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19 maggio 2023

Veneziani "vota" Meloni

Ne La Verità di oggi, oltre all'editoriale perfetto di Maurizio Belpietro che mette sulla graticola Bonaccini e la Schlein quali esempi di politici tutto chiacchiere e pochi fatti, chiamandoli a rispondere delle conseguenze sull'Emilia Romagna delle piogge di questi giorni, si trova un "classico" della letteratura del giornalismo politico: Marcello Veneziani.

Questa volta Veneziani invita le opposizione caciarecce, sempre pronte a brandire la richiesta di dimissioni e la liturgia antifascista (a proposito: perchè Bonaccini e la Schlein non provano a fermare le acque posizionandosi sugli argini dei fiumi cantando bella ciao ?) nella speranza di far inciampare la Meloni.

Veneziani cerca di riportarli con i piedi per terra.

La Meloni è salda in sella, con una maggioranza coesa e con idee chiare.

Durerà una legislatura, forse un "multiplo" di una legislatura.

E' salda anche se non è perfetta, ma è meglio degli altri.

E chiede alle opposizioni di abbandonare i toni ultimativi, per argomentare sulle questioni importanti e serie.

E, da par suo, Veneziani, pur "votando" la Meloni, ricorda tre questioni che non gli garbano affatto.

L'appoggio incondizionato al "guitto con la maglia paramilitare addosso", pur riconoscendo che se da un lato una diversa posizione le avrebbe impedito di diventare Presidente del Consiglio, dall'altro la Meloni ha sempre sostenuto, ancor prima del voto, la Alleanza Atlantica.

Una seconda critica la muove alle "politiche migratorie", vedendo abbandonato l'approccio di contrasto ai clandestini che lui (ed io con lui) gradirebbe.

La terza critica (l'unica che io non condivido) è verso il progetto di autonomia differenziata, pur se riequilibrata dalla riforma presidenzialista.

Veneziani ritiene che tale riforma (quella sulla autonomia differenziata) darebbe il colpo di grazia allo stato italiano già ferito gravemente dalla istituzione delle regioni e, quindi, ne contesta la opportunità.

Personalmente ritengo invece che l'autonomia differenziata dovrebbe essere ancor più accentuata, rendendo realmente autonomi i territori per avvicinare amministrati e amministratori, con le scelte di questi ultimi che ricadano direttamente sulla vita e sulle tasche dei primi, senza la rete di protezione dei trasferimenti delle tasse pagate in un luogo, per coprire i buchi in un'altra zona, dovuti, spesso, alle incapacità degli amministratori locali.

A parte comunque il merito, Veneziani chiede che le opposizioni prendano atto che la Meloni è a capo di una maggioranza che c'è, uscita dal voto popolare, è solida nei numeri e nella coesione, il che non significa chinare la testa e fare acquiescenza, come non la fa lui che, pur sperando sempre in qualche spostamento nei temi che non gradisce, non rinuncia a denunciarli.

Ma, e qui si rivolge probabilmente ai mal di pancia della nostra stessa Area comprendendovi, credo, anche la Destra Radicale frazionata in milllemila movimenti e associazioni che criticano continuamente il Governo Meloni, preferisce sempre la Meloni ai suoi "avversari che farebbero le stesse cose, più altre per me inaccettabili, e con la protervia di chi sta al comando (già sono arroganti all'opposizione, figuriamoci se li lasciamo tornare al governo).".

Concludendo quindi che "nonostante tutto ... meglio la Meloni al governo che quegli altri.".

E non posso che associarmi a Veneziani, concordando al 100% sulla sua conclusione.

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