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No alla deriva

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04 giugno 2022

Letta, Landini e i cattocomunisti vogliono i nostri risparmi

Il debito pubblico italiano è ormai a 2800 miliardi, cresciuto a dismisura da quando a palazzo Chigi c'è quel fenomeno dell'economia che risponde al nome di Mario Draghi.

Lo stesso Draghi che sta elargendo una quantità di bonus che non consente neppure di ricordarsene la natura e il nome.

Ed è sempre Draghi che cerca di far passare come un successo il prestito cravattaro che ha fatto avere all'Italia che, unica tra i grandi paesi dell'Unione del Male, non solo incassa, come tutti, i miliardi a fondo perduto (da non restituire) che poi in realtà equivalgono a quanto nel medesimo periodo di tempo l'Italia consegna a Bruxelles, ma ha anche richiesto i miliardi da restituire e condizionati dalle pretese dei soci del nord Europa.

Gentiloni, che dovrebbe essere a Bruxelles per fare gli interessi dell'Italia e invece si limita a fare il ripetitore automatico dei diktat dei falchi antitaliani dell'Unione del Male, ha già preannunciato che si dovrà tornare a controllare la spesa pubblica, riducendone l'impatto.

Ora una spesa, pubblica o privata, si riduce solo in due modi: aumentando le entrate o diminuendo le uscite.

Poi ci sono le elucubrazioni da ragionier Fantozzi di chi rapporta il pil alla spesa per giustificare una maggior spesa pubblica con un aumentato pil, venendo subito zittito da un pil che si è fermato, quando non ricomincia a scendere.

La soluzione logica sarebbe un drastico taglio, anzi un azzeramento di tuti i bonus, rottamazioni, elargizioni, spese inutili (ad esempio per il mantenimento dei clandestini, reddito di cittadinanza, contributi ad associazioni e sindacati, patronati e caf) abbinato ad una forte riduzione delle tasse che consentirebbe ai cittadini di avere più soldi in tasca da spendere per beni e servizi di loro scelta.

La soluzione tipica dei cattocomunisti è invece quella di aumentare le tasse, che siano sulla casa, sui risparmi (che loro spregiativamente chiamano rendite come se il risparmio fosse un furto), persino sui morti, visto che vorrebbero incrementare le tasse sulle successioni (e sulle donazioni).

Tra parentesi.

Sono poi quelli della stessa razza di chi, dopo anni passati a cercare il modo migliore per tassare redditi, case e risparmi altrui, una volta decaduti, ingaggiano la battaglia della vita a difesa dei propri privilegi acquisiti in anni di frequentazione delle aule parlamentari, da Gerardo Bianco a Mario Capanna, degni avi degli odierni cattocomunisti.

Chiusa la parentesi.

La finalità è l'uguaglianza: non essendo in grado di far stare meglio chi oggi sta peggio, i cattocomunisti, da Letta a Landini, da Gentiloni a Mattarella, cercano di far stare peggio chi ancora vive bene.

E' così che oggi, sui giornali, si torna a leggere di Landini che propone una patrimoniale sui redditi più alti (senza precisare il livello dell'asticella che divide i "ricchi" dai "poveri"), mentre continua il tentativo di aumentare le tasse sulla casa anche in modo obliquo, passando per la revisione del catasto.

Della Meloni e di Salvini si potranno criticare scelte e comportamenti su singole questioni, ma non si può negare che siano l'unico argine alla completa deriva cattocomunista che assommerebbe un fisco predatorio "nel nome dell'Europa", a leggi devastanti per il tessuto sociale e morale dell'Italia "nel nome dell'inclusione".


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