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29 ottobre 2021

Impossibile credere a Draghi

Draghi ha una sola qualità: è riuscito ad accreditarsi come un luminare di tutto lo scibile umano.

E c'è persino chi gli crede.

Come è accaduto con Monti, Dini, Ciampi e altri in ruoli minori, però, alla prova dei fatti si dimostra inadatto, facendo anche rimpiangere la ruspante e involontaria comicità delle conferenze stampa di Conte.

Da quando Draghi ha cominciato a parlare nelle conferenze stampa, infatti, riesce sempre ad inserire frottole dalla gambe lunghe quanto quelle di Brunetta (che non a caso è un suo fidato ministro).

Dai vaccinati che per lui sarebbero immuni, agli untori non vaccinati che "prendono il virus, si ammalano e muoiono o fanno morire", all'Erdogan dittatore (Erdogan eletto dal Popolo mentre Draghi, al di là di ogni paravento formale, è stato imposto dall'Unione del Male) fino alle ultime esternazioni in materia di tasse e pensioni.

Non imputo a Draghi di essere andato in pensione, come scrivono i giornali, con "quota 99", 59 anni di età e 40 di contributi e 14mila euro di pensione al mese, non è colpa sua se si è trovato a beneficiare di un sistema che lo ha favorito.

Imputo a Draghi di eseguire pedissequamente la volontà dell'Unione del Male che impose, a suo tempo, la riforma Fornero e che ha mal visto l'afflato di indipendenza dell'Italia con "quota cento", provvedendo da subito a richiederne la rimozione.

Quota cento doveva servire per traghettare il sistema pensionistico verso età e anzianità decorose, nel rispetto dei tempi di vita dei cittadini e della stabilità dei bilanci.

Lo si sarebbe ottenuto considerando che, contrariamente alle affermazioni di Draghi di ieri, il sistema non "ritorna al contributivo" con i suoi provvedimenti, perchè sin dal 1996 è orientato al contributivo e, ormai, i retributivi e i misti sono minoranza, quindi il sistema pensionistico è solido economicamente, purchè non vengano caricati su di esso fardelli che nulla hanno a che vedere con le pensioni, dalla cassa integrazione, all'assistenzialismo covid, alla erogazione del reddito di cittadinanza.

Con il contributivo ormai generalizzato, le pensioni percepite, corrispondono ai contributi versati e il sistema è quindi in equilibrio, anche se Draghi, forse credendoci tutti cattocomunisti con l'anello al naso, cerca di far credere che abolire la quota cento sia "un ritorno al contributivo".

Draghi è stato sbugiardato immediatamente anche dal suo stesso ministro in merito all'altro capitolo rilevante, cioè la riduzione delle tasse.

Draghi ha parlato di riduzione di 12 miliardi, ma Franco ha poi precisato che di quei dodici miliardi, 2 sono il trascinamento di precedenti riduzioni annunciate e mai realizzate da Conte e 4 derivano dal rinvio delle cosiddette sugar e plastic tax, tasse, cioè mai applicate, che nessuno ha mai pagato e che quindi a nessuno verranno "ridotte", essendo, tra l'altro, il pizzo pagato alle istanze dei gretini (ai quali peraltro non bastano e pretendono sempre di più).

Il risultato è che l'effettivo "taglio" delle tasse ammonterebbe ad appena 6 miliardi, la metà di quanto dichiarato da Draghi, che non si sa neppure su quali voci applicare.

Di certo si sa che sono meno dei 9 miliardi che verranno sperperati per il reddito di cittadinanza.

Intanto la revisione del catasto è pronta e basta solo l'ordine dell'Unione del Male per il tentativo di espropriare le case agli Italiani. 

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