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05 ottobre 2021

La manipolazione cattocomunista nell'analisi del voto

Il primo turno di, parziali, elezioni amministrative, regionali e suppletive, ha fornito il pretesto ai giornalisti di regime (stampa e televisioni) di continuare nella loro infame propaganda cattocomunista.

Purtroppo, analizzando correttamente il voto e gli errori del Centro Destra, anche i commentatori di Centro Destra sembrano colpiti dalla sindrome di Stoccolma e vanno dietro agli ululati di vittoria dei cattocomunisti.

Posto che l'analisi andrà formulata su tutto il quadro politico e che persino un cattocomunista comprende che se nel ballottaggio del 17 ottobre Roma o Torino vedessero la vittoria del candidato di Centro Destra tutto si ribalterebbe, credo che si debba distinguere il momento della stima del voto generale, con una feroce critica al proprio schieramento.

In linea generale fa male il Centro Destra a parlare di sconfitta, perchè si perde ciò che si possiede, non ciò che non si ha.

Bologna, Milano e Napoli erano cattocomuniste e rimangono cattocomuniste.

Il Centro Destra non ha perso nulla e i bella ciao non hanno guadagnato nulla.

Analogamente per i due collegi della camera per le elezioni suppletive: erano croce e martello uno e ortottero l'altro, adesso sono entrambi sempre da quella parte anche se i grillini sono in via di estinzione (anzi, mi meraviglio che ce ne siano ancora di Italiani che li votano, forse non hanno ben compreso i danni che hanno prodotto e l'inconsistenza politica ed operativa di tale movimento).

La Calabria, forse il voto più importante perchè, a differenza dei comuni anche grandi, manda i delegati all'elezione del presidente della repubblica, era di Centro Destra e resta al Centro Destra.

Ancora una volta Centro Destra e cattocomunisti hanno conservato le posizioni iniziali.

La differenza, tra i sei capoluoghi di regione, possono farla Roma, Torino e Trieste che andranno al ballottaggio.

Se Trieste dovesse passare ai cattocomunisti, allora sì che il Centro Destra avrebbe perso una città importante, ma se Roma o Torino dovessero venire al Centro Destra sarebbero i comunisti a dover riconoscere di aver perso una città importante.

Più probabile che tutto resti come prima.

Una seconda valutazione è l'astensionismo che si avvicina al 50% degli elettori.

Nessuno può mettere il cappello su tale enorme numero di renitenti al voto che esprimono un disagio ed una sfiducia nei confronti del sistema politico e istituzionale che dovrebbe far riflettere tutti.

Quel 50% di elettori non votanti ci dice: i partiti sono tutti uguali, pertanto noi pensiamo ai fatti nostri e chissenefrega del "bene comune".

Una terza valutazione è doverosa sul clima in cui si svolgono le elezioni, tutte.

Ormai è acclarato che le consorterie di potere affaristico e finanziario entrano a piedi uniti nelle campagne elettorali dei vari stati per ottenere esiti conformi ai loro interessi, che non sono gli interessi dei Popoli e delle Nazioni europee.

Queste piccole elezioni italiane non fanno eccezione.

Non credo si sia mai verificato uno schieramento così compatto, prono alle consorterie internazionali, fatto di giornalisti (stampa e televisione), vaticano e curie, coop, sindacati, industriali alla ricerca di una rottamazione, di un sussidio o anche delle briciole di un appalto, dipendenti pubblici con il posto assicurato e sfaccendati con il reddito (di cittadinanza) assicurato dalle tasse di chi produce.

Hanno utilizzato tutti i mezzi a loro disposizione per un bombardamento mediatico a favore dello schieramento cattocomunista, confidando anche nel disfacimento ideale, prima ancora che elettorale, dei cinque stelle di Grillo.

Ciononostante sono riusciti solo a creare disaffezione alle urne, confermando la propria guida nelle città che già amministravano.

Questo è un merito degli elettori di Centro Destra che non si sono fatti irretire e, a differenza di quelli di sinistra, dimostrano di ragionare con la propria testa e non con gli editoriali della stampa di regime.

Nonostante il Centro Destra si sia presentato al voto commettendo parecchi errori, che tratterò in un prossimo commento, a cominciare dall'essersi diviso sul governo Draghi.

Dovevano restarne fuori, tutti.

Ma non è mai troppo tardi per rimediare.


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