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18 aprile 2022

Ricordando un Amico

La Fantascienza, assieme ai gialli/polizieschi e al western, è il genere che più amo in televisione e nella lettura.

Alcuni saggi sono interessanti, istruttivi, anche appassionanti, ma un buon libro/film/telefilm giallo, western o di fantascienza mi proietta in un mondo parallelo, dove spesso riesco ad immedesimarmi con un protagonista (non necessariamente quello prescelto dall'Autore) ed a sognare per qualche ora avventure siderali, delitti misteriosi o cariche di cavalleria.

Ho avuto la fortuna di venire presentato nel 1977, grazie ad un sindacalista autonomo della Cisal che conobbi durante la mia attività politica giovanile, al principale editor professionale di fantascienza in Italia, Ugo Malaguti, deceduto nel 2021 dopo alcuni anni tribolati in salute, ma senza aver mai rinunciato alla sua passione che aveva trasformato in professione.

Perchè Malaguti, a differenza della maggior parte di quanti si occupano di fantascienza, non aveva un'altra attività, aveva solo quella di scrittore e soprattutto editore di fantascienza, alla quale dedicò tutta la sua vita (il suo primo racconto pubblicato risale al 1959, quando aveva 14 anni) e le sue sostanze.

La scorsa settimana la Elara libri, la sua terza ed ultima creatura editoriale, ha ripreso le attività dopo la pausa seguita alla morte di Ugo ed ha pubblicato il suo ultimo saggio, non terminato, ma che consta comunque di duecento pagine nelle quali si raccontano aneddoti e vicende degli albori della fantascienza in Italia, con autori e saggisti che Ugo ha conosciuto nella sua lunga carriera.

Da quelle pagine, le ultime che ha scritto, traspare, immutata, la passione che lo ha mosso, con costi personali (in salute ed economici) enormi, ma anche quel carisma che lo aveva portato a riuscire a superare due fallimenti (quello della Libra, la sua prima casa editrice fondata nel 1966 e quello della Perseo, fondata nel 1984).

In quelle duecento pagine compaiono personaggi che, per lo più, non ho avuto modo di conoscere perchè antecedenti alla mia introduzione, nel 1977 appunto, nella cerchia degli appassionati che si stava formando attorno ad Ugo.

Idealmente, per me, Incontro Ravvicinati (225 pagine, 30 euro, edito da Elara libri) rappresenta il collegamento tra il periodo pionieristico della fantascienza italiana che, per ragioni di età, non ebbi modo di conoscere direttamente e il periodo adulto che mi vide spettatore interessato e spesso partecipante, grazie e tutte le iniziative assunte da Ugo che, non amando particolarmente le trasferte, aveva fatto di Bologna un centro di incontri e discussioni che finivano, immancabilmente, attorno ad una tavola imbandita.

Se per me, leggere dei fatti e degli aneddoti (alcuni dei quali conoscevo per essermi stati raccontati da Ugo e nel leggerli mi sembra di riascoltare la sua voce) è un modo per ricordare un Amico che mi ha consentito di aprire gli occhi su di una letteratura che già apprezzavo ma di cui ignoravo tante sfaccettature (a volte anche poco ... eleganti), chi non ha mai avuto modo di conoscere Ugo troverà una appassionante storia sulla nascita della fantascienza in Italia.

Potrei continuare a lungo citando e ricordando singoli episodi, discussioni, incontri, ma non ho la presunzione di poter raccontare vicende di cui, pur avendone in parte vissute, sono sempre stato comunque solo spettatore.

Mi piace solo notare, rendendo omaggio alle scelte di chi oggi ha preso il timone di Elara, che il saggio, oltre a riproporre una tempera di Allison, nome d'arte della prima moglie di Ugo, Mariella, bellissima donna, che ebbi ugualmente il piacere di conoscere a cavallo tra gli anni settanta e ottanta, rievoca le copertine delle due serie di romanzi della Libra (i Classici e gli Slan) e, come rilegatura, anche un prezioso volumetto (Le stelle del silenzio di Edmond Hamilton) del 1969 che non ricordo annotato nella bibliografia sulla Libra, di cui infatti non conoscevo l'esistenza, ma che ho rinvenuto in una bancarella di paese, durante una delle mie incursioni alla ricerca di qualche volume che mi intrigasse.

L'ultima pagina, che qui riproduco, si conclude mentre Ugo stava ancora elaborando un capitolo e mi piace pensare che si interrompa proprio nel momento in cui si passa dalla storia alla cronaca, cioè a quel periodo, ormai lunghissimo, che parte da quel giorno del 1977 in cui io, studente universitario, entrai per la prima volta nella sede della Libra di via del Rondone a Bologna e ne uscii con la mia prima copia di Nova Sf* e un abbonamento alla rivista che Ugo, già al primo incontro, era riuscito a convincermi a sottoscrivere.



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