chiaramente detto che occorrono almeno 5 elementi di rinforzo. Qualcuno comincia già a rimpiangere l'ostracismo decretato contro Moggi ?

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02 agosto 2009

Politicamente scorretto, eticamente sano


Nelle tre settimane di assenza dal blog (ma non dai mezzi di informazione) numerosi sono stati i fatti che avrebbero fornito un ottimo spunto per un commento.
Ho la convinzione che, comunque, avrò modo di ritrovarli nel prosieguo e, così, mi limito a brevi chiose su alcuni di essi, scelti con un unico filo conduttore: sono tutti politicamente scorretti, cioè, sono privi di quella ipocrisia che ammanta i buonisti in s.p.e. che è un autentico cancro della società e della politica contemporanea.
Naturalmente le mie osservazioni saranno rigorosamente scevre da ogni ipocrisia, al limite della “brutalità” verbale e concettuale.


Un manifesto geniale
L’immagine che ho scelto per illustrare questo post è il manifesto diffuso all’interno delle proprie strutture dall’associazione dei cacciatori.
Un adolescente che suona un richiamo con al fianco un bel fucile da caccia.
I sacerdoti del buonismo sono insorti e mi ha molto divertito il presidente dell’associazione che ha orgogliosamente rivendicato la scelta, senza pentimento.
Una volta, per quelli della mia generazione, andare a caccia se non con il padre o il nonno con qualche zio o amico di famiglia, era un modo di crescere, una scuola, una tradizione buona e giusta.
Chi non ha mai sparato un colpo, mancando clamorosamente un tordo o una lepre ?
Con quella scuola non fu difficile per noi svolgere il servizio militare, smontare e rimontare Beretta e FAL, Garand o MG.
Una scuola di vita, di passeggiate nella natura e di osservazione della stessa.
Poi il crescente buonismo degli abatini del politicamente corretto ha immesso una pletora di divieti e di paletti per avere la licenza e per esercitare la caccia, tanto da dissuadere tutti coloro che non avessero la strada spianata dalla propria attività o residenza.
Il manifesto è, quindi, geniale, perché è un pugno nello stomaco dei talebani dell’ecoambientalismo e ci dice che si rafforza una certa reazione (era ora !) al “politicamente corretto” imperante.
E sarebbe ora che si ripensasse a tutto l’approccio all’uso delle armi, perché, soprattutto adesso che il servizio militare non è più obbligatorio, è necessario che i ragazzi imparino a conoscere ed usare le armi, diversamente diventeranno, veramente, dei bamboccioni alla mercè di ogni popolo più agguerrito e dipendenti, per la loro difesa, dai professionisti della guerra.

FUSse che FUSse la vorrrta bbbona
Attori e registi profumatamente retribuiti
hanno protestato perché il governo ha tagliato 130 milioni di euro dal FUS (fondo unico dello spettacolo) cioè da quel denaro che viene utilizzato per realizzare filmetti e spettacolini che spesso non ricavano quel che costano.
Insomma un gigantesco fondo assistenzialista per attori e registi incapaci di avere un pubblico e che, comunque, vogliono continuare a vivere bene, a spese nostre.
Io non solo avrei azzerato il fondo, ma avrei anche revocato ogni contributo assistenzialista a stampa e televisione.
L’unica regola deve essere quella del mercato.
Chi realizza un film, uno sceneggiato o apre un giornale deve rischiare in proprio (e non soldi nostri) e se è bravo sarà visto o letto ed avrà successo.
Se invece non sarà in grado di avere pubblico, allora meglio che chiuda e faccia un altro lavoro rendendosi socialmente più utile.

Via da Kabul
Io ero favorevole all’impegno militare italiano all’estero: in Iraq, in Afghanistan, molto meno nel Kossovo, assolutamente contrario in Libano con la sinistra che ha voluto la missione solo per parare il fondoschiena degli hetzbollah.
Ero favorevole perché l’iniziativa “Libertà duratura” era gestita dagli Stati Uniti che avevano un Comandante in Capo con una visione strategica del mondo e che agiva per realizzare quel “nuovo ordine mondiale” di cui, prima di lui, aveva parlato suo padre e che io condividevo e tuttora condivido.
Ma adesso che George W. Bush ha terminato il suo mandato presidenziale, perché dovremmo mettere a rischio vite italiane per consentire a quello “giovane, bello (?) e abbronzato” di ribaltare tutta la visione strategica del Presidente Bush e fare il piacione con i nemici storici degli Stati Uniti e dell’Occidente ?
Non posso quindi che concordare con Bossi, Calderoli e la Lega sul fatto che si debbano far rientrare i nostri soldati dall’Afghanistan, dal Libano e dal Kossovo.

Ancora sulle Ronde
A Massa un gruppo di estremisti di sinistra ha attaccato le Forze di Polizia per impedire l’uscita di un servizio di sicurezza sociale organizzato da associazioni di Destra.
Naturalmente l’occasione è stata colta per una critica al principio delle Ronde, ma si dimenticano di dire che:
- il servizio organizzato dall’associazione di Destra voleva essere di utilità nello spirito della legge;
- la sinistra ha agito solo nel nome dell’ormai logoro antifascismo
- gli scontri li ha cercati e voluto la sinistra, non la Destra.

E’ una dimostrazione ulteriore della necessità di Ronde effettive e non del loro simulacro come viene delineato nel provvedimento del governo.

Il Sud sia finanziato dai meridionali
E qui mi collego ad uno dei post pubblicati in mia assenza .
Si torna a parlare di un “piano per il Sud”.
L’MPA di Lombardo non ha votato il decreto anticrisi perché vuole “più risorse” per il Sud e non solo delle “mance”.
I meridionalisti stanno cercando di disporre di soldi che non appartengono loro.
Sono bravissimi a chiedere, anzi, a pretendere denaro, ma perché noi contribuenti del Nord dovremmo continuare a sprecare risorse economiche a fondo perduto ?
Sulla base di quale garanzia dovremmo pensare che sarebbero spesi meglio delle migliaia di miliardi bruciati fino ad oggi dalle varie versioni della cassa per il mezzogiorno ?
A quale titolo pretendono soldi dai contribuenti del Nord ?
Se sono così bravi, dimostrino di sapersi amministrare e arricchire la loro terra con le risorse locali (che sono tante !) .
Viene naturale, quindi, appoggiare le rivendicazioni della Lega, anche in relazione all’attribuzione dei posti di lavoro pubblici facendo del radicamento sul territorio un titolo di privilegio per la loro assegnazione.
Se ne parlerà ancora …

Il blog
Dopo quasi sette anni, cambio l'immagine del blog.
Ho ritrovato la fotografia "ufficiale" della cerimonia di giuramento per il servizio militare del marzo 1979 e mi è sembrata una immagine appropriata.
Ho anche cominciato a elencare i blog di e su Bologna.
Per ora sono tre, incluso il mio Svulazen.
Sono gradite segnalazioni.
Ovviamente inserirò nell'elenco solo i blog che riterrò compatibili con la mia linea politica.

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