Non ricordo quando sia incominciata la sbornia di chiacchiere sulla politica.
Forse negli anni settanta con "Bontà loro", lo sgabello e la domanda "cosa c'è dietro l'angolo" che, a mia personalissima memoria, è la prima trasmissione di spettacolarizzazione della politica che, fino allora, si era mantenuta sobria all'interno dei telegiornali e delle tribune politiche ed elettorali.
Aperto uno spiraglio, siamo arrivati all'inondazione, allo tsunami di trasmissioni che di politico non hanno nulla, ma sono solo e soltanto dei circhi per urlatori e ignoranti, a prescindere dalla qualità, a volte esistente, di qualche partecipante.
L'odio politico è stato così istigato dalle litigate televisive, senza fine e senza alcuna utilità e quindi incrementato nel momento in cui con i "social media", chiunque avesse sotto mano una tastiera e, adesso, persino un telefono cellulare, può spargere la sua velenosa ignoranza, insultando e imprecando.
Non mi fa quindi alcun effetto leggere che un cantante abbia utilizzato una trasmissione televisiva sulla rete pubblica per fare propaganda di parte, nè che uno scrittore napoletano, probabilmente non sapendo più cosa inventarsi per essere citato, abbia proposto di importare nel Sud Italia un milione di clandestini.
Non mi fa effetto perchè quelli sono solo gli effetti sonori, molto simili a flatulenze, di una rumorosa genìa di braccia sottratte all'agricoltura (come si diceva una volta, avendo come alternativa la miniera).
Da anni, ormai, non guardo le decine di trasmissioni tutte uguali a se stesse e da alcuni mesi ho anche cessato di ascoltare le solite trasmissioni di propaganda alla radio se non di sfuggita e mentre svolgo altre attività.
Ma il problema è che quelle persone ottengono ingaggi pagati anche con i nostri soldi.
Fossero mantenuti dai loro seguaci o lettori, non mi disturberebbe affatto, tanto quando si vota la maggioranza degli Italiani sa quale sia l'interesse comune che non è quello dello ius soli o del ddl Zan, ma vorrei comunque evitare di contribuire a pagarli.
Con il mio canone e le mie tasse.
Con grande sprezzo del ridicolo i cinque stelle, che hanno lottizzato l'attuale rai nominando direttori e amministratore delegato, chiedono di riformare la rai.
Ma la rai, come la magistratura, ha bisogno di una rivoluzione, una riforma non basta.
La rai deve essere privatizzata, lasciare che le varie trasmissioni vivano in base agli ascolti e quindi ai ricavi della pubblicità, o muoiano se sono seguite da pochi fanatici.
Probabilmente riusciremmo anche ripopolare i campi agricoli del nostro Sud con braccia italiane.
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