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15 maggio 2023

Si torna a parlare di leva militare

A margine della, come sempre, bella Festa degli Alpini, sia il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che il Presidente del Senato, Ignazio La Russa, hanno sfiorato il tema della leva militare.

Per età, sono uno dei tanti cittadini italiani che hanno svolto, per un anno, il servizio militare obbligatorio, con tre mesi di Car a Caserta e i restante nove in reparto, in provincia di Udine.

Allora ero contrario al servizio militare obbligatorio, auspicando Forze Armate formate da professionisti addestrati al combattimento e da NON utilizzare per le emergenze civili.

A quel tempo stava prendendo piede la cosiddetta obiezione di coscienza che consentiva a chi dichiarava di non voler impugnare armi, di evitare il servizio di leva per accomodarsi, per ugual periodo, in un servizio civile, spesso nello stesso comune di residenza.

I comunisti e i democristiani di sinistra erano contrari all'esercito di professionisti perchè paventavano il "mostro" del colpo di stato, manco a dire, "fascista".

Erano altresì i principali sostenitori del servizio civile che svuotava le caserme di Forze Armate già indebolite dalla penuria di mezzi e dalla riduzione della leva dai precedenti diciotto mesi.

Era noto che pochi reparti erano "operativi", cioè erano addestrati all'uso delle armi e spesso la "naja" si risolveva in lunghe ore in branda, in attesa della libera uscita o di una licenza.

La Meloni ha aperto alla possibilità di una leva su base volontaria.

La Russa ha parlato non di tre settimane, ma di tre mesi necessari, a suo avviso, per dare una istruzione militare.

L'una e l'altra prospettiva non sono inconciliabili, ma i tre mesi mi sembrano pochi, meglio di tre settimane, ma comunque pochi.

Perchè il servizio di leva non deve solo fornire una istruzione di base all'uso delle armi (e imparare a sparare ma, soprattutto, all'uso di mezzi anche solo un po' più sofisticati, come un carro armato, non può esaurirsi in soli tre mesi, come non si esaurì in tre mesi l'addestramento della mia classe di leva), ma anche (e direi soprattutto) nel fornire ai ragazzi dei Valori e una Disciplina che si dovranno portare dietro per tutta la vita, aiutandoli nei rapporti con il prossimo e nell'affrontare con Dignità anche situazioni avverse.

Un anno di leva, a mio parere, resta il minimo per poter dare tutto ciò a dei ragazzi che di Disciplina, di Amor Patrio, di Valori sentono ben poco parlare.

Un anno di leva e un coerente programma di richiamo, che non resti sulla carta come è capitato a quasi tutti quelli della mia generazione, ma che sia periodico ed effettivo.

La Meloni ne ha accennato anche come volontario e alternativo al servizio civile.

Ma il servizio civile non può che essere basato sul volontariato, cioè su un sentimento da parte di chi lo pratica che, dovendo essere sincero e non ipocrita, non deve avere alcuna obbligatorietà e, quindi, non dovrebbe essere organizzato dallo stato.

Stato che, invece, può organizzare una leva volontaria, più che altro sotto forma di una ferma annuale, magari rinnovabile, riattivando alcune delle caserme oggi dismesse.

Sono convinto che la risposta della gioventù italiana sarebbe più positiva di quanto non si possa immaginare e darebbe i suoi frutti anche quando quei ragazzi saranno tornati alla vita civile, arricchiti da un anno di Valori e Disciplina.


 

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