Mi piacerebbe che le tabelle del terrore sul virus cinese che quotidianamente ci affliggono dai notiziari, fossero sostituite dal conteggio degli arrivi di clandestini.
Con indicazione del numero, provenienza, costi sostenuti per le cure, l'alloggio, il vitto.
E anche l'incidenza di tali importi sui bilanci dello stato e degli enti locali, quindi sulle nostre tasche.
Non lo fanno semplicemente perché, se le tabelle fossero diffuse, ci sarebbe una sollevazione generale.
Tutti, infatti, siamo capaci di esprimere concetti di alto profilo buonista, ma al dunque faremmo come Bergoglio che considera esaurito il suo compito con un predicozzo ed una preghierina, ma lascia che siano gli altri ad accollarsi il costo materiale delle sue paturnie buoniste.
La soluzione è quella che fu adottata da Salvini:bloccare gli sbarchi.
Ma dobbiamo agiungere almeno tre passaggi in più (e più il problema si incancrenisce senza interventi, più draconiani dovranno essere gli interventi risolutivi futuri).
1) Istituire un blocco navale per impedire che i clandestini lascino l'Africa.
2) Autorizzare l'uso della forza contro i taxisti del mare per impedire che violino le nostre acque territoriali, perché se uno non rispetta l'ordine di fermarsi, se non lo si blocca con la forza equivale autorizzarlo all'attracco.
3) Utilizzare il dispiegamento di forze malamente indirizzato contro gli Italiani che reclamano la loro libertà, per dare la caccia ai clandestini già presenti sul nostro territorio, individuarli ed espellerli senza alcun passaggio intermedio, perché il fatto che siano in Italia senza permesso richiede la sanzione immediata, cioè l'espulsione.
Il problema dei profughi sia affrontato e risolto dall'onu senza che se ne lavi le mani scaricandolo sull'Italia, la Grecia e la Spagna.
Perché se l'onu non riesce a risolvere quel problema, cosa lo finanziamo a fare ?
Solo per mantenere migliaia di burocrati all'ingrasso ?
Grazie, ma di burocrati che manteniamo ci bastano quelli italiani e dell'unione sovietica europea di cui, disgraziatamente, facciamo ancora parte.
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