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10 giugno 2022

Draghi è un fallimento anche in economia

Ho appena guardato l'andamento della borsa ed ho cambiato argomento del mio commento odierno.

Per il quarto o quinto giorno consecutivo, a parte alcuni titolini, la borsa segna rosso.

Può sempre cambiare da qui alla chiusura, in base ad eventi che possono modificare il sentimento degli investitori in corso d'opera, ma al momento siamo ancora con il segno negativo.

E lo abbiamo sui titoli più importanti del nostro listino, energetici, assicurativi, bancari.

In parallelo lo spread (quello che fu brandito per il golpe contro Berlusconi nel 2011, iniziando in estate e portandolo a compimento a novembre) è arrivato ieri a 227 punti.

La Bce ha deciso, con il primo luglio, di aumentare i tassi e di fermare l'acquisto delle emissioni degli stati, il che significa che non esiste più alcun salvagente per chi fa debito.

E Draghi, scientemente o incautamente, ha fatto tantissimo debito, più di ogni altro suo predecessore, portandoci a 2800 miliardi di debito, intorno al 150% di un pil che, se crescesse, conterrebbe tale percentuale, ma se dovesse fermarsi o scendere, come pare stia accadendo a causa della guerra che la fornitura di armi all'Ucraina prolungherà nel tempo, l'aumenterebbe a livelli fallimentari.

Draghi ha, scientemente o incautamente, indebitato gli Italiani, richiedendo, nell'ambito del pnrr, non solo i finanziamenti a "fondo perduto" (cioè la restituzione di quel che l'Italia versa all'Unione del Male, senza dover sborsare alcun importo a titolo di interesse) , ma anche i prestiti condizionati che dovremo restituire con gli interessi, che consentono all'Unione del Male di imporci delle condizioni capestro, stringendoci al collo una corda.

E adesso è giunto il momento di pagare dazio.

Ecco perchè Draghi avrebbe tanto desiderato trasferirsi al Quirinale, perchè la strada imboccata ci porta al disastro.

La strada che LUI ha imboccato, con gli applausi e l'entusiastica adesione dei media italiani asserviti alle consorterie finanziarie e affaristiche e i partiti che, pur di conservare il seggio ai propri parlamentari, hanno preferito abdicare al ruolo di rappresentanza del Popolo per diventare i valletti della finanza internazionale tramite l'appoggio al suo uomo di punta oggi in Italia.

Come se non bastasse, la follia verde ha portato Draghi ad accettare la "rivoluzione" nelle auto, con un disastro economico incombente sul nostro tessuto produttivo della componentistica.

Per non parlare della posizione estremista e guerrafondaia assunta da Draghi in relazione all'operazione militare speciale russa in Ucraina, che ci costringe a camminare sul filo della pazienza russa per evitare di passare un'estate sudando con i condizionatori spenti, in attesa di un inverno al freddo senza riscaldamento.

Il fallimento di Draghi è ormai conclamato, nella gestione politica e in quella economica.

Purtroppo il suo fallimento si riverbera non su di lui, ma su noi Italiani che dovremo pagare nei prossimi anni le sue scelte sbagliate e le scelte sbagliate di chi continua a sostenerlo con il voto parlamentare.

E intanto continuiamo a spendere per i clandestini che ci scaricano le ong e vengono accollati per alloggio, vitto, cure e istruzione a noi Italiani, mentre uno stato serio dovrebbe imporre alle ong di occuparsi e pagare i costi per ogni persona che portano in Italia, sequestrandone beni, contributi e imbarcazioni per poi rivenderli all'asta.

Domenica potremo dare una picconata al sistema Draghi, votando in massa e votando SI' ai referendum sulla giustizia.

Sarebbe poco, ma intanto sarebbe qualcosa che è alla portata di tutti, con il minimo sforzo.

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