La Calabria è una terra di grandi bellezze naturali, penalizzata da persone che non hanno saputo valorizzarne le ricchezze.
Un po' come per tutto il Sud Italia.
Non voglio analizzare il perchè, sicuramente una colpa non piccola l'hanno gli stessi cittadini meridionali per i voti espressi e le scelte compiute, ma qualunque sia il perchè o il per come, il nostro Sud non cresce.
Purtroppo i mali endemici di una terra si sommano alle meschinità del governo centrale, paradossalmente composto in larga parte di meridionali (Mattarella, siciliano, Conte, pugliese, Fico e Di Maio, campani e poi Bonafede, la Azzolina e via tutto il rosario governativo) e i settentrionali che hanno o hanno avuto incarichi di governo non brillano affatto, anzi !, basti pensare a Toninelli e alla De Micheli con la sua pista ciclabile sullo Stretto e gli autobus scolastici con i finestrini aperti anche d'inverno per il ricambio dell'aria.
Non possiamo quindi attenderci da una simile compagine di governo atti amministrativi di qualità nell'interesse delle popolazioni.
In Calabria, poi, da dieci anni la sanità è stata sottratta all'amministrazione regionale (che si è alternata tra Centro Destra e sinistra cattocomunista) e, quindi, ogni difetto deve essere imputato a Roma.
La nota vicenda del commissario nominato da Conte nel 2018 (in epoca di governo con la Lega, ma con un ministro della sanità grillino), confermato da Conte nel 2019 (in epoca di governo cattocomunista e con un veterocomuista come Speranza ministro della sanità) e quindi sostituito nei giorni scorsi con un veterocomunista candidato nella lista di Bersani e Speranza ed ora di nuovo sotto il tiro per le sue esternazioni, è emblematica.
Come lo è l'idea di affidare la sanità calabrese (come commissario o affiancandolo al predetto ex candidato veterocomunista) a Gino Strada, noto talebano antioccidentale.
Tutte scelte di chiara impronta ideologica che confermano i sospetti di una gestione della pandemia con un occhio (e forse anche tutti e due) agli effetti propagandistici degli interventi, più che a quelli sanitari.
Si spiegherebbe così l'inclusione nelle zone rosse delle sole regioni a maggioranza di Centro Destra, inclusa la Calabria, della difesa ad oltranza del giallo per la Campania cattocomunista di De Luca e dell'incredibile cappa di silenzio calata sul Lazio cattocomunista di Zingaretti.
Eppure sia Conte che Speranza negano che la loro sia una gestione ideologica.
Ma le evidenze li smentiscono.
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