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No alla deriva

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11 aprile 2022

La lezione francese

Non scommetterei una lira sulla vittoria della Le Pen, ma per due settimane mi piacerà sognare.

Da Italiano guardo il risultato francese e penso che se da noi ci fossero quei numeri, la Destra vincerebbe.

Vincerebbe perchè non abbiamo il doppio turno che consente al presunto comunista duro e puro, Melanchon, dopo aver tamponato le perdite a sinistra e preso per i fondelli milioni di elettori che lo hanno votato, di precipitarsi a mangiare nella greppia del padrone e dire di non votare Le Pen, quindi di votare Macron, visto che al ballottaggio se non è uno è l'altro.

Ma vincerebbe soprattutto perchè i leaders delle frazioni di Destra (Zemmour e Dupont-Aignan) hanno invitato a votare per la Le Pen, come è giusto che sia perchè anche se abbiamo differenti priorità e ci consideriamo tutti più puri del nostro vicino, al dunque è necessario che i piccoli si adeguino e portino il loro contributo per rendere ancora più forte chi, nella medesima area, può tentare di battere l'avversario ben più distante.

Ecco, in Italia abbiamo un sistema elettorale che non garantisce la governabilità, ma evita le furbizie alla Melanchon.

Purtroppo abbiamo, al contrario, una pletora di piccoli leaders (alcuni anche convincenti, altri che stanno crescendo), con i loro movimenti da zero virgola, che si ritengono così puri da non volersi piegare alla logica della coalizione.

Se aspettiamo che arrivi un deus ex machina che rappresenti perfettamente le nostre idee e le nostre priorità e in tale attesa ci ritiriamo sdegnosamente sull'Aventino, vuol dire che vogliamo far restare al potere chi c'è.

Non possiamo pretendere che il partito di riferimento corrisponda in tutto alle nostre idee e se non è così, allora lo si abbandona.

Melanchon ha criticato Macron, ha riunito la diaspora della sinistra e, offrendola a Macron dietro la foglia di fico di non votare Le Pen, andrà a mangiare nella stessa greppia di Macron.

Noi siamo meglio.

Possiamo mantenere le nostre idee, le nostre priorità, ma accettando un cammino comune con altri che hanno un diverso ordine di priorità.

Nascono mille movimenti che traggono linfa da un medesimo terreno ideale e tutti quei rivoli di energia e di partecipazione finirebbero con l'essere dispersi se, al dunque, cioè nel momento elettorale, non venissero fatti confluire sul soggetto che l'esperienza pratica ha dimostrato essere quello più forte di tutto il panorama.

Fuor di metafora, chi alle prossime elezioni presenterà la propria lista da zero virgola o si ritirerà sdegnosamente nell'astensionismo invece di votare o partecipare in coalizione con Fratelli d'Italia, consentirà ai Draghi, ai Letta, alle Boldrini di turno di continuare a governare.

Si prenda esempio da Zemmour e da Dupont.Aignan: si confluisca sul candidato (lista) più forte che possa rappresentare una più vasta area ideale.

Il discorso, fino a poco tempo fa, poteva valere per la Lega che ha però disperso il suo primato con le scelte scellerate di partecipare e restare nel governo Draghi.

E, quindi, da qui al voto potrebbe non essere più Fratelli d'Italia il punto di riferimento, ma essere di nuovo la Lega o (improbabile) un soggetto differente che sparigli il gioco come fece Forza Italia nel 1994.

So che molti fanno le punte alla Meloni perchè è entrata nell'ambito Aspen con i conservatori, perchè ha rinnegato Putin, perchè non avrebbe fatto abbastanza contro la dittatura sanitaria.

Non cito l'aumento delle spese militari perchè le condivido in toto, visto che un'Italia Indipendente e Sovrana non può prescindere da Forza Armate pronte a difendere, armi n pugno, gli Interessi Nazionali (e in questo l'Ucraina insegna).

Ma è più importante se la Meloni sdegnasse il rapporto con i conservatori inglesi o americani, o se avesse fatto inutili manifestazioni di piazza contro il green pass, o invece raggiungere una maggioranza che archivi, tanto per citare, ius soli, ddl zan, revisione degli estimi del catasto ?

Senza contare che anche sulla politica sanitaria non ci sarebbe la stessa dittatura imposta da Conte, Draghi e Speranza e in politica estera faremmo molto meno da tappetino all'Unione del Male e allo sveglione di Washington.

So che molti, sensibili a singole questioni che non sono state trattate come avrebbero voluto dalla Meloni, saranno ostili al mio ragionamento, ma la realtà è quella che ho descritto.

Apertissimo a valutare alternative, purchè siano concretamente rappresentative della realtà e non ipotesi fondate solo sulle personali speranze.

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