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31 gennaio 2021

Demofobia

Il 4 marzo del 2018 le elezioni politiche in Italia rovesciarono il quadro politico fino ad allora conosciuto.

Ai primi due posti nei consensi si piazzarono due partiti, uno dichiaratamente antisistema (i grillini con il 33% dei voti) ed uno fortemente critico verso il sistema (la Lega con il 17%).

I partiti di quello che fu l'infame "arco costituzionale" che avevano nella prima repubblica il 95% dei voti, non andarono oltre il 45% (sommando i cattocomunisti nelle varie espressioni, Forza Italia e i centristi di Centro Destra) con un 4% residuale a Fratelli d'Italia, erede del glorioso Movimento Sociale che non ha mai fatto parte dell' "arco costituzionale".

Non c'era una maggioranza e solo la provocazione di Mattarella che si apprestava a creare dal nulla un governo Cottarelli, asservito all'unione sovietica europea, di partenza senza maggioranza neppure parlamentare e, come figlio legittimo del governo Monti, totalmente inviso al Popolo, fu partorita la maggioranza giallo verde tra grillini e Lega.

Anche allora la strada maestra sarebbe stato richiamare il Popolo al voto, ma Mattarella non lo fece.

La maggioranza giallo verde ebbe di buono che dimostrò le capacità di Salvini e della Lega a governare nell'interesse degli Italiani (flat tax, quota cento, respingimento dei clandestini) e, contemporaneamente, scoprì il bluff dei grillini, la cui inettitudine emerse ancora di più con il governo asservito all'unione sovietica europea del Conte bis, ancora una volta scelto da Mattarella pur di non chiamare gli Italiani al voto.

Adesso ci risiamo.

Per la terza volta, la scelta naturale sarebbe convocare le elezioni, ma Mattarella, probabilmente condizionato dai voleri dell'unione sovietica europea che teme che l'Italia si allinei, se non al Regno Unito (come a me piacerebbe) ma almeno a Polonia ed Ungheria, cerca disperatamente di spremere sangue dalle rape e costituire un nuovo governo, sempre tra grillini e cattocomunisti, facendo leva sui peggiori sentimenti delle persone: l'interesse personale dei parlamentari a non rinunciare a 360mila euro di indennità che verrebbero percepite nei prossimi, ultimi due anni di legislatura.

Le scelte, ripetute, di non percorrere la strada maestra del voto ci hanno portato all'attuale situazione in cui nessuno osa mandare a quel paese (eufemismo) Macron che si è permesso di giudicare la situazione politica italiana.

La demofobia di chi per decine anni si vanta di essere rappresentante delle classi popolare e operaie, ha raggiunto ormai livelli parossistici.

Errare humanum est, sed diabolicum perseverare e continuare a rifiutarsi di percorre la strada del voto e, anzi, cercare la formazione di un governo di parte che tutti sanno non avere la fiducia popolare ed elettorale è una provocazione, più che un errore, nei confronti degli Italiani che non deve essere taciuta.

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