Avvicinandosi la scadenza elettorale, sono ricominciati i cambi di casacca da parte dei parlamentari, con la costituzione di nuovi gruppi, il rientro o l'uscita di singoli parlamentari.
Lascia allibita la scelta di Forza Italia di riprendersi in casa la Polverini, sulla cui affidabilità, ormai, nessuno potrebbe far di conto, mentre continua la ricerca di una scialuppa di salvataggio per tanti topolini che erano imbarcati su vari Titanic.
Così se Forza Italia si interroga sul suo futuro alla luce delle non confortanti notizie sulla salute di Silvio Berlusconi (85 anni a settembre), anche gli orfani di Grillo e singoli emarginati di altri gruppi si guardano intorno.
L'ultima notizia riguarda l'ennesimo partitino in costituzione e che ambisce a riunire "il centro" e persino "ad essere trainante del Centro Destra".
I promotori sono Toti (che da anni ha un suo partitino "Cambiamo" accreditato dai sondaggi di meno dell'1% delle intenzioni di voto), Brugnaro (l'ottimo sindaco di Venezia che non capisco perchè si giochi in questo modo la sua credibilità, forse ha dato ascolto a troppe Sirene che hanno solleticato la sua vanità) e Quagliarello (personaggio che fu in prima fila anche nella costituzione del fallimentare gruppo di Fini e la cui presenza, pertanto, non è certo di buon auspicio per Toti e Brugnaro).
In questa nuova formazione troviamo anche la senatrice Maria Rosaria Rossi, l'ex tesoriera di Forza Italia che votò a favore del governo Conte giallorosso per poi cercare di trovare spazio tra i "responsabili" contiani e Michela Biancofiore, un tempo fedelissima del Cav (come la Ravetto che, da circa un anno, ha scelto la Lega ma in un periodo in cui la scelta fu convintamente ideale in presenza di alcune derive di Forza Italia).
Si aggiungano altri provenienti per lo più da Forza Italia, poi Lega e Cinque stelle.
A parte ogni considerazione sul disfacimento di Forza Italia, è ripugnante vedere parlamentari eletti in una lista, transitare giulivamente in altre formazioni, anche più di una !, senza subire alcuna sanzione.
Probabilmente il deterrente più efficace sarebbe la decadenza dalla carica, con chiamata del primo dei non eletti o elezione suppletiva.
Sarebbe la via maestra, quella più dignitosa e moralmente educativa.
Un parlamentare non condivide più la linea espressa dal partito per il quale è stato eletto e, legittimamente, cambia partito.
Ma non può e non deve continuare a godere dei benefici che gli derivano solo dall'essere stato candidato nel partito che ora abbandona.
La decadenza dovrebbe essere automaticamente naturale.
Oppure una sanzione economica.
Ad esempio il corrispondente a tutte le indennità che uno percepirebbe dal momento in cui abbandona il suo partito di elezione fino al rinnovo del parlamento.
Sarebbe solo una sanzione punitiva, ma forse avrebbe la stessa valenza deterrente.
Ma lo schifo dei cambia casacca deve essere affrontato e risolto.
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