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No alla deriva

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26 maggio 2021

Basta lacrime di coccodrillo sui clandestini morti

Ci risiamo.

Una ripresa video volutamente cruda da parte di una ong, rilancia gli ipocriti piagnistei sui clandestini che muoiono in mare.

Non mi sento affatto responsabile e, anzi, è mia opinione che la responsabilità morale di quelle morti e di quelle che verranno sia tutta in capo a chi blatera di accoglienza, chi si presenta davanti alle coste africane per raccoglierli e scaricarceli senza alcun piano di gestione, di chi li illude con lo ius soli e con la banalità fumosa dei "ponti e non muri".

Noi Italiani, ma anche tutti gli stati europei, non siamo in grado accogliere i milioni di disgraziati che sono indotti a partire per raggiungere le nostre coste pensando di trovarvi casa.

Non possiamo farlo perchè il nostro territorio è sovrappopolato, perchè le nostre risorse sono limitate e non bastano neppure per noi stessi, perchè la Storia, la Cultura, la Lingua, la Tradizione sono incompatibili con altre storie, altre culture, altre lingue, altre tradizioni e comporterebbero uno scontro sociale (e non solo) dal quale usciremmo tutti più poveri.

L'arrivo di milioni di immigrati distruggerebbe quello che abbiamo costruito in secoli di sofferenze, guerre, fatiche, speranze e delusioni.

Non possiamo tradire i sacrifici dei nostri Padri, disperdendoli in sussidi verso gente che ci farebbe tornare indietro di qualche centinaio di anni, senza portare alcun valido contributo alla nostra crescita.

E allora cosa facciamo ?

Li lasciamo morire ?

Questo è il messaggio subliminale di chi, per me responsabile morale, cerca invece di lavarsene le mani incolpando gli stati europei di disinteresse.

E certo l'unione sovietica europea ha le sue colpe, gravi, ma non perchè non riesce ad attuare un concorde piano di ricollocazione, perchè anche quello sarebbe sbagliato.

Non si risolve un problema rendendolo comune a 27 stati invece che a soli tre o quattro.

Lo spazio e le risorse che mancano all'Italia, mancano anche agli stati europei.

Il problema si risolve alla radice, cioè a casa di chi oggi viene istigato a partire.

L'onu, con i suoi migliaia di dipendenti ben pagati e ben protetti nei loro uffici, dovrebbe agire in prima persona, senza scaricare, come invece sta facendo, sugli stati europei la responsabilità di soccorsi e accoglienza.

Gli impiegati dell'onu si rimbocchino le maniche e, invece di stare al caldo nei loro uffici di New York e Ginevra, vadano in Africa a gestire alla fonte il problema, collaborando con i governi locali.

Noi Italiani, Spagnoli, Greci, potremo fare la nostra parte per evitare i morti in mare, attuando un severo blocco navale che impedisca le partenze dai porti africani.

Del resto nell'anno di Salvini ministro abbiamo visto che la politica dei respingimenti funziona: meno arrivi e molte meno morti.

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