Non è un mistero che io prediliga l'ora solare e che, a parte quelli che sono regolati dagli impulsi satellitari, i miei orologi non siano mai impostati sull'ora di stato.
Mi piace peraltro ricordare infanzia e adolescenza, quando da giugno a settembre (non da aprile ad ottobre !!!) si spostavano le lancette dell'orologio, gesto che sapeva tanto di inizio e fine vacanza.
Aveva un senso, in estate, quando la vita di tutti subiva una naturale e benefica estensione dovuta alle temperature, al rilassamento del periodo e alla maggiore disponibilità venendo meno alcuni aspetti onerosi della vita quotidiana.
Ma l'ora naturale, quella adatta a noi, è l'ora indicata dal sole, che, da sempre, prima ancora che fossero inventati gli orologi, scandiva il tempo della vita quotidiana.
Come sempre, la "scienzahhh" non è univoca, neppure sugli effetti del cambio dell'ora e della imposizione di un orario non allineato con i tempi naturali.
E l'Unione del Male ha ovviamente tante opinioni differenti, al punto da aver "deciso" che non ci dovevano essere più cambi di orario e che ogni stato avrebbe dovuto scegliere cosa fare, la qual cosa avrebbe comportato una Babele e, infatti, non ne ho più sentito parlare.
Leggo che i fautori dell'ora legale eterna si stiano trincerando nei "risparmi" che l'ora legale permanente porterebbe nei consumi di elettricità.
Di gran lunga inferiori ai risparmi che avremmo se riuscissimo realmente a bloccare l'invasione dei clandestini o con l'abolizione del reddito di cittadinanza.
Ma perchè ci sono i consumi sui quali si vorrebbe risparmiare ?
Perchè la luce naturale sempre quella è, allora perchè cambiare, adattare l'orario civile sfasandolo rispetto a quello naturale ?
Perchè le attività umane hanno subito una modifica, derivante da "bisogni" indotti, per cui non vengono più rispettati gli orari naturali del fare e del riposare.
Cosa che, tra parentesi, è anche causa riconosciuta di insonnie e di una riduzione nociva delle ore di sonno.
Allora vediamo al mattino che ci sono esercizi commerciali che aprono non alle 8, ma alle 10, alle 11, persino alle 12, prolungando l'attività fino a dopo le cinque del pomeriggio, fino anche alle venti e ancora oltre per determinate categorie merceologiche (peraltro da sempre più nottambule, di altre, come ad esempio i ristoratori).
E allora, se un esercizio apre alle 10 del mattino e chiude alle sette della sera, per forza che ha bisogno di più energia per illuminare in inverno il suo negozio, perchè perde le prime due ore di luce della giornata.
Ecco che allora, quegli stessi che berciano sul ruolo dell'Uomo nei cambiamenti climatici e vorrebbero riportarci nelle caverne nell'illusione di fermare il corso della natura, pur di non rispettare gli orari naturali, piegano l'ora civile alle loro esigenze.
Esigenze, peraltro, indotte, non certo necessarie, come abbiamo dimostrato ampiamente nel 1973 quando, a fronte della serrata degli arabi che bloccarono i rifornimenti di petrolio, si decise non solo di trascorrere qualche domenica "a piedi", ma soprattutto di rivedere gli orari di vita, per riportarli maggiormente a quelli naturali per sfruttare luce e calore naturale.
Così, ad esempio, il telegiornale principale, che era alle 20,30, fu anticipato alle 20 e le trasmissioni dovevano chiudere senza sgarrare alle 23.
Tutti a dormire e quindi in piedi con la prima luce per studiare e lavorare e tornare a casa al tramonto, lasciando ad occasioni particolari e tanto più piacevoli quanto più rare, un prolungamento della giornata fino alle ore "piccole".
La pretesa di imporre un'ora di stato per risparmiare è quindi la classica invenzione per poter continuare in un comportamento sbagliato, che non rispetta i tempi di vita dettati dalla Natura.
Come viene sistematicamente smascherata l'ipocrisia dei cambiamenti climatici per cause antropiche, è opportuno anche smascherare l'ipocrisia dei presunti risparmi che deriverebbero dalla imposizione di un'ora legale estesa per tutto l'anno.
Ribelliamoci all'inquadramento e alla massificazione che ci vuole gregge e non Individui liberamente pensanti.
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