La saggezza popolare, ancora una volta, si dimostra anticipatrice di quello che accade nel mondo.
Dopo la scoperta di attività illecite da parte di alcuni che dovrebbero essere preposti alla nostra sicurezza, dopo il caso del bancario pugliese, ecco una mostruosa (leggo di ben 57 indagati !) organizzazione dedita a saccheggiare le banche dati informatiche.
Naturalmente per acquisire vantaggi, prevalentemente economici, vendendo e trafficando con le informazioni carpite.
E' un gigantesco sistema di guardonismo dal buco della serratura, favorito dalla vulnerabilità dei sistemi informatici che un nerd brufoloso può, smanettando, violare impunemente.
E non si tratta di buchi nella sicurezza italiana, perchè ogni tanto esce la notizia di qualche ragazzino che riesce ad entrare nei server della Nasa o persino del Pentagono.
In questa situazione mi sembra assurdo che anche il Governo Meloni, che dovrebbe essere particolarmente sensibile ai diritti individuali, comunque lo è molto di più dei governi cattocomunisti, lanci il portafoglio virtuale dei propri documenti.
Carta di identità, patente, tesserino sanitario, codice fiscale, praticamente la nostra identità messa a disposizione di chiunque abbia un addestramento informatico tale da poter entrare nelle banche dati.
Senza escludere dipendenti infedeli che hanno la facoltà di consultare tali banche dati.
Perchè è indubbio che inserire, per la dubbia "comodità" di aver tutto nel telefono cellulare, tali documenti in una banca dati informatica, la rende vulnerabile ai guardoni del web.
E, almeno, uno dei primi provvedimenti assunti dal Governo Meloni a fine 2022, fu quello di innalzare l'uso del contante a cinquemila euro, cifra adeguata ad effettuare gran parte delle spese, senza dover utilizzare facilmente violabili carte di pagamento.
La difesa della nostra identità personale e dei nostri beni, comincia dalla possibilità di evitare di mettere a disposizione del prossimo i nostri dati sensibili.
E' del tutto inutile che, ad ogni apertura di sito o ad ogni acquisto, ci facciano firmare (sbuffando e sclerando se uno si mettesse a leggere tutto quello che c'è scritto) pagine di informative per la nostra privacy.
Se uno vuole violare la nostra identità avendo le conoscenze per operare in via informatica, può farlo così come se uno vuole entrarci in casa a rubare.
Gli strumenti di difesa servono a rendere meno facili tali attività fino al punto da dissuadere chi non vi vedesse un adeguato ritorno, ma i primi a dover difendere la nostra privacy siamo noi.
Evitando di mettere allegramente a disposizione i nostri dati in banche pubbliche pensando di vivere nel mondo di Star Trek.
1 commento:
Abbiamo capito da un pezzo che la digitalizzazione, lungi dall'essere una "semplificazione" così come ci viene venduta è una forma di controllo dei cittadini, una cessione di sovranità degli stati trasformati così in "piattaforme". Nel migliore delle ipotesi i cittadini vengono trasformati in utenti. Nella peggiore, in prigionieri della rete in modo anche più intrusivo del già pessimo green pass, dovendo rendere conto di tutte le loro transazioni, visite specialistiche, vaccini, viaggi e altro ancora. Ce ne dà conto la brava Martina Pastorelli, già ottima firma di La Verità:
https://www.youtube.com/watch?v=eMuYt51JHPM
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