
Umberto Bossi, il Leader della Lega, è tornato.
Già da alcuni mesi, nonostante la voce più che roca, il senatùr aveva dimostrato di “esserci”, riprendendo in mano il movimento da lui fondato e partecipando in prima persona alle più importanti occasioni di incontro con Berlusconi e con gli altri alleati.
Ieri, nella splendida cornice palladiana di Villa Bonin Maistrello a Vicenza, l'alfiere del federalismo è tornato a tuonare, durante la sessione dei lavori del Parlamento del Nord alla presenza del Presidente Silvio Berlusconi, contro le varie oppressioni romanocentriche.
Il riflesso compulsivo della sinistra è stato immediato, con il segretario del partito presunto democratico che vorrebbe “fermare” Bossi.
Non dice come anche se le radici comuniste del soggetto ci fanno intuire il metodo che intenderebbe usare.
Bossi fa paura e fanno paura le idee della Lega, come dieci anni fa.
Perché Bossi ha ragione, perché gli Italiani sanno che ha ragione, perché i fatti gli stanno dando ragione.
Il Governo Berlusconi aveva introdotto, con la Riforma Costituzionale, elementi di interessante federalismo che andavano nel senso di un processo di rinnovamento delle nostre istituzioni nazionali.
Elementi di governabilità (la figura e i poteri del Premier), di snellezza (la fine del bicameralismo perfetto e la riduzione dei parlamentari), di ripartitizione dei poteri a favore delle regioni che avrebbero conquistato più autonomia, parificando le 15 regioni attualmente “ordinarie” ale 5 a statuto speciale.
La scelta solo ideologica, della sinistra fu quella di far leva sul sentimento di paura di abbandono da parte del nostro Meridione che, infatti, votò compattamente contro la Riforma.
Le elezioni del 2006, con il dubbio esito degli scrutini , hanno portato al governo personaggi (Prodi, D’alema, Veltroni, Fassino, Letta, Napolitano, Diliberto, Pecoraro, Bertinotti, Marini … ) davanti ai quali anche un nazionalista quale io sono è costretto a dire: meglio la Secessione che loro.
E la Secessione è un diritto dei cittadini prima ancora che dei popoli perché lo stato altro non è che un contratto mediante il quale più persone si associano per fruire dei benefici che derivano dal mettere in comune risorse, ingegni, forza.
Ma quando la sperequazione nell’uso delle risorse fa sì che alcuni di questi cittadini siano sistematicamente danneggiati a favore di una casta che è nomenklatura di funzionari, boiardi e burocrati, allora quel contratto può (e deve) essere legittimamente rescisso, consentendo ai cittadini di ricostituirsi in diverse strutture associative.
Quando la sinistra, occupando – nel modo dubbio che abbiamo già citato e più volte ricordato - i palazzi del potere centrale, con tasse abnormi, con persecuzioni economiche, spionaggi fiscali, con scellerate scelte ideologiche fondate sul pauperismo e su un malinteso senso di accoglienza, rinunciando ad una versa politica di sicurezza, penalizza i cittadini che producono, allora questi hanno il diritto (e il dovere) all’autodifesa che si manifesta con l’anelito alla Libertà che deriva dalla Secessione.
La Cecoslovacchia ha fatto da apripista per una separazione pacifica in due stati, con reciproca soddisfazione dei rispettivi cittadini.
Nel Belgio acquista forza un analogo movimento secessionista.
Perché non dovrebbe essere permesso in Italia parlare di Secessione ?
Forse perché i comunisti al governo, con le loro foglie di fico catto-comuniste, hanno in mente, ora come nel 1956 e nel 1968, il centralismo burocratico che soffoca, con ogni mezzo, la Libertà individuale ?
E allora ci spieghino perché quel che hanno, anche loro, tanto esaltato nella “rivoluzione arancione” dell’Ucraina 2004 e che, ancor oggi, li vedono esprimere concetti celestiali nei confronti dei monaci birmani che cercano di ribellarsi al regime (comunista) che li opprime da 50 anni, non dovrebbe essere applicato anche in Italia.
Perché non far votare i cittadini di ogni provincia del Nord su un referendum se vogliono o meno la Secessione, come hanno fatto in passato (e potrebbero tornare a fare) gli abitanti dell’Ulster e del Quebec?
Perché quel che viene riconosciuto come un diritto ad altri, non deve esserlo per noi Italiani ?
La risposta è una e una sola: i comunisti attaccano Bossi, perchè il loro dna è ancora ad alto tasso di totalitarismo.
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Già da alcuni mesi, nonostante la voce più che roca, il senatùr aveva dimostrato di “esserci”, riprendendo in mano il movimento da lui fondato e partecipando in prima persona alle più importanti occasioni di incontro con Berlusconi e con gli altri alleati.
Ieri, nella splendida cornice palladiana di Villa Bonin Maistrello a Vicenza, l'alfiere del federalismo è tornato a tuonare, durante la sessione dei lavori del Parlamento del Nord alla presenza del Presidente Silvio Berlusconi, contro le varie oppressioni romanocentriche.
Il riflesso compulsivo della sinistra è stato immediato, con il segretario del partito presunto democratico che vorrebbe “fermare” Bossi.
Non dice come anche se le radici comuniste del soggetto ci fanno intuire il metodo che intenderebbe usare.
Bossi fa paura e fanno paura le idee della Lega, come dieci anni fa.
Perché Bossi ha ragione, perché gli Italiani sanno che ha ragione, perché i fatti gli stanno dando ragione.
Il Governo Berlusconi aveva introdotto, con la Riforma Costituzionale, elementi di interessante federalismo che andavano nel senso di un processo di rinnovamento delle nostre istituzioni nazionali.
Elementi di governabilità (la figura e i poteri del Premier), di snellezza (la fine del bicameralismo perfetto e la riduzione dei parlamentari), di ripartitizione dei poteri a favore delle regioni che avrebbero conquistato più autonomia, parificando le 15 regioni attualmente “ordinarie” ale 5 a statuto speciale.
La scelta solo ideologica, della sinistra fu quella di far leva sul sentimento di paura di abbandono da parte del nostro Meridione che, infatti, votò compattamente contro la Riforma.
Le elezioni del 2006, con il dubbio esito degli scrutini , hanno portato al governo personaggi (Prodi, D’alema, Veltroni, Fassino, Letta, Napolitano, Diliberto, Pecoraro, Bertinotti, Marini … ) davanti ai quali anche un nazionalista quale io sono è costretto a dire: meglio la Secessione che loro.
E la Secessione è un diritto dei cittadini prima ancora che dei popoli perché lo stato altro non è che un contratto mediante il quale più persone si associano per fruire dei benefici che derivano dal mettere in comune risorse, ingegni, forza.
Ma quando la sperequazione nell’uso delle risorse fa sì che alcuni di questi cittadini siano sistematicamente danneggiati a favore di una casta che è nomenklatura di funzionari, boiardi e burocrati, allora quel contratto può (e deve) essere legittimamente rescisso, consentendo ai cittadini di ricostituirsi in diverse strutture associative.
Quando la sinistra, occupando – nel modo dubbio che abbiamo già citato e più volte ricordato - i palazzi del potere centrale, con tasse abnormi, con persecuzioni economiche, spionaggi fiscali, con scellerate scelte ideologiche fondate sul pauperismo e su un malinteso senso di accoglienza, rinunciando ad una versa politica di sicurezza, penalizza i cittadini che producono, allora questi hanno il diritto (e il dovere) all’autodifesa che si manifesta con l’anelito alla Libertà che deriva dalla Secessione.
La Cecoslovacchia ha fatto da apripista per una separazione pacifica in due stati, con reciproca soddisfazione dei rispettivi cittadini.
Nel Belgio acquista forza un analogo movimento secessionista.
Perché non dovrebbe essere permesso in Italia parlare di Secessione ?
Forse perché i comunisti al governo, con le loro foglie di fico catto-comuniste, hanno in mente, ora come nel 1956 e nel 1968, il centralismo burocratico che soffoca, con ogni mezzo, la Libertà individuale ?
E allora ci spieghino perché quel che hanno, anche loro, tanto esaltato nella “rivoluzione arancione” dell’Ucraina 2004 e che, ancor oggi, li vedono esprimere concetti celestiali nei confronti dei monaci birmani che cercano di ribellarsi al regime (comunista) che li opprime da 50 anni, non dovrebbe essere applicato anche in Italia.
Perché non far votare i cittadini di ogni provincia del Nord su un referendum se vogliono o meno la Secessione, come hanno fatto in passato (e potrebbero tornare a fare) gli abitanti dell’Ulster e del Quebec?
Perché quel che viene riconosciuto come un diritto ad altri, non deve esserlo per noi Italiani ?
La risposta è una e una sola: i comunisti attaccano Bossi, perchè il loro dna è ancora ad alto tasso di totalitarismo.
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