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No alla deriva

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Diciamo NO alla deriva

12 aprile 2022

No alla tassa per la guerra di Draghi

Leggo che alcune indiscrezioni vorrebbero Draghi e i suoi complici al governo, pensare ad una tassa di scopo per finanziare la guerra di Zelensky, stante l'enorme debito che Draghi stesso ha contribuito a creare chiedendo all'Unione del Male il prestito condizionato da restituire.

Si parlerebbe di un prelievo modello Amato, nottetempo, sui conti correnti, ma ricordo come, all'epoca, fu quasi una sorpresa la rapina notturna, visto che le ipotesi sul tavolo erano talmente tante che alcuni furono fregati da una voce che voleva una tassazione sui titoli di stato e, pensando di salvarsi, vendettero i loro titoli di stato, il cui controvalore contribuì ad aumentare il saldo sul conto, poi decurtato nella misura del 6 per mille.

Del resto veniamo da due anni di Conte giallorosso che, da prassi, faceva uscire "voci" per tastare la reazione pubblica, quindi, a maggior ragione, la levata di scudi contro la tassa per la guerra di Draghi deve essere totale, senza condizioni e senza aperture.

No a qualsiasi tassa, qualsiasi aumento di tasse, qualsiasi contributo provvisorio o meno, finalizzato ad incrementare il denaro a disposizione di Draghi per regalare visibilità all'attore comico di Kiev.

Soprattutto se consideriamo che la partecipazione di Draghi alla guerra ucraina, con dichiarazioni verso Putin e la Russia che offendono ogni concezione della diplomazia, non è negli interessi dell'Italia e degli Italiani che, al contrario, hanno (abbiamo) solo necessità di ricevere rifornimenti costanti, certi ed a prezzi congrui.

Mentre si dovrebbe cercare l'indipendenza energetica, militare, alimentare non mettendo il collo nel cappio di qualche altro stato straniero, a volte con un regime peggiore di quello russo, ma ricercando l'autonomia energetica, alimentare e militare, con le nostre fonti, con le nostre industrie, con le nostre trivellazioni.

Se, poi, consideriamo che, ancora da voci filtrate da palazzo Chigi, Draghi, poverino !, sembrerebbe stanco di fare il presidente del consiglio e mirerebbe alla poltrona di segretario generale della nato, allora si capirebbe che la guerra di Draghi, lungi dall'essere una guerra per "valori" che, in bocca a Draghi, divengono particolarmente opinabili, ma una guerra per Draghi, cioè per fargli conquistare non il Donbass, ma l'ambita poltrona nato.

E, francamente, pagare più tasse o una tassa, anche una tantum, di scopo per consentire a Draghi di uscire immacolato dal pozzo nero in cui si è messo con le sue scelte e le sue parole, non appartiene ai miei obiettivi, nè ora, nè mai.

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