Ascoltiamo da mesi le pretese di Landini e compagni che vorrebbero prorogare in perpetuo una norma che imponesse il divieto di licenziamento.
Tale pretesa può andare tranquillamente a braccetto con quella di mantenere parassiti con elargizioni derivanti dalle tasse imposte a chi produce e con i miliardi sperperati nell'assistenza (vitto, alloggio, cure, istruzione) ai clandestini che trovano facile rifugio in Italia e solo in Italia.
Landini, Letta e compagni sono i tristi epigoni, i fratelli minori (molto minori ....) di chi pensava che l'economia fosse una "variabile indipendente", di chi credeva di poter attingere all'infinito al pozzo del denaro pubblico e poi ci ha fatto trovare un debito pubblico immenso che è di ostacolo al nostro sviluppo e una tassazione su chi produce degna del più rapace dei vampiri e che rappresenta il primo ostacolo alla nostra aspirazione al Benessere.
E ciò accade perchè l'economia ha le sue regole, anche se non vengono riprese da una direttiva dell'unione sovietica europea e non consente di svillaneggiarla per rincorrere le insensate ideologie dei Landini e dei Letta.
Se chi produce non ha il giusto guadagno, smette di produrre, o produce meno.
Se chi produce vede che i soldi che gli vengono sottratti dallo stato finiscono per mantenere dei parassiti e dei lavativi, cerca di occultare i suoi guadagni.
E' il Mercato che deve decidere quali settori sono trainanti e quali in declino, con i relativi adeguamenti dell'occupazione.
Un'azienda che non guadagna, è un'azienda che deve necessariamente licenziare, fino a chiudere le attività.
Una burocrazia che impone infiniti passaggi per poter assumere, è una burocrazia che ostacola l'occupazione.
Lo stato deve essere terzo rispetto alla dinamica di Mercato, intervenendo per tutelare i propri cittadini in difficoltà (i propri cittadini, non quelli che arrivano da ogni dove, scaricati dalle ong, ma che non hanno arte nè parte e sono solo un costo !) per garantire loro vitto e alloggi finchè non hanno trovato una nuova, dignitosa occupazione lavorativa.
Ma tale status non può essere perpetuato a piacere: al primo rifiuto di un lavoro, cessano i contributi dello stato che può anche verificare le eventuali distorsioni nel caso in cui uno stesso soggetto si ritrovi sistematicamente fuori dall'attività produttiva.
Non possono essere tollerati parassiti e lavativi che gozzoviglino con i soldi di chi lavora e produce il pil.
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